Montefiascone STORIA
Giancarlo Breccola da La Loggetta del 2005 n° 55
Cartolina degli anni '50 (Archivio Mauro Galeotti)
L’origine del nome di molti paesi e città si perde, per dirlo poeticamente, nella notte dei tempi e spesso i tentativi di risalire alla genesi dei vari toponimi sembrano destinati a rimanere insoddisfatti.
Anche nel caso di Montefiascone nonostante le molte ipotesi dovute all’inesauribile fantasia degli storici e degli etimologisti - il segreto dell’origine appare ancora inviolato. Fra tutte le teorie riprendo solo quella di Flavio Biondo, che è la più antica e pregiudizievole, e alcune delle più recenti.
Flavio Biondo, verso la metà del XV secolo, per primo ipotizzò, nella sua Italia Illustrata, che il toponimo “montefiascone”, corrupte dictus Flasconus, fosse derivato dall’antico mons faliscorum.
La gratuita congettura, che soddisfaceva il mai sopito desiderio di origini magniloquenti, fu subito adottata da prestigiosi storici e geografi tra cui Leandro Alberti, Giacomo Gherardi, Giovanni Tarcagnota, Leonardo Bruni, Louis Moreri, Heinrich Pflaumern, fino al nostro Francesco Maria Pieri.
Da quel momento gli abitanti di Montefiascone furono arbitrariamente detti falisci, appellativo che tuttora persiste e che genera confusione con i legittimi falisci, gli omonimi abitanti di Civita Castellana. Per Mario Lozzi il termine flascon potrebbe essere il risultato della contrazione di due parole etrusche: val (radicale della parola fuoco) e aska (vaso); valaska, poi falasca, per assonanza di velare, diventa col tempo e l’uso, flasca, flascon; monsfalasca sarebbe oggi Montefiascone e significherebbe “Monte del vaso di fuoco”, significato che potrebbe essere connesso con l’attività vulcanica del luogo.
Marcello Mari ipotizza che Montefiascone potrebbe essere quel trossolo nominato da Plinio nella sua Naturalis Historia -Equitum [...] sunt appellati [...] postea trossuli, curri oppidum in Tuscis cifra Volsinios p. VIIII milia sine ullo peditum adiumento cepissent - che fu conquistato dal console Flacco e quindi nominato mons flacco e poi flasco.
Luigi Cecconi suppone che mons flasconis derivi, per contrazione, da falasco, termine che in italiano indica le erbe palustri. La città poteva quindi far derivare il nome dalle caratteristiche piante che crescevano sulle rive paludose del sottostante lago. Per Angelo Di Mario, Montefiascone faceva parte delle zone arcaiche, sicuramente località tutte velsinie, ove giunsero i profughi troiani costituiti da Tirseni (tirreni), che derivavano il loro nome dal dio Tarhui, e da Velsini (figli di vel/sole), appartenenti già ai fel-e-s-ni arcaici. Il toponimo Monte+fl-a-s-co-ne/fel-a-s-ko-ne è quindi riconducubile alla radice fel/vel (sole), come vel-z-na/vel-s-na (città solare) con la variante fels-ka (ss>sn>sk).
Il toponimo montis flasconis come compare nell’epigrafe datata 1032
Nessuna di queste ipotesi è supportata da documenti o testimonianze archeologiche e quindi, volendosi limitare ai dati certi, possiamo soltanto dedurre che l’attuale nome di Montefiascone derivato dal toponimo Mons Flasconis utilizzato in tutti i più antichi documenti conosciuti - interpretato alla lettera, e quasi a certificazione del-l’antico legame del paese con la “sacra” bevanda, significa monte del contenitore di vino.
La prima citazione di montem Flasconis compare, comunque, verso l’850 in un privilegio di papa Leone IV ove, oltre ad alcune notizie sul borgo di S. Flaviano, si trova specificato, vallem episcopii, montem Flasconis.
La seconda, nella forma montis flasconis, nell’epigrafe datata 1032 che testimonia la costruzione della nuova chiesa di San Flaviano. Il termine flasco, già usato nel V sec. da Ennodio per indicare alcuni recipienti per il vino, certamente non strutturati come gli attuali fiaschi, si ritrova in Gregorio di Tours nel VI secolo ed in Gregorio Magno nel VII secolo.
Da alcune definizioni presenti nel glossario del Sella è possibile, inoltre, arguire la varietà delle forme e dei materiali che potevano caratterizzare questo contenitore e accertare l’equivalenza tra i termini flascones e botas (botte): ...tres flascones seu botas argenti deauratas; flascones de peltro; flasconem de argento...
Nel XIII secolo, fra’ Salimbene, con più precisione, specifica come il flasco sia un vasculum, quod illi de Tuscia flasconem dicunt, Lombardi vero botacium, lasciando intendere che proprio nel nostro territorio la nuova parola di origine gotica, flasko, aveva iniziato la sua affermazione sui più antichi cupa e dolium ad indicare il contenitore da vino o il barilotto.
L’origine del fiasco come lo conosciamo oggi, flasconibus de vitro cohopertis de palea, sembra essere fiorentina e più tarda. Le prime indicazioni sulla sua fabbricazione risalgono, infatti, alle matricole dell’Ordine dei Medici, Speziali e Merciai di Firenze del 1328, periodo in cui Domenico Cavalca scriveva ancora di un fiasco di legno pieno di vino.