Viterbo
DIALOGO VIRTUALE


Finalmente oggi il tempo è buono; c’è anche il sole che all’inizio aveva timore di affacciarsi tra le nuvole, ma poi ha preso coraggio e si è mostrato nel suo splendore. Il calore è però ancora debole.

Di primo mattino sono uscito in giardino a riparare i danni della pioggia e del vento dei giorni scorsi: qualche ramo spezzato, pensée scompaginate, cocci di un  vaso caduto e rotto…. Lavoretti che sono stati un pretesto per muovermi un po’ e stare all’aria aperta.

 

Più tardi ho portato il mio vecchio cane a fare un giretto ed è stato un piacere vederlo vivace e felice dopo due giorni piovosi, che ha passato a dormire nella sua casetta sotto la mimosa.

Ecco! Ora sono appena rientrato e mi sono messo a scrivere. Mi sento in pace e mi propongo, almeno per oggi, di non ironizzare sulla politica deludente e di non fare la critica dei nostri attuali cattivi costumi. Ho cominciato a buttar giù alla buona una pagina di dario…

Il programma di videoscrittura residente nel mio computer, quello che utilizzo in questo momento,  mi sottolinea subito in rosso gli errori di battuta che offendono l’ortografia. Ora mi segnala che “dario” è un errore. E’ vero, volevo scrivere “diario”.

Questo programma di correzione automatica è utilissimo, ma mi fa un po’ impressione. Mi sembra che ci sia qualcuno, una persona virtuale, che mi controlla, mi consiglia e forse mi giudica.

Un qualcuno che legge con attenzione tutto quello che scrivo e che magari conserva in qualche “file” nascosto anche ciò che scrivo e cancello subito, perché mi vergogno di averlo pensato e scritto. Sembra così anche a voi che mi state leggendo? O sono io che ho troppa immaginazione?

Una volta ne ho parlato col cugino Angelo, il quale si è messo a ridere e ha esclamato: “Lo sae come se dice a Veterbo? Se dice: ‘Nvecchianno, ‘mpazzenno! Me sa che tu cominci a ‘nvecchià”.

Però quest’idea di una persona virtuale che mi aiuta a scrivere bene, almeno ortograficamente, stuzzica la mia fantasia. E allora smetto di scrivere il “dario”, pardon, il “diario” e mi immagino una conversazione surreale che avviene tutta per iscritto, come nelle ‘chat’  che vanno tanto di moda.

*     *     *

-Ciao, correttore ortografico. Ti ringrazio per avermi corretto il “dario”.

-Prego, Aggì. Ma, per favore, scrivi Correttore Ortografico con le iniziali maiuscole. E’ il mio nome!

-Scusami Correttore. Ma, dimmi, tu conosci proprio tutte le parole?

-Certo. Sono un dizionario interattivo. Non conosco però il dialetto, che tu usi qualche volta e io te lo sottolineo come errore. Mi dispiace, ma sono programmato così. Conosco e classifico tutto: nomi, pronomi, aggettivi, articoli, preposizioni, verbi e avverbi.

- Dunque, tu non solo controlli? ma classifichi pure? Ti posso mettere alla prova?

-Prego. Chiedimi.

-Come classificheresti queste parole: sincerità, onestà, coerenza?

- Ti aspetti che io scriva che si tratta di nomi astratti? Ebbene, si, sono nomi astratti. Ma ti preciso anche che sono parole fuori moda, usate sempre meno, e quelle poche volte che si usano servono di solito a  mascherare il loro esatto contrario.

Quando uno ti dice: “In assoluta sincerità posso dire…” significa che sta per dirti una bugia. Quando uno dice: “Questo prezzo è molto onesto” vuol dire che ti sta fregando. Quando uno ti dice: “Io sono coerente…” significa che la sua coerenza è volubilità, cioè che è “coerente”  nel senso che “cambia sempre” opinione, come gli fa comodo.

-Ah! Sei pure psicologo …  Classificami queste altre parole: politici italiani.

-Non posso risponderti.

-Perché non puoi? Non conosci le parole: politici italiani?

-Certo che le conosco. Ma io sono un “correttore”, quindi sono “corretto” e non posso scrivere le parolacce che la mia memoria ha associato a “politici italiani”. Ma tu non ti eri proposto di evitare, almeno oggi, la politica? Lo hai scritto sopra e io l’ho controllato.

-E’ vero, hai ragione. Basta così. Grazie per la collaborazione. Ciao.

- Alla prossima scrittura. Ciao.

Aggì