Luigi Torquati

Viterbo RIFLESSIONI REGIONI PROVINCE

Caro Direttore, presumo che il lungo tempo che ho lasciato passare abbia fatto dimenticare ai tuoi lettori le puntate precedenti su questi benedetti risparmi che si potrebbero fare, ma sono impossibili per l’assenza di una vera volontà politica e soprattutto di una totale assenza di onestà.

Ho parlato del Senato, della Camera, delle spese in genere della stessa Camera dei deputati; adesso parlerò di Regioni e Province.

 

Innanzi tutto una premessa: non condivido l’abolizione o un eventuale accorpamento delle Province. Quelle che si devono abolire sono le Regioni. Vedi, caro Direttore, le Regioni oltre ad essere un magna-magna (in questi giorni stiamo assistendo ad inchieste che vedono indagate 17 Regioni su 20), non possono essere eque nel dare alle varie province e comuni quanto in realtà spetterebbe; il capoluogo della Regione fagocita molte risorse economiche, specialmente se si tratta di Roma e anche la sproporzione dei seggi incide sulle decisioni regionali.

Lo Stato, a mio giudizio, invece di dare soldi alla Regione, dovrebbe garantire alle varie province un importo, partendo da una percentuale comune, basato su due fattori importanti: il numero degli abitanti e l’estensione del territorio. Sarà poi cura delle province stesse applicare quella “addizionale”, oggi regionale, che varierà, pur fissando un tetto massimo, a seconda dei bisogni della singola provincia.

E’ la provincia che conosce i bisogni reali dei suoi comuni, lo stato delle strade, dei boschi, delle acque, ecc. ecc., la Regione non offre garanzie su questo e l’abbiamo vissuto fin dalla loro nascita; si va avanti a seconda del colore politico che in quel momento comanda con elargizioni di comodo e basta (vedi Zingaretti e caffeina).

Le competenze che oggi hanno le Regioni, sempre per come la vedo io, devono essere date alle Province tranne quelle inerenti alla Sanità per le quali la Provincia dovrebbe svolgere solo funzioni di controllo. La Sanità deve tornare allo Stato partendo dal presupposto che tutti i cittadini italiani, in fatto di salute, devono avere le stesse garanzie, devono pagare lo stesso ticket, devono poter usufruire dei medesimi servizi.

Quindi, abolizione delle Province no, ma anche un eventuale accorpamento non va assolutamente bene. Quando si è iniziato il discorso Province, veniva ventilata la soluzione di un accorpamento Viterbo-Rieti;  che cosa abbiamo in comune? Da che deriverebbe questa scelta? Dando uno sguardo ai rispettivi territori, uno collinare, l’altro montuoso con fiumi e laghi in abbondanza, possiamo notare che esistono difficoltà diverse per entrambe: a Rieti devono pensare ancora ai problemi derivanti dalla troppa acqua, però buona, mentre a Viterbo, a quelli derivanti dall’arsenico e altro; Rieti ha una industria crescente per moduli fotovoltaici, noi no, proprio non abbiamo industrie almeno oggi; loro pur non avendo contributi pubblici, effettuano la corsa automobilista al Terminillo autofinanziandosi con una lotteria, noi aboliamo la corsa perché nessuno ha elargito contributi (vero Zucchi?).

Quello che invece ci accomuna è il problema delle infrastrutture e specialmente quello dei trasporti. Loro devono risolvere il problema della Salaria, noi quello della Cassia; Loro stanno combattendo per il collegamento con Terni, noi con Civitavecchia; vi immaginate le botte per ottenere finanziamenti da una Regione Lazio sprecona?  Infine i collegamenti: Ferrovia, Viterbo-Orte, cambio, Orte-Terni, cambio, Terni-Rieti, in tutto ore 2,20 – Bus, non esistono – In auto, Viterbo-Terni-Rieti 100 Km. ore 1,15.

E veniamo a vedere cosa, suppergiù, si risparmierebbe con l’abolizione delle Regioni. Non posso fare un calcolo preciso considerato che non sono in possesso di dati certi, ma intanto vediamo nel 2012 quanto hanno percepito i 20 Presidenti regionali: dalle cifre apparse su internet, esattamente 2.568.072,00 euro, ovvero una media di 128.404 euro netti al mese. Certo non in maniera equa per tutti: il presidente dell’Umbria ha percepito solo 7.104,00 euro, altrettanti (7.106,00) quello della Toscana; in compenso quello della Sardegna si è beccato 14.664,00 euro, quello della Puglia 14.595,00, quello della Sicilia 14.329,00.

Poi ci sono i costi dei Consiglieri: (nel 2012 erano 1061 più 243 tra Presidenti e Assessori. In questa legislatura sono diminuiti, appena 885), gli Assessori, le Commissioni varie, i vitalizi, i rimborsi vari. Sempre su internet sul sito de “La voce” troviamo delle tabelle che, riassumendo, ci dicono che i Consigli regionali costano circa 1 miliardo di euro all’anno, quasi come la Camera dei Deputati. Sempre da quelle tabelle si possono vedere anche le differenze di spesa tra Regione e Regione e il costo per abitante inclusi anziani e bambini.

Ogni consigliere regionale, troviamo scritto su “Il Sole 24 Ore”, pesa sul bilancio pubblico “come un manager di altissimo lignaggio: 743mila euro all'anno, calcolando solo le spese più "politiche" e senza considerare le ricadute legate al personale amministrativo di supporto” Sullo stesso articolo del Sole 24 Ore, si afferma che “il problema non è solo di numeri. In molti casi, infatti, bisogna vedere se i consiglieri "semplici", privi di galloni (e quindi di indennità aggiuntive), esistono davvero. Tra presidenti e vicepresidenti di commissione, capigruppo, segretari, questori e consiglieri-assessori, i posti a stipendio maggiorato distribuiti dai vari consigli della vecchia legislatura erano il 78% dei seggi totali. Con il record della Regione Lazio che tra gruppi, commissioni e comitati, sempre nella vecchia legislatura, su 71 consiglieri arrivava a prevedere fino a 110 posti in grado di spingere la busta paga sopra ai livelli di base”.

Cose interessanti e schifose, ma superflue per il mio ragionamento. Mi interessa soltanto affermare che, abolendo le Regioni, potremmo risparmiare più di un miliardo all’anno perché a quello che dice “La voce”, ci sono da aggiungere i vari appannaggi che cita Il Sole 24 Ore e tutti i contributi erogati a carico dello Stato per le pensioni dei cosiddetti onorevoli (ma siano più modesti e meno ridicoli).

A questo punto, caro Direttore, tu e quei pochi coraggiosi che mi leggono vi domanderete: “Ma se aboliamo le Regioni e passiamo le competenze alle province, ci saranno gli “onorevoli” provinciali con gli stessi stipendi?” No carissimi, io non prevedo una cosa simile, prevedo un’Italia seria ed onesta. Prevedo candidati che vogliono servire il paese e non le proprie tasche, vogliosi di cambiare veramente la situazione che si è creata oggi, ed essere all’altezza e possibilmente meglio del resto dell’Europa e del mondo.

Partendo dal numero delle province italiane a statuto ordinario, ovvero 110 e  applicando la legge del 2011 che prevede i consiglieri provinciali in base ai residenti, avremmo  2650 consiglieri di cui, sempre in base alla legge, 638 sono Assessori. Dando ai Presidenti 5.000,00 euro netti di stipendio, agli Assessori 4.000,00 euro, ad ogni consigliere 2,500,00 euro e prevedendo per tutti un rimborso spese fisse di 300,00 euro, la spesa totale delle province sarebbe di 103.824.000,00 euro all’anno.

Chiaramente non ci dovranno essere altre prebende, né vitalizi, né casse mutue speciali; per quanto riguarda i contributi pensionistici, dovranno essere versati, come già ho scritto per la Camera dei Deputati nella terza puntata, sulla posizione individuale  dell’eletto, già in essere in precedenza per altro lavoro (lavoro, che dovrà essere riservato e tutelato per tutto il mandato).  <se poi, ad essere eletto fosse qualche giovane (magari) alla prima esperienza si aprirà una nuova posizione all’INPS come per tutti i normali dipendenti.

Forse, considerate le nuove competenze, si potrebbe anche tornare al numero di consiglieri precedenti.

In conclusione, vediamo quanto si risparmierebbe con tale modifica. Non è facile stabilire il costo odierno delle Province italiana, ma da una stima fatta da “La Voce” dovrebbe essere all’incirca 50.000.000,00 di euro. Con un miliardo risparmiato con le Regioni, più 50 milioni del vecchio costo provinciale, meno 104 milioni del nuovo costo delle province, si avrebbe un risparmio di 946 milioni di euro. Non mi sembra poco, qualche cosa di buono ci si potrebbe fare, specialmente se ci aggiungiamo gli altri risparmi “impossibili” citati in precedenza.

Caro Direttore, ci sarà mai qualcuno che prenderà per buona la mia utopia? La mia età e la mia esperienza mi dicono che tutto rimarrà nel mondo dei sogni, ma io imperterrito insisto e ti preannuncio un’ultima puntata.

Luigi Torquati

Dissertazione su risparmi improbabili n. 3
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