Roma CRONACA Sta di fatto che l'’insofferenza c'’è, è palpabile e di difficile superamento

Acquapendente, Grand'Hotel Roma nel 1920 (Archivio Mauro Galeotti)

Da molti anni a questa parte, le assemblee di Federalberghi sono una monotona occasione per lamentazioni e recriminazioni contro tutti, governo in testa, che fa poco o nulla per risollevare le sorti turistiche di un'’Italia sempre più in zona recessione.

Non è sfuggita a questa logica di consolidato pessimismo il recente incontro a Como, in cui si sono commentati ad alta voce i dati poco rassicuranti del bimestre marzo-aprile con i turisti italiani a meno  -3,4% e gli stranieri ad uno striminzito + 0,4 (in pauroso calo anche il numero degli occupati, oltre duecentomila).

Non conosciamo la fonte di questi dati diffusi da Federalberghi né la loro attendibilità, ma sta di fatto che l'’insofferenza c'’è, è palpabile e di difficile superamento anche se va detto che molti albergatori non fanno molto per fidelizzare i propri clienti, adeguare l’accoglienza alle esigenze di nuove domande, tenere in ordine le cose e rendere competitivi i prezzi.

Le rivendicazioni di Federalberghi si sono più che altro concentrate sulle tasse che hanno superato i limiti di sicurezza.

Sul fronte istituzionale v’è la  questione dell’Enit  che (sempre a parere di Federalberghi) farebbe bene a unire le forze con l’'Ice.

Poco credibili, a parere nostro, le assicurazioni del presidente Babbi di consolidare il coordinamento con le regioni, le vere detentrici dei soldi e del potere locale.

Critiche anche all’'imposta di soggiorno (al modo con cui viene applicata), alla libertà del mercato online che danneggia gli albergatori professionali e all’'abusivismo (Unionturismo news).

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