Viterbo CRONACA Non voglio minimamente supporre che Mauro Mazzola abbia fatto le affermazioni attribuitegli in piena coscienza e volontà
di Claudio Santella


Matteo Salvini, deputato europeo

Ho aspettato prima di esprimere un giudizio sulle affermazioni, riportate da un quotidiano locale, del presidente dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo, Mauro Mazzola, sul  segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, parlamentare italiano e parlamentare europeo.

Ho aspettato perché mi attendevo un intervento a chiarimento da parte del presidente Mazzola, ma l’interevento, che pure doveva essere pronto, secco, immediato, non c’è stato.

Non voglio minimamente supporre che Mauro Mazzola abbia fatto le affermazioni attribuitegli in piena coscienza e volontà: non ce lo vedo un Mauro Mazzola, presente a se stesso, fare certe affermazioni; ma allora il chiarimento è ancor più necessario, perché altrimenti si possono supporre due cose: o che il presidente Mazzola si trova in uno stato di incapacità naturale dovuto ad inebriamento da potere, potere che, come dice un proverbio, è come il vino, se uno non c’è abituato con mezzo bicchiere si ubriaca, oppure che il presidente Mazzola si trova in uno stato di incapacità giuridica che lo rende inidoneo definitivamente al ruolo. In entrambi i casi il presidente Mazzola va allontanato.

Altri politici di ben altro livello sono stati allontanati dalla cariche che ricoprivano per molto meno, alcuni senza neppure un supporto giuridico.

Non mi interessa conoscere il colore politico del presidente Mazzola, nè credo che il partito a cui appartiene vorrà giustificarlo o sostenerlo nelle sue affermazioni; queste sono troppo gravi per potere essere accettate, né il presidente Mazzola può ricorrere per sua giustificazione all’ignoranza inevitabile.

Certe affermazioni, purtroppo, sono alcune delle tante conseguenze dovute alla mancanza di un consenso popolare, perché il consenso popolare, non tanto in sé quanto nella ricerca del consenso stesso, matura. Sì, Mazzola un certo passato politico ce l’ha, ma tamquam non esset: un passato che sembra non avergli dato esperienza, prudenza, tatto, buon senso.

Non si può, infatti, teorizzare sia a livello costituzionale che a livello inferiore la libertà dell’individuo e la tutela dei suoi diritti fondamentali e nel contempo consentire delle affermazioni da regime assoluto di puro stampo fascista o comunista che dir si voglia.

A quale titolo, poi, il presidente Mazzola si permetta di dire  “Matteo Salvini a palazzo Gentili non ce lo voglio” non è dato sapere né è facile da individuare e nemmeno da supporre. Forse che palazzo Gentili è suo? Non ricorda Mazzola come c’è entrato a palazzo Gentili quale presidente? Non certo per un suffragio popolare, ma attraverso un espediente che di democratico ha ben poco, per non dire nulla.

Se Matteo Salvini si presenta a palazzo Gentili, in questa o in un’altra occasione, il presidente Mazzola che fa? Lo caccia? E a quale titolo? Il presidente Mazzola ha dimenticato che chi ricopre cariche istituzionali ha onori, oneri e responsabilità che prescindono da sentimentalismi, giusti o sbagliati che siano.

Ma come? Ci diamo tanto da fare per esportare questa nostra eccellente manifestazione e poi proprio in occasione della stessa ci mettiamo a rifiutare gli ospiti che vengono ad onorarla? E neppure degli ospiti qualsiasi, ma deputati al parlamento, sia italiano che europeo. E come volete che questi ospiti ci ricorderanno al ritorno nelle loro case e nelle loro sedi istituzionali? Non credo che porteranno con loro ricordi piacevoli.

Non posso non ricordare il presidente Pertini quando, presidente della Camera dei deputati, ammonì aspramente un parlamentare, che voleva zittire un suo collega non condividendo quanto diceva, dicendo che aveva combattuto perché ognuno fosse libero di esprimere il proprio pensiero e che mai avrebbe tollerato, lui presidente della Camera, che qualcuno non potesse farlo.

Insieme al presidente Pertini ricordo anche un altro presidente, questa volta della Corte costituzionale nonché giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, Gustavo Zegrebelsky, il quale ebbe a dire che deve essere ascoltato con attenzione chi non la pensa come noi o chi dice cose che non condividiamo, perché da ciò che non ci è proprio possiamo sempre apprendere qualcosa, e che non bisogna mai guardare il nostro avverso interlocutore con acredine, ma ringraziarlo per quello che ci illustra.

Matteo Salvini potrà essere simpatico o antipatico, tutto quello che volete, ma, allo stato, il presidente dell’Amministrazione provinciale non può permettersi certe affermazioni, né nei riguardi di Salvini né nei riguardi di nessun altro, e questo che gli piaccia o no.

Purtroppo oltre alla mancata replica del presidente Mazzola non c’è stata neppure una benché minima reprimenda da parte di nessuno di “lorsignori”. Il loro silenzio-assenso è più eloquente e grave di qualsiasi affermazione, perché sottolinea il fatto che non è vero che siamo tutti uguali: questa, purtroppo, è la nostra cultura politica.


Claudio Santella
quidam de Populo

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 680 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it