Viterbo CRONACA DI GUERRA La Piccola Santa: “Ut unum sint”, affinché tutti siano una cosa sola
Tutta la redazione del quotidiano lacitta.eu è con Claudio Santella per le sagge parole che ha espresso in onore di santa Rosa e per i Suoi insegnamenti di fede e d'amore.
di Claudio Santella

 

Il facchino Sante Fabbri e l'amore, questo vogliamo dal Sodalizio e non guerra civile anche alle più brutte offese, ma santa Rosa dove sta?
(Foto Patrizia Coppa di www.viterbo.tv.it)

Questa inutile, fastidiosa diatriba tra l’Amministrazione comunale ed il Sodalizio dei facchini di santa Rosa si sta trasformando in una guerra civile: guerra invisa alla cittadinanza viterbese, guerra certamente non gradita a santa Rosa.

Mi immagino la piccola Santa, lassù, rivolgersi al Signore, come la madre di Ungaretti nell’omonima poesia, perché questa ridicola farsa abbia termine, perché faccia luce.

“in ginocchio, decisa,  /  Sarai una statua davanti all’Eterno,  / … “E solo quando m’avrà perdonato,  /  ti verrà desiderio di guardarmi.  /  Ricorderai d’avermi atteso tanto,  /  e avrai negli occhi un rapido sospiro.”

E lo fa, la Piccola Santa, “Ut unum sint”, affinché tutti siano una cosa sola.

Ma ognuno dei contendenti ha tradotto l’espressione in modo errato, l’ha interpretata maccheronicamente come “ut ognunum sit”, cioè a suo uso e consumo, ognuno privilegia se stesso e cerca di imporsi sull’altro. E lo fa nella maniera sbagliata, mettendo in mostra il lato negativo di sé.

Ben altra cosa è Santa Rosa, ben altri sono i sentimenti che emanano da questa mirabile Santa e che sembrano non sentiti, quasi dimenticati, incompresi. Santa Rosa per essere insieme agli altri ha rinunciato a se stessa, è andata verso gli altri ha dato esempio di amore per gli altri, ha caricato sulle sue esili spalle un peso enorme, e lo ha portato mirabilmente. Onoriamola.

Mi chiedo con quale spirito i Facchini si posizioneranno sotto la macchina e la trasporteranno al grido di  “Viva Santa Rosa” quando con il loro atteggiamento hanno divorziato dai suoi sentimenti, dai suoi insegnamenti, dal suo esempio.

Se non siete “tutti d’un sentimento”, se non siete tutti del sentimento di Santa Rosa, non del vostro,se rimanete chiusi nel vostro io, allontanatevi da Santa Rosa e dalla sua macchina, perché non ne siete degni.

La stessa cosa mi chiedo per l'Amministrazione comunale e lo stesso invito rivolgo al “Sindaco & C.” che non so con quale spirito accompagneranno il trasporto della macchina lungo il tragitto gremito da migliaia di fedeli che di questa controversia sono quantomeno infastiditi.

Scommetto che di questo comportamento nessuno di “lorsignori” si farà vanto nella prossima campagna elettorale.

Ho già avuto occasione di dire, attraverso questo stesso giornale, che chi ricopre cariche istituzionali ha onori, oneri e responsabilità che prescindono da sentimentalismi, giusti o sbagliati che siano, ora aggiungo che alle cariche istituzionali vanno equiparate le cariche che hanno rilevanza sociale, anche se istituzionali non sono. Ma per Viterbo il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa è più che una carica istituzionale.

Ognuno abbandoni i suoi sentimenti personali e segua l’esempio di Santa Rosa: chi non lo farà, chi manterrà la sua posizione, a breve si accorgerà che “avrà perso” ed avrà procurato un vulnus alla nostra Piccola Grande Santa.

Davanti a tanti scempio di buon senso non ci resta che pregare Santa Rosa perché, come una madre, prenda per mano costoro che si sono smarriti, che nello smarrimento continuano a chiamarsi suoi figli, e li riconduca sulla retta via.

Da parte mia lancio anche un’ idea di riappacificazione, una proposta positiva: i Facchini abbandonino l’idea di non effettuare la sosta al Comune, anzi la facciano in maniera più eloquente del solito, perché chi ha di più deve dare a chi non ha;  l’Amministrazione, in risposta, posizioni il monumento che ora ha sede in Piazza della Repubblica  a Piazza Verdi, ai piedi della salita di Santa Rosa, come era desiderio dei Facchini, perché è il luogo più indicato per il suo sito definitivo, magari posizionando a Piazza della Repubblica quella “Fontana Sfera”, che, senza fissa dimora, giace abbandonata ora qua ora là in attesa di trovare un sito adeguato, e che merita senz’altro maggiore attenzione.

Claudio Santella