Viterbo CRONACA Un pinocchio però che ha perso molto della sua originale, Collodiana, ingenuità ed innocenza
di Giuseppe Bracchi


Caro Claudio, innanzitutto devo farti i complimenti per l'ottimo articolo apparso sul nostro quotidiano, in merito alla vicenda Salvini – Mazzola. Diceva un motto del puzzone (che poi pare non fosse proprio originale del puzzone): Si parli si sparli, purché di me si parli.

Ed il motto di cui sopra potrebbe valere in questo caso, sia per il Salvini, sia per il Mazzola. Solo che per il politico della Tuscia, nonché sindaco di Tarquinia, il saldo della pubblicità è tutto in negativo. Di cosa vogliamo ancora meravigliarci, infatti, in questa italietta confusa e caotica di renziana memoria? Tale padre, tali figli. Pinocchietto Renzi, pinocchietti i soci.

Un pinocchio però che ha perso molto della sua originale, Collodiana, ingenuità ed innocenza, per dar spazio, invece, a quella più maliziosa, arrogante, falsa ed ipocrita di Lucignolo.

Ed, in fondo, cos'è questa italietta, se non l'immagine del Paese dei Balocchi? Con una differenza sostanziale, però: che almeno gli aspiranti somari di quel Paese non avevano la pretesa di insegnare nulla a chicchessia né di danneggiare i propri concittadini.

Il tuo articolo, caro Claudio, non fa una piega, non fa una grinza.

E dobbiamo dare atto, che molti dei temi snocciolati ed anticipati dal Salvini (e non solo dal Salvini), oggi si stanno dimostrando di un'attualità tremenda.

La Comunità europea non sta forse dicendo, proprio in questi giorni, a chi vuole o non vuole sentire, che è ora di mettere ordine ed un freno a questo scellerato e criminale esodo biblico?

L'Inghilterra della regina Elisabetta non vuole forse denunciare il trattato di Schengen perché ormai la questione emigranti sta diventando una bomba ad orologeria?

La Germania della Merkel non ha, forse, anch'ella detto stop?

Non c'è nazione europea che non cominci a ripensare finanche alle cosiddette quote emigranti da ospitare per singola nazione. Dunque?

Le responsabilità sono altrove.

Sono in questa Europa che sogna e vagheggia... gli Stati uniti non avendone le basi: spirituali, culturali, economiche e politiche, trattandosi solo di un caravanserraglio di stati, senza politiche né strategie unitarie, dove ognuno viaggia per proprio conto e secondo i propri interessi. La colpa di tutto ciò è di Salvini o chi per lui?

Non parliamo poi di questa italietta renizana, con un presidente del consiglio che nessuno si fila, escluso da tutti i summit e con una popolarità interna che sta sfiorando lo zero, nonostante le sue ridicole lezioni di umanità sugli immigrati, da destinare poi magari, una volta tratti in salvo, ai vari festival dell'Unità come quello di Reggio Emilia per lavorare gratis o nelle grinfie di qualche altra mafia capitale o della criminalità organizzata. Anche di questo vogliamo accusare Salvini o chi per lui?

I personaggi politici si possono condividere oppure no. Possono essere simpatici, oppure antipatici. Ma a chi scrive hanno sempre insegnato che in una nazione civile e democratica, le idee si combattono con altre idee e non con esclusioni a priori verso un partito o un suo rappresentante o con lanci di uova e banane, come vorrebbe qualche ex democristiano sciocco dell'ultima ora. Altro che provincialismo! Peggio. Siamo a livello della maleducazione e della inciviltà nude e crude.

Ma tant'è. Di fronte all'ennesimo fallimento delle politiche di centro sinistra (perché la sinistra non sa assolutamente governare, checché se ne dica, checché se ne pensi, come hanno dimostrato gli effimeri governi Prodi 1 e Prodi 2 e come sta dimostrando l'amministrazione comunale delle tre P a Palazzo dei Priori: Preghiera, Pernacchio e Piagnisteo, ecco che il sistema nervoso comincia a vacillare, lasciando spazio, anziché alla politica seria, ai proclami di stampo comunista, trinariciuto, da Gulag.

Santa Rosa, facci un miracolo: liberaci da questi liberatori! Complimenti ancora, caro Claudio.

 Giuseppe Bracchi

Che vuol dire "trinariciuto"?

Che ha tre narici; come s.m. (f. -a ), epiteto fortemente spregiativo coniato dal giornalista e scrittore G. Guareschi (1908-1968) nell'immediato secondo dopoguerra per gli iscritti al partito comunista, per la loro presunta acritica credulità e sudditanza alle direttive del partito (e perciò raffigurati con tre narici, come esseri “diversi”, quasi di un altro mondo).

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