Viterbo CRONACA Sono passati ben 40 e più anni, la canizie ha preso il posto della bella e folta chioma nera di un tempo, ma delle terme, neppure l'ombra
di Giuseppe Bracchi

Le Terme INPS nel 1963 (Archivio Mauro Galeotti)

Leggo, sulle pagine di questo giornale online, che, presso la sala regia del Comune di Viterbo, si è svolto un incontro sul termalismo viterbese.

Indossavo i calzoni alla zuava, quando a Viterbo si parlava e straparlava di termalismo, si mettevano in piedi studi e convegni.

 

Da allora sono passati ben 40 e più anni, i calzoni alla zuava sono stati sostituiti da pantaloni più.. seriosi e la canizie ha preso il posto della bella e folta chioma nera di un tempo. Ma delle terme, neppure l'ombra. Ed il vecchio rudere ex INPS, che sorge vicino alla piscina comunale, continua a fare pessima mostra di sé, perché nella Tuscia, da oltre 40 e più anni siamo ancora alle ipotesi e alle belle speranze.

E lo stesso consigliere regionale Panunzi, stando al suo argomentare, non sembrerebbe dire o aggiungere niente di nuovo. Perché affermare, come il Consigliere fa, che la Regione Lazio ha approvato una legge che concede al Comune di Viterbo la possibilità “di espletare in maniera diretta la gara per la concessione del complesso termale ex INPS”, significa dire tutto e nulla.

O meglio: è come scrivere sull'acqua. Leggo infatti successivamente, sempre secondo quanto detto dal consigliere regionale Panunzi, che “serve una programmazione... nonché progetti e proposte articolate, che possono rappresentare per Viterbo una grande opportunità etc... etc...”, con un linguaggio trito e ritrito, vecchio di 40 e più anni fa, il quale mi ha riportato indietro nel tempo, a quando indossavo i calzoni alla zuava, ma niente di più.

Neppure qualche parolina in lingua inglese buttata là, per dare l'impressione di aver superato la barriera del tempo, ha creato in me solide speranze per l'avvenire. Se infatti siamo ancora “al caro amico”, se si chiedono idee e progetti, che ancora, mi par di capire, non ci sono, così come non c'è una programmazione certa, allora a cosa è servito approvare una legge regionale che darebbe facoltà al Comune di Viterbo di indire una gara?

Costruiamo prima il tetto, senza aver gettato le fondamenta? Mettiamo il carro davanti ai buoi?

Vivo e prolifico quanto mai, mi è sembrato invece il classico, intricato, freddo ed inespressivo lessico burocratese, per tradurre il quale, tuttavia, non mi sarebbe stato d'aiuto neppure il miglior manuale Cencelli. Forse non sono riuscito a capire bene?

Non ho saputo leggere tra le righe? Attendiamo lumi. Il mio pessimismo, poi, nasce anche dal fatto che di mezzo a tutta la faccenda Terme, c'è il Comune di Viterbo, nelle vesti della sua attuale amministrazione (ma anche le precedenti amministrazioni, dal dopoguerra ad oggi non è che, in materia, abbiano brillato molto!!!!), la quale per incapacità ed inerzia molto assomiglia a quella del detronizzato Sindaco Ignazio Marino. Ma tant'è.

Per dimostrare, infine, che la storia delle Terme e dei suoi fili intricatissimi è vecchia quanto il cosiddetto cucco, leggete qui di seguito: “Sono convinto che non basta aver fatto per pochi o tanti anni l'albergatore o il portiere di notte per essere in grado di affrontare la problematica turistica anche se i supporti naturali della Provincia non richiederebbero un grande acume da parte degli operatori!

A che servono le strade se queste portano nel deserto? A che servono i grandi alberghi e complessi termali se non ci sono le strade, una ferrovia decente, un aeroporto aperto al traffico civile? Diamo ai turisti ed ai romani un motivo per venire a Viterbo.

Diamo al termalismo il posto ed il risalto che merita e vedremo l'economia di Viterbo finalmente decollare. Ma perché possa schiarirsi l'orizzonte di Viterbo è necessario che “gli dei cadano” e “cadano i monopoli”. Altrimenti Viterbo rimarrà immersa nel fango sine die”.

Sembra una pagina scritta ieri o l'altro ieri al massimo. Ed invece no, porta la firma del compianto collega Antonio Brancadoro ed il brano è stato tratto da “Il Gazzettino di Viterbo”, maggio 1973. Leggasi: 1973!!!!!

Dal 1973 ad oggi sono trascorsi precisamente 42 anni!!! Ma delle Terme... neppure l'ombra. Ma soprattutto: quegli dei sono caduti? E i monopoli esistono ancora?

Giuseppe Bracchi

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