Viterbo IL RACCONTO Ci sono uomini che dichiarano senza alcun pudore di essere donnaioli, si sentono cacciatori, pensano che ‘ogni lasciata è persa’
di Agostino G. Pasquali

IL RACCONTO: Deborah – Parte prima
IL RACCONTO: Deborah – Parte seconda
IL RACCONTO: Deborah – Parte terza

     Non ci fu nessuna evoluzione e Deborah ne dedusse che la cortesia del capo non aveva nulla di romantico né di sensuale, ma era il suo ritorno alla normalità con il superamento della crisi causata dalla perdita del figlio.

Quindi realizzava soltanto un comportamento normale da persona gentile e bene educata.

     Invece Piero Derossi, che era incline a vedere tutto in chiave erotica, pensava che la simpatia del dottor Monticelli per Deborah fosse un ridicolo attacco di giovanilismo, malattia  frequente negli uomini anziani in fase di rincoglionimento senile, e pregustava lo spettacolo che ci sarebbe stato il giorno in cui il dottore avesse fatto un’avance più audace ricevendo una rispostaccia e magari uno schiaffo.

     Sperava che il misfatto avvenisse in ufficio, mentre lui era presente, per poterlo raccontare agli amici, ma gli bastava che avvenisse comunque, anche in sua assenza, perché più che la scenata gli interessavano le conseguenze, e cioè contava che Deborah venisse poi licenziata, o almeno malvista e declassata come antipatica altezzosa.

     Derossi, che all’inizio era stato grato alla collega per l’aiuto che lei gli aveva dato per l’assunzione, aveva progressivamente sviluppato un sentimento di rivalità perché si sentiva più bravo e pensava di essere male utilizzato nel lavoro noioso e meno gratificante. Deborah riceveva i clienti, conversava con loro, magari civettava un po’ con gli uomini, insomma faceva il lavoro divertente, mentre a lui toccava trafficare tutto il giorno con registri, cartacce e una vecchia calcolatrice. E poi gli dava fastidio che Deborah fosse autorizzata a dare un ‘tu’ confidenziale al capo, mentre lui doveva usare un rispettoso ‘lei’. Sottovalutava il sentimento paterno che il dottore poteva avere per colei che sarebbe stata la nuora se non fosse avvenuto l’incidente.

     Era nata una classica gelosia di lavoro, frequente quando ci sono impiegati arrivisti e meschini.

     Derossi rimase quindi deluso quando vide sfumare la speranza di fregare il posto alla collega, perché si accorse che il dottor Monticelli non prendeva alcuna iniziativa mascolina nei confronti di Deborah, per lo meno non apertamente. Però cominciò a sospettare che in privato i due avessero un ben diverso comportamento. Chino sulla scrivania, le dita picchiettanti sulla tastiera della sferragliante calcolatrice Divisumma 24, impegnava la parte logica della sua mente con i numeri, mentre l’altra parte, quella fantasticante, correva dietro a immagini lascive.

     Cominciò a pensare che se Deborah era disponibile per il capo, perché non poteva esserlo anche con lui? Gli interessava l’avventura, o meglio una botta e via, senza compromettere il rapporto affettivo con la fidanzata. Per questo bastava che lei non lo sapesse, e certo non avrebbero avuto interesse a dirglielo né Deborah né il dottore. Sentiva dunque crescergli, e non solo mentalmente, un’acuta attrazione, ma senza implicazioni sentimentali né progetti di vita. Perché Derossi era uno di quegli uomini che amano la loro donna, fidanzata o moglie, e le sono fedeli sentimentalmente,  ma non fisicamente.

     Ci sono uomini che dichiarano senza alcun pudore di essere donnaioli, si sentono cacciatori, pensano che ‘ogni lasciata è persa’ e dicono orgogliosamente:

     “Mi piacciono le donne, tutte. Le donne che ho conosciuto possono dire di non avermela data, però non possono dire che non gliela ho chiesta.”

     E di questo, cioè di aver ricevuto risposte negative, si vantano pure. Cosa ci sarà da vantarsi, poi?

     Derossi era proprio uno di questi donnaioli e cominciò quindi con atteggiamenti e frasi allusive a far capire le sue intenzioni. Era furbo e non si spingeva mai fino al punto di provocare una reazione contraria. Era esperto nel corteggiare con la tecnica del pescatore, che tira la lenza per catturare la preda, ma la molla subito se il pesce fa resistenza, contando di prenderlo per stanchezza.

     Deborah aveva capito immediatamente tutto, ma non aveva nessuna intenzione di acconsentire perché era fondamentalmente seria e quel tipo di rapporto non le piaceva. È vero che aveva sempre tenuto un atteggiamento disinibito e molto amichevole con tutti, ma era soltanto un gioco tutt’al più un po’ malizioso, come sanno fare le donne belle e intelligenti, e comunque quell’atteggiamento, dopo l’inizio del rapporto con Stefano, era cambiato verso la riservatezza.

     Per non creare problemi al lavoro faceva finta di non capire le avances del collega, oppure, quando qualche frase era troppo sfacciata, ne rideva e la buttava in scherzo. Alla fine, visto che Derossi non desisteva  e lei era sempre più infastidita da quella corte sgradita, ne parlò con il capo:

     “Scusami Edoardo, se ti devo disturbare con un problema personale che però è pure di ufficio. Non so come fare con Piero, che da un po’ di tempo mi infastidisce con attenzioni… come dire… con atteggiamenti…”

     “Ti fa un po’ di corte? Posso capirlo. Sei giovane e bella. Che lui ti ammiri e te lo dica, mi sembra ovvio. Anch’io, un giorno, ti ricordi? ti ho ammirato le gambe. Ma è un atteggiamento innocente e ti dovrebbe far piacere.”

     “Non è proprio così innocente. Lui intanto è fidanzato con Luisa che è pure amica mia e so che è gelosa perché sospetta che lui ci provi con tutte. Dovrebbe esser più serio e corretto. Insomma… te lo posso dire chiaramente? volgarmente?”

     “Certo!”

     “Non mi fa la corte in senso romantico. Mi vuole semplicemente sco… voglio dire… portare a letto, insomma, quel porco!”

    Il dottor Monticelli si rese conto che la situazione era pericolosa e poteva degenerare. Appoggiò i gomiti alla scrivania e si prese il mento tra le mani per riflettere. Dopo qualche attimo disse:

     “Se le cose stanno così, devo fare qualcosa. Potrei dividere in due la stanza, che è grande, ma ci vuole lavoro di muratori e dovrei chiudere l’ufficio almeno per due settimane. Si può fare in agosto, quando siamo in ferie. Ma basterebbe? Risolverebbe il problema? Lo potrei licenziare, così senza motivare, ma non sarebbe corretto. Non è nel mio stile. Né lo posso rimproverare riferendo la tua protesta, perché potrebbe negare, dire che sei tu che lo provochi e tu faresti una pessima figura… Lasciamici pensare su… qualcosa mi inventerò…”

     Più tardi chiamò Deborah, le disse di chiudere la porta della stanza e parlottarono per una mezz’ora riservatamente.

     Quando Deborah tornò nella stanza grande che condivideva con Piero Derossi, lui le chiese:

     “Che succede? Posso sapere o è un vostro segreto?”

     “Domani mattina il dottore non viene, deve andare fuori città e mi ha dato istruzioni per come fare se si presenta l’amministratore della società Sprinter, che ha una scadenza.”

     Derossi non prese bene questa spiegazione, anzi si risentì per non essere stato informato anche lui. Conosceva l’affare Sprinter, era una questione di bilancio che richiedeva conoscenze tecniche che Deborah non aveva. Pensò dunque che lei si sarebbe trovata in difficoltà, ma, visto che non era stato interpellato, certo non l’avrebbe aiutata, o meglio l’avrebbe aiutata, sì, ma a commettere qualche errore grossolano. Come un gatto che si prepara a mangiarsi la preda, pensò:

     “Domani ti sistemo io, bella topina!”

*     *     *

     La mattina seguente passò tranquilla con la solita affluenza di clienti normali, ma non si presentò nessuno per l’affare Sprinter.

     Come al solito, a mezzogiorno, Derossi chiuse la porta d’ingresso perché l’orario di apertura al pubblico era finito e, dopo quell’ora, lui e Deborah si dedicavano a definire le pratiche aperte in mattinata e ad esaminare la posta arrivata.  Ma era deluso perché non si era realizzata l’occasione di prendersi la soddisfazione di far cadere la collega in un trabocchetto.

     L’insoddisfazione genera nervosismo e il nervosismo stimola brutti pensieri. A Derossi venne un bruttissimo pensiero, quello di prendersi una rivalsa e cioè un po’ di soddisfazione per le voglie che Deborah gli faceva venire. E in quel momento lei gli appariva particolarmente desiderabile. Forse era un caso, ma Deborah, appena chiusa la porta del pubblico, era andata in bagno per rinfrescarsi e ne era uscita profumata ed eccitante. O almeno pareva così a lui.

     Pensò di azzardare qualche carezza e di ottenere almeno un bacio… Gli sarebbe bastato questo piccolo acconto della prestazione completa che prima o poi contava di ottenere.

     Si alzò dalla sua sedia e si accostò a Deborah che aveva iniziato a scrivere una lettera a macchina. Lei era una buona dattilografa, scriveva con tutte le dita ad una velocità notevole, mentre lui batteva solo con gli indici e spesso invertiva le lettere o incastrava le leve pestando contemporaneamente su due tasti. Mellifluo come un gatto le disse:

     “Come sei brava! T’invidio. Brava e bella. Fai venir voglia di accarezzarti…”

     E, come per caso, le accarezzò i capelli. Deborah smise di scrivere, gli scostò la mano con delicatezza e gli chiese:

     “Si può sapere che vuoi?”

     A Derossi sembrò che lei sorridesse in modo provocante, che dimostrasse una certa disponibilità, e perciò rispose:

     “Ti ripeto che ho voglia di accarezzarti.”

     Mentre diceva queste parole le accarezzò leggermente la schiena e fece scivolare la mano sulla camicetta, su verso la nuca dove la pelle era scoperta. Deborah ebbe un brivido di fastidio, scattò in piedi e lo respinse decisamente dicendo:

     “Non ci provare. Assolutamente.”

     Derossi non si aspettava una reazione così dura. Si era illuso che lei ci potesse stare. Ora il suo amor proprio era colpito e offeso. Sentì l’impulso di vendicarsi per il rifiuto, doveva colpirla almeno moralmente:

     “Ih, come fai la difficile! Ché ti faccio schifo? Ma se non ti fa schifo il vecchio… magari te lo sei pure scopato… Lo vedo come ti guarda e tu gli sorridi come una gatta in calore.”

     Se la reazione istintivamente aggressiva di Derossi era stata verbale, quella di Deborah fu altrettanto istintiva ma fisica. Uno schiaffo.

     Derossi indietreggiò, si massaggiò la guancia colpita. Poi il suo sguardo diventò duro e cattivo, strinse i pugni pronto a restituire il colpo. Ma decise di non ricambiare quella violenza, ne pensò un’altra perché gli stava montando dentro una voglia bestiale, di possedere Deborah. Lo schiaffo, con il contatto fisico, più che fargli male, lo aveva eccitato. Prima si sfogò a parole:

     “Brutta puttana… chi ti credi di essere? Ah,sì, eh? Io chiedevo solo un po’ di gentilezza, ma ora tu mi dai tutto… capisci? Ti voglio!”

     Deborah mise avanti le mani per tenerlo lontano, lui le afferrò un bracciò, lei cercò di liberarlo, ci riuscì, ma la manica della camicetta restò tra le dita strette di lui e si lacerò.

     “Aiuto!” gridò Deborah.

 

     E l’aiuto arrivò. Il cilindro della serratura dell’ingresso girò rumorosamente, la porta si spalancò e sulla soglia apparvero il dottor Monticelli e Luisa.

     Derossi rimase impietrito. La più veloce ad agire fu Luisa che cominciò a colpirlo con  la borsetta roteandola come una fionda. Lui cercava di ripararsi e intanto diceva rantolando:

     “No, fermati… ti spiego. È stata lei… non è come sembra…”

     Luisa si fermò un attimo ansimante e replicò a denti stretti:

     “Non dire questa stupida frase: ‘Non è come sembra!’ E com’è allora?... No, no, invece è  proprio come sembra! Stavamo lì fuori, appostati a sentire e abbiamo sentito tutto.”

     Luisa riprese a colpire e, dato che la borsetta era di pelle morbida e non poteva fare un gran male, Deborah e il dottor Monticelli la lasciarono sfogare.

 

(Continua e finisce la prossima settimana)

Agostino G. Pasquali

 

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 1421 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it