Tarquinia CRONACA Un’occasione importante per il territorio che non ha accesso diretto alla conferenza dei servizi, dove si deciderà sulla realizzazione di quest’opera
 
 
Il 23/05/2016 si è svolta l’audizione richiesta dal Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia al Presidente della VI Commissione della Regione Lazio, Enrico Panunzi, alla quale si sono uniti altri Comitati ed Associazioni ambientaliste, per manifestare la contrarietà al tracciato Verde della trasversale Orte-Civitavecchia nel tratto finale che dovrebbe attraversare, devastandola, la valle del Mignone. 
Un’occasione importante per il territorio che non ha accesso diretto alla conferenza dei servizi, dove si deciderà sulla realizzazione di quest’opera.
La prima sorpresa è stata scoprire che la Commissione ha invitato tutti i rappresentanti delle istituzioni locali interessate dalla realizzazione dell’opera e, al già nutrito gruppo, si sono uniti anche alcuni consiglieri regionali e la stessa ANAS.

Apparentemente un’occasione di democrazia ma, visto che a chiedere l’audizione era l’unico Comitato contrario alla realizzazione della superstrada ovunque la si localizzi, è lecito pensare all'intenzione di mettere questa voce isolata in minoranza.
 
Inoltre colpisce il fatto che questa presunta occasione di dibattito democratico sia stata gentilmente “concessa” quando, nella conferenza dei servizi i giochi sono sostanzialmente fatti ed il tracciato verde è praticamente approvato: si è così generato, per la prima volta in Italia, un dibattito pubblico postumo...

Si è dato spazio a tutti per poter parlare e, come era già successo durante l’assemblea pubblica che si è svolta il 12 maggio, quello che si va a dire sulla Valle del Mignone e sulla sua unicità e fragilità colpisce chi ascolta. Colpisce ma solo per un momento, poi subito si torna a dire, e ormai suona quasi come una giustificazione, che la trasversale si deve fare.
 
Questo assunto non viene mai contestualizzato né argomentato. La trasversale s’ha da fare e, se da una parte si prendono in considerazione persino i tracciati immaginari del Sindaco di Tarquinia e l’ormai abituale ricorso al pennarello, dall’altra si glissa sul fatto di prendere anche solo in considerazione di adeguare l’esistente Aurelia Bis a una strada extraurbana secondaria di tipo C.
 
Non si capisce perché non si possa verificare questa ipotesi come è stato fatto per tutte le altre, ci chiediamo perché non è mai stata messa a confronto con le altre alternative e perché non lo si faccia ora, visto che si va a dire che l’ipotesi Verde è la migliore quando è lapalissiano che non lo sia.
Tutte le ipotesi sono state prese in considerazione è la risposta, tutte le ipotesi di superstrada diciamo noi.
E a quel punto si torna puntualmente all’assunto di partenza: la trasversale s’ha da fare. Un loop dal quale non si riesce ad uscire, quasi che il fatto di aver inserito quest’opera tra le opere di interesse nazionale strategico sia un dogma che va preso per buono.
 
Sappiamo bene però cosa ha già significato questo dogma per Tarquinia che si è vista scippare la Statale Aurelia perché anche il completamento del corridoio Tirrenico lo si attendeva da anni, anche quello assolutamente necessario, così necessario che per ora la Tirrenica si ferma a Tarquinia.
Anche il completamento della trasversale lo si aspetta da quarant’anni, talmente tanto tempo che non ci si chiede più se davvero sia l’unica possibilità.
 
E’ vero tutto quello che si dice sulla Valle del Mignone ma è più vero che le merci devono raggiungere il mega porto di Civitavecchia, un’assurdità. Nessuno vuole impedire il traffico di merci, non proponiamo un muro all’arco di Monte Romano, proponiamo la ragionevolezza, proponiamo di dare il giusto peso e valore alle cose, proponiamo di salvaguardare quel poco d’incontaminato che ancora esiste, la vera ricchezza di questo territorio e l’unica vera speranza di futuro.
 
Se qualcuno, anziché battere in ritirata e ripiegare nell’assunto molto comodo politicamente che quello che serve è una superstrada, si concedesse almeno la possibilità di riflettere seriamente e profondamente sulla necessità di quest’opera allora scoprirebbe che adeguando la SS1 Bis a una C1 dopo aver aggirato Monte Romano, percorreremo gli ultimi 12 km circa a 90 km orari anziché a 110, con una carreggiata di 3,75 più 1,50 di banchina che permetterebbe un transito più sicuro e, dove possibile, di superare i mezzi pesanti.
 
Ci siamo divertiti a confrontare i tempi di percorrenza, solo una provocazione per ricordare ai molti ‘fan’ della superstrada cosa davvero si dovrebbe mettere sul piatto della bilancia: per fare 12 km si impiegano 6,5 minuti a una velocità di 110 km/h, 8 minuti a 90 km/h e 10 minuti se rimaniamo in coda dietro ad un autotreno che va a 70 Km/h.
 
3,5 minuti di tempo risparmiato su un piatto e nell’altro la meraviglia della Valle del Mignone, i rapaci protetti, i lavoratori della terra, il paesaggio incontaminato a perdita d’occhio, il silenzio.
 
Capiamo le ragioni della politica e non ci aspettiamo niente di più di quello che viene, quello che non ci aspettiamo è che i cittadini, pur di ripararsi sotto le ali della politica convinti di usarla e inconsapevoli invece di essere usati, non vogliano fare fronte comune per dire: basta servitù per il nostro territorio, basta spreco di suolo, basta scelte calate dall’alto, di qui non passerete con una lingua d’asfalto di 22 metri perché serve a voi e non al territorio, dovunque la vogliate far passare.
 
Oggi noi cittadini abbiamo una responsabilità enorme, lasciata purtroppo solo alla nostra consapevolezza e alla nostra tenacia nel perseguire una diversa idea di futuro, una diversa idea di sviluppo, che non risponde alle logiche di chi sta rapidamente distruggendo questo pianeta.
Tanti combattono questa battaglia globale, difendendo ogni angolo di terra o di mare contro la politica, le multinazionali, e anche se sono battaglie, apparentemente perse in partenza, hanno ragione di essere combattute con dignità, senza compromessi, spogliandosi degli interessi personali, senza aspettare che a difenderci ci pensi qualcun altro, meno che mai quelle istituzioni che non l’hanno fatto finora.

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