Viterbo CRONACA RICORDATA
Unitalsi anni '50

C’era una volta… il “Treno Bianco” che partiva direttamente da Viterbo. Tutta la provincia si radunava a Porta Fiorentina per iniziare il viaggio verso Loreto con un treno che aveva anche la carrozza “attrezzata” per gli ammalati in barella.

C’erano gli abbracci e i baci festosi di chi si rivede dopo un po’ di tempo, occhi sorridenti che sprigionavano gioia, amicizia.

Dopo una sosta a Orte per far salire l’ultima zona della provincia, tutti insieme verso la Madonnina nera.

C’era una volta…l’UNITALSI stracolma di volontari, uomini e donne, di mezza età, ma soprattutto di giovani; tante le sottosezioni viterbesi.

Era bello ritrovarsi puntualmente ogni anno con gli amici dei vari paesi; era dolce l’incontro con gli ammalati purtroppo abituali del treno: con Angela, con Irene, con Ultimina, con Antonio, con Domenico, ecc. ecc.

C’era una volta… il trasporto a spalla degli ammalati in barella sia per salire e scendere dal treno, che per i vari passaggi in “Santa Casa”  e la “Processione” serale; per il trasporto c’erano le “bretelle” dei vari barellieri che facevano a gara per arrivare primi a prendere le barelle più pesanti o, ancora meglio, i lettini.

C’era una volta … a Loreto un unico alloggio al piano sottostante le camerate degli ammalati nel palazzo Illirico, immenso, diviso tutto con tramezzi alti meno di due metri che formavano camerette a due letti e la notte era tutto un russare.

C’era una volta… una unica sala da pranzo dove, dopo il pasto degli ammalati, ci si radunava per il pranzo e la cena, tutto il personale, tutti insieme, fraternamente.

C’era una volta… il meritato riposo dopo la cena prima di andare a letto: sulla piazza intorno alla fontana, al bar, sotto al portico (ma lì sottovoce perché c’erano le camerate degli ammalati vicino) a fare due chiacchiere a raccontarci le nostre felicità e anche i nostri guai, a confidarci le nostre speranze, da amici veri.

C’era una volta… il ritorno da Loreto con un treno molto più silenzioso, con gli occhi molto più lucidi, con strette di mano molto più significative, con molta più speranza e fiducia per il futuro.

Lutor