Viterbo CRONACA E’ troppo distante dall’occhio di chi la osserva dalla Valle di Faul per essere riconosciuta
Maurizio Pinna

C’è una statua di santa Rosa che domina la Valle di Faul dall’alto dei giardini vescovili. E’ una scultura in peperino che pochissimi conoscono e che a occhio nudo, da quella distanza, non si riconosce. Non si distinguono i lineamenti e l’abito, ma soprattutto le rose che contornano il capo e quelle che la Santa stringe al petto con la mano sinistra.

E’ troppo distante dall’occhio di chi la osserva dalla Valle di Faul per essere riconosciuta, e ancor più lo è dal parcheggio soprastante.

Percorrendo a piedi via San Clemente, invece, si può scorgere sul muro del Vescovato dove è collocata, tra un merlo e l’altro della cinta.

Chissà cosa ha subito quella scultura mancante della mano destra con la quale, con molta probabilità, stringeva il Crocifisso. Rose e Crocifisso, sappiamo, sono elementi iconografici che contraddistinguono santa Rosa nelle varie rappresentazioni pittoriche e scultoree.

Anche quel rudimentale supporto in ferro alle spalle della statua, che si intravede secondo il punto d’osservazione, sembrerebbe un rinforzo per non farla cadere, forse creato in epoca più recente.

A parte le curiosità e i particolari, ciò che è importante per noi è sapere che i suoi occhi vegliano sulla città da oltre sette secoli e mezzo.

A giorni inizieranno le celebrazioni religiose in occasione della Sua festa che, dal versante civico, culminerà con il tradizionale, imponente, unico ed emozionante trasporto della Macchina.

Ma nei primi giorni di settembre, festa civica a parte, la Diocesi e i fedeli si predisporranno per ricordare la vita, i meriti e i prodigi compiuti dalla piccola Rosa.

Ecco che quella scultura in peperino che da piazza Martiri d’Ungheria appare poco più di un punto esclamativo, sapendo cosa rappresenta per la città, potrebbe diventare per molti devoti, viterbesi e forestieri, un punto da fissare, seppur in lontananza, certi che il contatto spirituale che parte dal cuore arriva a qualsiasi distanza.

La statua è lì, con la forza scenica dell’imponente Palazzo Papale che si sviluppa alla sua sinistra preceduto dalle stanze del Vescovato, per ricordare che santa Rosa non ha mai interrotto la Sua missione in città come in molte altre parti del mondo dove è venerata.

E per concludere con un passo del mio libro “3 settembre 1986, tutti salvi sotto la Macchina. Santa Rosa è tra noi come sempre!”, pensiamola così: “E noi ce l’abbiamo in casa. E’ nostra; ci appartiene, come noi apparteniamo a Lei”.

 

Maurizio Pinna

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