Viterbo PROVOCAZIONE UN SASSOLINO NELLO STAGNO (Dodici)
Agostino G. Pasquali

 

Subdolocrazia

     C’erano una volta le ideologie (liberismo/statalismo – dittatura/democrazia) e c’erano i partiti che vi si ispiravano nel bene e nel male.

Purtroppo più nel male che nel bene, ma almeno un po’ di etica politica c’era.

Forse chi aveva il potere lo esercitava con una ‘realpolitik’ senza scrupoli, ma almeno la gente aveva fede in qualche cosa di generale e superiore all’egoismo individuale.

     Qua e là nel mondo quelle ideologie valgono ancora, e purtroppo alcune non danno buoni frutti, anzi producono guerre e terrorismo. In Italia no. Noi ormai non crediamo più in nulla se non nel nostro ‘particulare’, ma questa non è fede in un ideale, è puro e semplice egoismo.

     Ne consegue che chi cerca di prendere il potere non si appella più alle idee (monarchia, repubblica, comunismo, socialismo, fascismo, democrazia cristiana o laica), non perde tempo a proporre teorie e ideali più o meno ragionevoli, ma usa i mass media lavorando sull’inconscio, proponendo sfacciatamente argomenti tanto seduttivi quanto infondati. E la gente si lascia incantare da questi moderni pifferai di Hamelin.

     In questi giorni le TV dedicano notevoli spazi al referendum costituzionale ospitando:

politici, politologi, tuttologi, sindacalisti, giornalisti, massmediologi, gente di spettacolo, sportivi, filosofi, sociologi. Probabilmente ho dimenticato qualche altra categoria di gente ansiosa di comunicare la propria opinione in modo appariscente mirando a sedurre per il ‘SÍ’ o per il ‘NO’. Inoltre con brevi interviste, quasi sempre insulse, le TV ci fanno conoscere anche l’opinione (selezionata e pilotata) della proverbiale ‘gente della strada’.

     In fondo la questione dovrebbe essere semplice: approvare o bocciare la riforma costituzionale, e quindi i cittadini in genere e i telespettatori in particolare dovrebbero arrivare facilmente ad una decisione, magari sofferta e compromissoria, ma che sia un ragionato ‘SÍ’ o ‘NO’.

     Per quanto mi riguarda sto ancora al ‘NI’ e non è neppure un ondivago ‘NI’ in stile Bersani, è proprio un ‘NI’ durevole e convinto. Perché? Ma è ovvio: perché ognuna delle due parti ha le sue buone apparenti ragioni, o meglio seduzioni. Vediamole in breve:

‘SÍ’ - La riforma è assolutamente necessaria e non rinviabile, e questa che stiamo per votare è una riforma buona perché semplifica la macchina dello Stato e favorisce la governabilità.

‘NO’- La riforma è viziata da difetti formali (il che è male), sostanziali (questo è peggio), e pericolosi (e questo è pessimo).

     Se mi si chiede se prenderò una decisione e quando e come voterò? Rispondo:

- Sul se non ho dubbi: deciderò e andrò a votare.

- Quando deciderò? Probabilmente all’ultimo momento, il giorno del voto.

- Come? Dipenderà (ma spero di no) dalla pubblicità televisiva e giornalistica, cioè da quale delle due parti mi avrà convinto, con la migliore pubblicità, a scegliere il suo prodotto. Infatti anch’io, come tutti, stento ad evitare di essere condizionato da una propaganda a base di ‘spot’ pubblicitari.

     La nostra vita di moderni consumisti è guidata, che lo si voglia o no, dalla pubblicità che ci impone subdolamente come vestire, cosa mangiare, come divertirci, cosa comprare (purché si compri, compatibilmente con il nostro borsello, ma anche di più: tanto ci sono le rate a interessi zero). E naturalmente ci impone cosa pensare, anche e soprattutto politicamente.

*     *     *

     Riprendo il discorso con il quale ho aperto questa mia analisi e ricordo che una volta c’era la propaganda politica orchestrata dai partiti, che era un metodo di convinzione di massa basato sugli ideali e sul ragionamento, anche se questo era talvolta distorto da bugie, ma si capiva che erano bugie (dolus malus!) e si potevano smascherare. Oggi c’è la pubblicità, senza ideali e senza ragionamento, che agisce per persuasione occulta (dolus bonus! beh, mica sempre bonus).

     I politici hanno capito l’importanza della persuasione di tipo pubblicitario e si fanno consigliare e guidare da ‘spin doctor’ che spesso sono professionisti della pubblicità commerciale.

     Il successo del M5S è dipeso in gran parte da quel certo Gianroberto Casaleggio che, non è un caso, era il ‘guru’ della Casaleggio Associati s.r.l., società che si occupa di consulenza alle aziende per le strategie in rete, cioè per la tecnologia informatica e per una modernissima forma di pubblicità commerciale ‘on line’. La scomparsa di Casaleggio ha causato un notevole sbandamento del movimento, tanto che ora si cerca di rimpiazzare lo scomparso con il figlio Davide.

 

     Un po’ di manipolazione dei cervelli c’è stata sempre, ma attualmente si tratta di manipolazione scientifica e tecnologica. Siamo agli inizi e non sempre le manovre riescono, tant’è vero che non tutti quelli che vanno in TV sanno utilizzare le tecniche di persuasione occulta; molti cominciano bene il loro discorso ma poi vengono disturbati dall’avversario, che è rissoso intenzionalmente e studiatamente; allora si lasciano prendere da foga istintiva, si disorientano e dimenticano il programma studiato a tavolino con il consulente; quindi cadono nella bagarre. Lo spettatore non capisce più niente e cambia canale.

     Però prevedo che presto almeno i ‘pezzi grossi’ della politica impareranno a neutralizzare i disturbatori oppure pretenderanno che costoro non ci siano (Berlusconi, nel salotto di Bruno Vespa, l’ha già ottenuto in passato) e ci cattureranno psicologicamente con le loro chiacchiere, le mezze verità e le mezze bugie.

     Un caso di manipolazione potrebbe essere il testo da votare al referendum. Non c’è dubbio che quel testo sia fortemente influenzante a favore del SÍ. Ora c’è da chiedersi: Renzi e Co. sono stati fortunati a poter applicare una norma a loro favorevole? oppure il trucco era stato studiato in anticipo quando sono stati scritti ‘i Titoli’? Se è vera la seconda ipotesi allora ci troviamo in presenza di un lampante esempio di manipolazione psicologica preordinata e ben pensata.

     Finora una Costituzione garantista della divisione dei poteri nonché l’assenza di un uomo forte o di un partito dominante hanno impedito l’affermarsi di una fazione capace di imporre la sua politica e di convincere tutto il popolo che un potere forte, incondizionato, costituisca il miglior regime possibile. Ma è ovvio che se qualcuno riuscirà a controllare governo parlamento TV e giornali, costui disporrà di un formidabile strumento di persuasione più o meno occulta e governerà indisturbato.

     Costui forse riuscirà a mettere ordine in questa Italia rissosa, inconcludente, corrotta, decadente, presuntuosa, indebitata, sprecona, incapace di risparmiare e di diventare un Paese serio; e magari (un po’ d’ottimismo, perbacco!) riuscirà così a farci superare la crisi e a procurare un minimo di giustizia sociale.

     Ciò potrebbe avvenire proprio con la vittoria del ‘SÍ’.

     Sarebbe un dittatura? No, sarebbe una SUBDOLOCRAZIA, cioè una simil dittatura senza violenza ed oppressione, ma con una efficace forza persuasiva. Persuasione occulta? Non necessariamente occulta, ma certo invasiva e subdola.

     Noi italiani siamo adatti a farci governare da questo tipo di regime, come è stato dimostrato dalla dittatura fascista nella quale ci trovammo bene, almeno fino a quando ci rovinammo con un’alleanza sciagurata e ci cacciammo in una guerra disastrosa. Ci ha provato anche Berlusconi ma si è arenato nel referendum negativo del 2006. Ora ci riprova Renzi?

     Sia chiaro che me non piace la dittatura, nemmeno quella ‘soft’ che ho chiamato ‘subdolocrazia’, ma sono deluso dalla democrazia, o più precisamente dalla democrazia all’italiana.    

Quindi mi chiedo che cosa sia preferibile, o meglio che cosa sia ‘meno peggio’: un Paese democratico ma disordinato e povero, oppure un Paese subdolocratico ma almeno ordinato e (forse) prospero?

     Quando troverò una risposta ragionevolmente accettabile, allora avrò risolto il problema: come votare al referendum. Intanto ascolto e leggo gli spot pubblicitari, sia quelli del SÍ sia quelli del NO, sperando che qualcuno abbia la decenza di dire la verità, tutta la verità, non solo quella parte di verità che gli fa comodo per anestetizzare il mio senso critico.

Agostino G. Pasquali

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