Viterbo POESIA
tratto da http://www.carlovincenti.it/poesie/

Carlo Vincenti  e Romano Liviabella (Foto Alberto Zadro)

Le Poesie dell'artista Carlo Vincenti

Un discorde passaggio stronca la tua precisione
Ti accerchia di brividi la grande abbazia
Delle nubi
Nelle fibre ti trascorre l’inefficacia
Localizza il vuoto negando l’inferno
per ridurlo a corpo
d’inconsapevole uomo violino
[ pubblicata da M. Guercini, Poesie oscure, ed. Scettro del Re, 1992 ]

 


Io e te Anacreonte e Alceo –
conoscemmo in una notte tetra-
senza stelle – quello che era
il vomito pazzo. Tu Anacreonte
dicesti che il capitano stava
dritto – al timone – mentre il
bastimento si cullava a 45 gradi
sulla burrasca del mare mosso.
Stavi ubriaco alla spalletta.
Dritto anche tu. E Alceo era come
me con il mal di mare nello
stomaco. Ma non vomitammo.
Il capitano aveva sbagliato rotta.
Confondendo la prua con la poppa –
Ma attendevamo terraferma –
Poi scoprimmo ch’era quella
burrasca un’ebbrezza che è –
linea obliqua – Questo obliquo
abita ancora le croste di
certi muri – certe incrostazioni.
Solo noi – Anacreonte me e
te – Alceo – gridammo –
“la linea obliqua è una rotta
sbagliata nelle croste dei muri”.


Se tu sei con me dimostralo –
E’ notte alta – e non dormo –
Ho incontrato amici senza nome
e non ho parlato di misteri.
Ho solo detto mi accuso – sono
stato io – sono solo io il colpevole-
Poi silenzio – la notte mi
accolse e il volto qui trascritto
con versi senza senso – ma
veri – io misurai le distanze
dell’universo e decisi che
avevo ancora poco da vivere –
Il sogno apparve appena
presi sonno – Era lugubre
figura di morte. Il tuffo
felice da un battello in
mare aperto per essere
mangiato dai pesci anziché
dai vermi …


Tu dormi – o sembra
che tu dorma – è la
follia – l’ho conosciuta –
la so – ma dormi – e tu
sei uno come me – tu
vero uomo – vittima
dello zero e del
nulla – tu – che mi
facesti compagnia
nelle notti bianche,
che dirti ? muori.
Sono morto anch’io
da anni e non spero
più di risorgere.


Da “I giorni della merda”

La colonna degli dei
contorni ai grandi personaggi.
I temi morali mai elevati.
Radici che dormono.
Figure ideali
alla corte. Fasti solenni.
Misticismo. Freddezza altera.
La scuola delle donzellaie.
Nobili argomenti. Figure sacre
assenza di bamboccianti
dietro le madonne.
I servi mal nutriti.
Un pasto privilegiato.
Gli amorini.
Dimore ricche.
Vetrate
codici miniati.
Simboli
mese di settembre
mese di giugno
un banco comico di (sogni).

La visione dell’angelo.
Dal libro delle ore
trappola per topi.
La trappola del demonio.
Canzoni musicali.
Deschi da parto
insegne di botteghe.
Gli stampatori
mondo all’arrovescia.
Il trionfo della pazzia.
Danze macabre. Da un
antico repertorio
cultura libera
la felicità umana
eccetera
la partenza delle guardie cavadenti.
Scacciapensieri
senza piedi.
Dall’incunabolo
la cura della follia
il veliero dei folli
il peccato capitale
segni alchemici
continuazione alla fiera. (calci)
dai santi di creta
celebrazione della bruttezza.
La verità ovunque.
Quaresima.
Carnevale.
Da una finta battaglia
la cuccagna
Forma delirante
costumi di
classi elevate
la scienza.
Dalla maschera del sogno
elegia della verità
del sapere.
Dal mito della felicità
dei pazzi
vagabondi
subalterni
dal museo
da una scena galante
in grazia del prestigio
da una vita frivola
da un ebete atteggiamento
(le pecore) pastorale
dall’Arcadia
la felicità dei
(io non centro) semplici
da una capra infioccata
dal caprone
bella commedia
con occhio poetico
dalla carriera
del libertino
dal signore (W il lavoro)
depravato
in mezzo alle prostitute
alle
nozze di una vecchia
curiosità
alla bisca.
La noia delle
giovani coppie.
Predicatori
insignificanti
dalla commedia dell’arte
secondo un copione.
Inno alla cipria
inno a un accademico
sul viale del tramonto
con estro sornione
con garbo diabolico
dalle conversazioni
dei sordomuti
a faccia imbambolata
con la testa vuota
da un gesto vizioso
in posa dignitosa
immobilizzazione
nella penombra
della scena
come una
polvere
colerà la tela.