Viterbo CRONACA
Agostino G. Pasquali

Lettera aperta

                    

                     al direttore de ‘lacitta.eu’
                     al giornalista Giuseppe Bracchi
                     al professor Gennaro Saracino
                     ai lettori de ‘lacitta.eu’

Al giornalista Bracchi

     Mi sono reso conto che lei è proprio irrecuperabile. Non solo non ha migliorato il suo tono e continua con le sue intemperanze offensive, ma è peggiorato.

     Come le ho già chiarito, non discuterò con lei di argomenti e questioni se lei non si adatta ad usare i normali toni di una persona serena. Le faccio una domanda: lei, che è un giornalista, ha letto qualche volta articoli o commenti scritti in un linguaggio simile al suo? Intendo testi scritti su giornali seri, non su blog e giornaletti o pamphlet di pessima qualità.

     Purtroppo oggi Facebook, Twitter, blog e simili strumenti, nonché le scritte sui muri, cattive nei contenuti e pessime nella grammatica anzi già nell’ortografia, rivelano una crescente diffusione dell’incapacità di scrivere bene e abituano i lettori a non dare importanza a errori e orrori di forma, di stile e di idee.

     Però quegli strumenti (Facebook, Twitter ecc.) vengono usati anche da alcuni giornalisti, con la conseguenza che si adeguano al pressapochismo della forma e al linguaggio volgare che vi trovano. Eppure i giornalisti per primi dovrebbero scrivere bene e dare il buon esempio.

     Comunque lei ha ignorato del tutto la mia proposta: discutere di Lutero. Le fa paura discutere? Eh sì! Infatti lei non discute mai. In un paio di occasioni lei ha citato e insultato Lutero, che certo ha avuto difetti e colpe, ma evita di eseguire un esame critico del personaggio, delle sue azioni e delle sue idee. L’argomento è accantonato.

     Devo però affrontare almeno una questione perché lei mi ci costringe. Ho parlato di ‘sospetto’ perché non volevo procurarle una brutta figura citando l’articolo in cui lei ha lamentato di aver subito un torto personale dal Papa sia pure in modo indiretto, cioè da parte di uno “fatto Vescovo dal Bergoglio”. Pensavo che lei avrebbe capito. Dunque, visto che ha insistito, ho trovato il suo articolo, è del 12 novembre scorso e ne riproduco una parte, quella che interessa, in calce a questo scritto. L’ha voluto lei.

     Quello che mi stupisce della sua lamentela è che lei, in quell’articolo, si rivolga per aiuto al direttore responsabile del giornale, il quale direttore è stato proprio da lei pesantemente insultato qui, su lacitta.eu. Che improntitudine!

     Anzi devo rilevare che la questione è la stessa per la quale mi ha chiesto un parere professionale. Non le sembra di essere sfacciato a chiedere consiglio proprio a me? Che improntitudine! È questo il suo stile? Prima maltratta e poi chiede aiuto?

     Per finire torno a consigliarle di sorridere, non di ridere, soprattutto di non ridere “a crepapelle!!!!!” con cinque punti esclamativi. Esagerato! Non si usa, è roba da scritte sui muri e da ultrà negli stadi di calcio.

     Lei, che è un citatore compulsivo, conosce senz’altro il proverbio che dice: “Il riso abbonda…”

 

Al Direttore de “lacitta.eu”

     Prendo atto del grave regresso nel comportamento del giornalista Bracchi. L’impresa di migliorarlo è improba. Come direbbe il professor Saracino? Direbbe: “A me chi m’o fa fà?”

     Rinuncio e con oggi chiudo la disputa. Dovrei bocciare il giornalista, ma non ho la qualifica di insegnante per farlo, anche se questa vicenda ha tutto il sapore di un difficile rapporto tra insegnanti severi (giustamente) e uno scolaro ‘discolo’.

     C’è di più, il giornalista è di nuovo peggiorato nella grammatica. Sbaglia le maiuscole e le minuscole. Forse il suo bravo correttore è andato in tilt? Per questo pregherei il professore di ricominciare l’insegnamento. Perciò scrivo…

    

… al professore Gennaro Saracino

   Professore, spero che lei sia ancora un lettore di questo giornale, che non l’abbia abbandonato disgustato dal comportamento del signor Giuseppe Bracchi, suo allievo nolente e irriverente.

     Un lettore de lacitta.eu, che è un ottimo cultore dell’italiano e delle lingue antiche (greco e latino), parlando con me ha manifestato il desiderio di avere corrispondenza con lei. Piacerebbe anche a me. La prego quindi di comunicare un indirizzo mail al direttore del giornale, che ce lo potrebbe girare in via riservata.

  Ho alcune richieste da farle.

     Può spiegare al signor Bracchi che l’uso della maiuscola per ‘lei’ e ‘suo’ è tollerabile, ma sconsigliato perché sa di vecchiume? che è un barocchismo da vecchi nostalgici?    

     Gli vuol chiarire inoltre che i sostantivi ‘concilio’ ‘sinodo’ ‘vescovo’, quando non fanno parte di una denominazione specifica, devono essere scritti con la iniziale minuscola? Pensi che ha avuto il coraggio, macché coraggio, l’incoscienza e l’ignoranza di pretendere di correggere me.

     E gli può spiegare anche che il sostantivo ‘articolessa’ è obsoleto e comunque riservato agli articoli dei giornalisti? E che quindi si attaglia perfettamente ai suoi articoli e non ai miei scritti, dato che non sono un giornalista?

     Mi permetto di insistere: intervenga di nuovo. Ce n’è di lavoro da fare, ma almeno prenderà lei, che lo merita sicuramente, il titolo di ‘Manzoni’. Non spetta a me un tale onore, non a me che sono un dilettante della scrittura.

     Lei pensa che il giornalista abbia inteso sfottermi? Certo, lo so! ma lui nega di essere sfottente, si fa vittima e nega sempre tutto. L’unica carenza che ha ammesso, proprio a lei, è di essere difettoso nello scrivere e nel fare citazioni. Perciò lo corregga ancora, almeno nella grammatica!

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Da ‘lacitta.eu” 12 novembre 2016 – articolo di G. Bracchi: Vittime dello stile bergoglio, dio ci scampi e liberi

Peraltro, dulcis in fundo sed in cauda venenum, la mia recente polemica contro il vademecum Bergogliano ad uso e consumo dei giornalisti (i suoi giornalisti ovviamente), non deve essere piaciuta molto ad un certo Vescovo Titolare di Acquapendente delle nostre parti, fatto Vescovo dal Bergoglio medesimo non si sa bene per quali meriti, né in base a quali titoli. Probabilmente su sollecitazioni del tale Vescovo, lo scrivente è stato censurato e privato della sua firma per gli articoli che era solito inviare al mensile falisco La Voce.

Non che la faccenda mi interessi più di tanto, considerando che la mia opera, ancorché apprezzata da molti lettori, era del tutto gratuita. Ma al di là di certe quisquiglie o pinzallacchere, una domanda sorge spontanea: il mensile La Voce, non ha un Direttore responsabile iscritto all'albo dei Giornalisti?

Non spetta a lui decidere quali articoli debbano essere pubblicati oppure no? Non spetta a lui comunicare l'esclusione di un giornalista collaboratore, magari con una lettera motivata, forse, ringraziando, anche se obtorto collo (qualcuno traduca il latinetto per il Vescovo Titolare che avendo frequentato le scuole magistrali, forse non è molto pratico di Latino) il reprobo collaboratore per aver prestato gratuitamente e disinteressatamente la sua opera per il mensile? Ma tant'è. Questo è lo stile Bergoglio. Stile tutt'altro che misericordioso. Stile all'acido muriatico, per non dire all'olio di ricino. Vendicativo. Attendo lumi speranzoso.

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Attenda, attenda speranzoso. Se son spine pungeranno!

Agostino G. Pasquali

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