Montefiascone L'OPINIONE
Giuseppe Bracchi - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Il giornalista Giuseppe Bracchi

E’ davvero curiosa la politica italiana. Abbiamo ascoltato tutti la determinazione con la quale, sia il Ministro degli Interni, Minniti, che il neo Presidente del Consiglio, Gentiloni, poco prima della fine del 2016 e l’inizio del 2017, avevano deciso pubblicamente di cambiar tattica e politica nei confronti dell’immigrazione clandestina.

Meno ingressi, più controlli.

Non solo, ma a fronte di questi controlli restrittivi, il Ministro Minniti aveva deciso di dare una stretta anche nei confronti dell’islam estremista, più radicale, quello che insomma fornisce basi, strumenti, e protezioni di ogni sorta ai terroristi islamici di mezza Europa e di passaggio anche per l’Italia. Ma, come tutti i progetti politici all’italiana che si “rispettino”, ecco che all’interno del PD, che è poi il partito di governo, sorge subito uno stridente contrasto tra centro e periferia, in particolare tra Roma e Milano.

Mentre a Roma, infatti, si discute come fronteggiare il terrorismo islamico per arginarlo, prevenirlo e combatterlo, a Milano, invece, la parte ideologicamente più votata all’estremismo e che fa capo a Pietro Bussolati, segretario milanese del PD, pare invece prediligere inciuci e quant’altro con l’UCOI, l’Unione delle Comunità mussulmane di Italia ed il CAIM, che non solo rappresentano la parte più radicalizzata e retriva dell’islam italiano, ma addirittura vantano una relazione con un’associazione politico culturale detta dei Giovani musulmani, associazione a sua volta molto vicina a Morsi ed ai Fratelli musulmani, la cui triste esperienza è rimasta viva nella popolazione egiziana ed in specie dei cristiani copti.

Ricordate Maryan Ismail? Di origine somala, questa musulmana sufi fu estromessa proprio dal PD milanese, per far posto a Sumaya Abdel Qader, attuale consigliera comunale PD in odore di antisemitismo ed artefice di ambigue dichiarazioni e distinguo, proprio nei giorni scorsi, a proposito di mai precisate e specificate differenze tra antisemitismo ed antisionismo.

Ebbene è stata proprio Maryan Ismail a raccontare, nel corso di una recente intervista rilasciata a Francesco Borgonovo per “La Verità”, i legami ed i retroscena meno noti del PD milanese con i gruppi mussulmani più intransigenti, che partono dall’esistenza di luoghi di culto poco trasparenti e assai discutibili dal punto di vista legale dell’Hinterland milanese, fino ai vari tentativi di proselitismo ed islamizzazione.

Ora non v’è chi non si accorga come tra il centro e la periferia politica, fra dem al governo e quelli, più estremisti, all’opposizione, ma concreti, attivi e fattivi in quel di Milano e dintorni, (Milano e dintorni peraltro saliti di recente sulla ribalta delle cronache nazionali per l’uccisione a Sesto San Giovanni del terrorista islamico) non vi sia affatto assonanza, né concordanza di vedute e di intenzioni circa la politica da attuare per far fronte alla lotta contro il terrorismo.

Pare che in Italia ci siano esattamente due visioni politiche e due visioni del mondo in contrasto tra loro e assai poco conciliabili, in fatto di sicurezza dei cittadini. Quella del governo centrale, rappresentata dal Ministro degli Interni Minniti e dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che parlano il linguaggio a favore di una lotta incondizionata e senza quartiere contro tutto ciò che possa anche minimamente favorire l’insorgere del terrorismo in Italia.

E quella del PD milanese, che sembra andare in contro tendenza con tutto quanto richiede una sana lotta contro il terrorismo islamico, tanto che la già ricordata mussulmana di origini somale, Maryan Ismail, ex PD, parla della narrazione di una cultura islamica milanese vicino al PD, come base e strumento per radicalizzare una visione islamizzata della società.

Così che la stessa Maryan Ismail, dopo aver ricordato il suo impegno per ridimensionare quella cultura intransigente e per questo motivo cacciata dal PD milanese, rilancia alla fine dell’intervista due domande: come mai il partito democratico milanese è impermeabile a queste domande?

Di che cosa ha paura e che cosa nasconde? Già. Di cosa ha paura e che cosa nasconde il PD milanese? Non sarebbe inopportuno che il Ministro Minniti ed il Presidente del Consiglio, Gentiloni, si rendessero artefici di un chiarimento politico, che con i tempi che corrono, appare quanto mai urgente ed imprescindibile.

Giuseppe Bracchi

 

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