Viterbo CRONACA

“Una decisione drammatica e scellerata. Il piano di risanamento presentato da Unicoop Tirreno è inaccettabile: non è previsto alcun investimento, ma si procede solo con licenziamenti e tagli agli stipendi di chi si salva, con la revoca del contratto integrativo”.

Durissima presa di posizione di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs-Uil. I rispettivi segretari, Donatella Ayala, Aldo Pascucci ed Elvira Fatiganti, attaccano la cooperativa che ha presentato un programma di esuberi per un totale di 481 dipendenti full time che perderanno il posto.

Tra questi, circa 25 nel Viterbese suddivisi tra i due supermercati che chiuderanno (uno in via del Ruscello ad Acquapendente e un altro a Vallerano) e quello che sarà ceduto senza clausola di salvaguardia per i lavoratori (a Tuscania). Numero che potrebbe salire visto che 95 esuberi sono stati dichiarati anche tra i negozi che resteranno aperti tra Toscana e Lazio. Al momento, non è stata resa nota la data di chiusure e cessioni.

“La riunione di sabato – spiegano i tre segretari – era stata indetta a Firenze per proseguire il confronto sul piano industriale. Invece, come un fulmine a ciel sereno ci hanno prospettato licenziamenti e tagli”. In provincia di Viterbo sono numerosi i supermercati della catena: a Tuscania, Vetralla, Acquapendente (qui ce ne sono due), Orte, Montefiascone, Civita Castellana, Soriano nel Cimino, Vallerano, Fabrica di Roma, Caprarola, Ronciglione, Vignanello, Ipercoop Viterbo e negozio 86 in via Monte Cervino nel capoluogo, Tarquinia.

Sui 13 punti che chiuderanno in Italia, due sono nella Tuscia. Ma perché si è arrivati a tanto? “La crisi – rispondono – c’entra poco. Qui si fanno pagare ai dipendenti le scelte industriali sbagliate compiute dalla classe dirigente degli ultimi dieci anni che ha eroso il patrimonio iniziale, compiuto ristrutturazioni e riorganizzazioni interne sbagliate. Pensavamo ci fossero problemi ma mai avremmo creduto che si arrivasse a tanto: storicamente una simili crisi alla Coop non c’è mai stata”.

Il dato nazionale è 481 esuberi fulltime che, calcolando anche i part-time, si tramuteranno in circa 600 licenziamenti totali. Nello specifico, 116 sono i lavoratori in sovrappiù dei punti che saranno ceduti tra Toscana, Lazio, Umbria e Campania; 110 tra quelli che chiuderanno e 160 nelle sede amministrativa a Piombino.

“A queste condizioni – concludono - non ci sono i margini di negoziazione perché il piano è basato solo sui tagli al personale e ai costi, senza alcuna prospettiva di sviluppo. Come Filcams, Fisascat e UilTucs nazionali hanno già indetto lo stato di agitazione. A livello locale, effettueremo assemblee in tutti i luoghi di lavoro per promuove mobilitazioni e tutte le azioni a salvaguardia dei lavoratori e dei loro diritti”.

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