Sotto il Monte, Bergamo CRONACA CARDINALIZIA

 

Franco Bucarelli con S.E. il card. Loris Capovilla

“Per dieci anni, ho avuto  la straordinaria grazia di servire un Uomo, Angelo di nome e di fatto“:  così esordisce monsignor Loris Capovilla, 99 anni, recentemente nominato Cardinale da Papa Francesco per i suoi moltissimi meriti, nel rievocare la figura di Giovanni XXIII,  che il 27 aprile prossimo, insieme a Papa Wojtyla, sarà proclamato Santo.

“Accanto a questo grande Pontefice ho vissuto momenti eccezionali, quali ad esempio il progetto e l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Poi,  la notte in cui  decise d’intervenire, con un messaggio personale a Kennedy e Kruscev, quando per la crisi di Cuba, stava per scoppiare un conflitto nucleare ed il mondo si salvò da una sicura catastrofe.

Mille ricordi affollano la mia mente, soprattutto l’impatto mediatico che ebbe subito  la figura particolare di questo servo della Chiesa, che tutti battezzarono subito 'il Papa buono'.

La semplicità era la sua forza. Aveva  la pazienza del contadino bergamasco, abituato ad aspettare i giusti tempi della semina e della raccolta e nello stesso tempo il coraggio dell’innovatore, che portava una Chiesa paludata da tempo verso la porta della Modernità.

Il fratello che apre le braccia agli altri fratelli di religioni diverse.

Come sta accadendo oggi  anche con Papa Francesco, egli riportò in chiesa quel popolo che si era allontanato. Ancora ai nostri giorni, in tantissime case di fedeli nel mondo, viene esposta la sua immagine".

Eminenza, qual è il segreto della sua popolarità,  ancora viva, nonostante siano trascorsi più di quarant’anni dalla sua morte?

E’ quello di avere dato alla gente semplice, che costituisce la maggior parte dell’Umanità, la  sensazione di essere salita insieme a lui sul trono di Pietro.
Poi, la sua innegabile simpatia.
Mi diceva: quando la mattina mi faccio la barba, mi ritrovo questo viso da patata, però Dio mi ha dato due occhi ed un sorriso particolare …”.


“Nei suoi occhi , infatti, scorreva nitido  il profilo delle sue prealpi bergamasche, dei campanili delle chiese, delle cascine, dei viottoli santificati  dalle lacrime delle mamme, il sudore dei lavoratori della terra...
Quegli occhi, che vollero guardare dritto in quelli dei fratelli reclusi a Regina Coeli, mettendo all’unisono il suo ed i loro cuori".


Cosa accadde quando improvvisamente decise d’indire un Concilio Ecumenico e
chiamare i vescovi di tutto il mondo a portare a Roma i loro problemi?


"Fu un autentico fulmine a ciel sereno e, subito, proprio dall’interno delle mura vaticane e da molti cardinali conservatori piovvero sulla sua testa una valanga di aspre critiche, ma poco prima di morire, mi disse: ”Abbiamo vissuto grandi emozioni e non ci siamo mai fermati a raccogliere i ciottoli, che ci venivano lanciati dai due lati del nostro cammino.
Abbiamo guardato avanti, portando nel cuore l’Umanità  sofferente e cercato di unire gli uomini nella concordia della Fede".


Qual è il messaggio che  ci ha lasciato Giovanni XXIII, nuovo Santo della Chiesa?

“L’esempio della sua vita  e pure la serenità con la quale ha concluso la sua esistenza terrena, preziosa testimonianza anche per i suoi successori.

Un messaggio di pace, tra popoli e religioni diverse, che ora Papa Francesco ha raccolto e porta avanti. Come Giovanni XXIII scongiurò la terza guerra mondiale, così l’attuale Pontefice, con il suo accorato appello, ha fermato un nuovo grande conflitto in Medio Oriente, a causa della martoriata ed amata Siria.

 

Papa Giovanni XXIII, Rocalli

 

Papa Roncalli era solito ripetere: Un uomo bussa alla porta, come possiamo lasciarla chiusa?

Bisogna aprire, a costo di esporsi!

E fu così che la Chiesa di Papa Roncalli aprì il dialogo con l’Unione Sovietica di Krusciov, evento imprevedibile e di grandissima portata storica Nelle sue due Encicliche Mater et Magistra e Pacem in Terris, egli delinea il dramma dell’Umanità contemporanea e si rende interprete dei suoi  problemi.

Nel suo diario scrisse: 'Io lascio a tutti la sovrabbondanza della furberia e della cosidetta destrezza diplomatica e continuo ad accontentarmi della mia bonomia e semplicità di sentimento…'.

In tutto il mondo, sono innumerevoli le piazze, le strade, le scuole, le chiese che portano il suo nome.

Ma quante sono state le conversioni sconosciute, grazie all’esempio di Papa Giovanni?

Il messaggio che ci ha lasciato è molto chiaro e Papa Francesco lo ha raccolto in pieno, cioè quello che ad un Capo della Chiesa non basta affacciarsi ad una finestra, ma occorre che scenda nelle strade del mondo e vada incontro all’Umanità povera e sofferente".

Franco Bucarelli

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