Viterbo CRONACA JEZZATA


Conferenza stampa giovedì 24 aprile presso la Sala del Consiglio di Palazzo dei Priori, per  il bilancio conclusivo della manifestazione  "Tuscia Jazz".

Un evento  in una città storica con un fascino particolare, che ha saputo testimoniare qualità, impegno, trasparenza, sintonia con risultati molto soddisfacenti.

Entusiasta l'organizzatore Italo Leali per questa realtà costruita nella chiarezza, "con talenti spesso dimenticati, validi, accresciuti umanamente, che ha rivelato un'intellighenzia di serie A".

Per il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini c'è "il fascino coinvolgente del jazz, con un bilancio che da il senso del buon lavoro - ha inoltre aggiunto - per continuare con successo e profitto, ricordando che Viterbo è città anche termale, storica, turistica".

Anche il presidente della Fondazione Carivit, condividendo il pensiero degli intervenuti sopra citati, ha aggiunto che " Viterbo è una città più viva di quanto sembri, con possibilità rilevanti "a cui ha incalzato il soddisfatto consigliere Paolo Moricoli affermando: "Spero che traspaia l'emozione, la gioia che questa manifestazione mi ha portato".

Ma il jazz in Italia come è nato, ha una propria connotazione?  In effetti nel nostro Bel Paese anche il jazz ha una propria identità e una propria storia, risalente  agli inizi del ‘900 per assumere propri connotati, diventando a pieno titolo un vero e proprio genere musicale.

Il jazz è nato a New Orleans, negli Stati Uniti. Nella sua evoluzione c’è stato un contributo non indifferente degli immigrati italiani che, a quell’epoca, affollavano numerosi le strade americane, in cerca di una fortuna che il nostro Paese non poteva dare loro.

Fra questi vi erano: Giuseppe Alessandra (Joe Alexander), che si esibiva suonando il basso tuba con il compatriota, Giorgio Vitale, meglio conosciuto come “Papa” Jack Laine, fondatore della celebre Reliance Brass Band.

Di tutto ciò in Italia non c’era notizia poiché gli italiani ascoltavano ancora Gea della Garisenda e Gino Franzi, scoprendo solo più tardi questa musica sincopata e distante da tutto ciò che era esistito fino ad allora. 

Ma la storia del jazz in Italia cominciava già nel 1904 quando un gruppo di cantanti e ballerini creoli, presentati come “creatori del catwalk”, si esibiva al Teatro Eden di Milano. Il primo italiano a suonare il jazz in Italia fu però Vittorio Spina che ,nel 1917 a Roma, si unì alla band del sergente dei marines Griffith, suonando il suo banjo allo YMCA, in via Francesco Crispi.

Le prime vere band jazz si cominciarono a formare invece negli anni ’30, con il milanese Arturo Agazzi – detto “Mirador”- che ebbe subito un enorme successo. La prima incisione fu “At the Jazz Band Ball“, nel 1919, eseguita dall’orchestra del teatro Trianon di Milano, diretta da Nicola Moleti. Altri nomi importanti del jazz nel panorama italiano di quegli anni furono la Ambassador’s Jazz band, Blue Star, Di Piramo,Carlini, Ferri, Louisiana, ma anche grandi solisti come Galli, Morea e Rizza.

In particolare la Ambassador’s Jazz band del sassofonista Carlo Benzi era composta anche da vecchi elementi della Mirador’s Orchestra Syncopated.
Nonostante il forte antiamericanismo degli anni del fascismo il jazz continuò a diffondersi, tanto che uno dei figli di Mussolini, Romano, divenne un estimatore del genere oltre che bravo pianista jazz.

È proprio il ventennio fascista quello che segna il successo del jazz in Italia ed il 14 gennaio 1935 Louis Armstrong, per la prima volta, viene a suonare in Italia, al Teatro Chiarella di Torino. Sempre a Torino nasce il circolo Hot Club, mentre a Milano si forma il Circolo Jazz Hot.

Tra il 1937 e il 1941 nascono poi le prime etichette discografiche dedicate al jazz: Grammofono – La Voce del Padrone, Odeon e la FONIT Fonidisco italiano dei Fratelli Trevisan, fusasi poi con la Cetra. La fine degli anni ’30 portò con sé anche le leggi razziali dimodochè la musica di ispirazione afroamericana venne messa al bando. Non solo, ma anche i nomi vennero storpiati e italianizzati e persino il mitico Luis Armstrong divenne Luigi Braccioforte.

Nel dopoguerra, il jazz in Italia  dal 1940 al 1960 vede come nomi più rilevanti e conosciuti Gorni Kramer, Giorgio Gaslini, Lelio Luttazzi e Franco Cerri, il compositore Bruno Martino e cantanti come Natalino Otto e Jula de Palma. In particolare Natalino Otto fu la prima voce jazz : la sua bravura era in parte anche dovuta ai viaggi che spesso compiva della tratta Genova – New York. Natalino Otto rimane fra gli interpreti e autori più prolifici nell’ambito del jazz italiano.  Ma negli anni ’50 emerge  la figura di Fred Buscaglione, conosciuto tutt’oggi anche da chi non è un appassionato del jazz.

Attualmente in Italia a questo genere musicale vengono dedicati diversi festival, tra cui il più universalmente famoso è l’Umbria Jazz Festival. Esiste – tra le tante- anche un’importante rivista dedicata al genere : “ Musica Jazz”, edita dal 1945 ad oggi ininterrottamente, attestandosi così come rivista musicale più longeva al mondo.

Dal 1981, insieme alla rivista, viene allegato anche un supporto discografico, prima LP e oggi CD.

Tali supporti vengono considerati da collezione, sia perché contengono brani inediti o edizioni introvabili, sia perché le copertine sono state create da disegnatori famosi come Guido Crepax e Maurizio Bovarini.

I nomi del panorama jazz italiano attuale che ha trovato piena considerazione in tutto il mondo sono – solo per citarne alcuni – Franco Cerri, Enrico Rava, Antonello Salis, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Antonio Faraò, Dado Moroni, Aldo Romano, Stefano di Battista, Enrico Intra, Tullio De Piscopo, Giorgio Rosciglione,Rosario Giuliani, Fabrizio Bosso, Rita Marcotulli, Danilo Rea, Nicola Mingo, Pippo Matino, Giovanni Falzone, Giovanni Mirabassi, Enrico Pieranunzi, Riccardo Fassi, Gianluigi Trovesi e tanti altri oltre alla cantanti Tiziana Ghiglioni, Maria Pia de Vito ed Ada Montellanico.

In particolare Franco Cerri viene considerato il chitarrista italiano più autorevole nel campo del jazz. Enrico Rava è uno dei jazzisti italiani più noti a livello internazionale, grazie anche alle sue molteplici attività in U.S.A., con oltre novanta registrazioni, di cui circa trenta da solista. Paolo Fresu è un compositore, trombettista e flicornista italiano, è un jazzista di fama mondiale e fondatore di Time in Jazz, festival che si tiene ogni anno a Berchidda in Sardegna.

Laura Ciulli

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