Viterbo CRONACA CRUENTA

L'eccidio delle Fosse Ardeatine vede anche la drammatica realtà del coinvolgimento di tredici martiri originari del Viterbese, tra i quali alcuni che svolsero attività nelle bande partigiane dell'Alto Lazio.

Dopo indicibili torture, furono uccisi e fatti saltare in aria in quella cava di pozzolana, ora tempio che custodisce il loro eroismo, testimone di una delle pagine più cruente della storia italiana.

I loro nomi: Tito Bernardini, di Orte, sacello 121.
Aldo Francesco Chiricozzi, di Vignanello, sacello 48.
Giorgio Conti, sacello 46, romano, ma attivo nelle Resistenza viterbese.
Alberto Cozzi, medaglia d’oro al valor militare, originario di Castel Cellesi (Bagnoregio), sacello 266.
Renato Fabri, di Vetralla, sacello 172.
Angelo Fochetti, di Vignanello, sacello 129.
Angelo Galafati, di Civitella d’Agliano, sacello 332.
Manlio Gelsomini, medaglia d’oro al valor militare, romano, sacello 34.
Enrico Guidoni, di Viterbo, sacello 113.
Epiminio Liberi, di Popoli (Pescara), sacello 297.
Enrico Mancini, di Ronciglione, sacello 42.
Angelo Martella, di Caprarola, sacello 322.
Armando Ottaviano, di Fresagrandinara (Chieti), sacello 165.

Anche i loro nomi, le loro vite sono inserite nella lista stilata per l’attentato di via Rasella, per cui per ogni tedesco ucciso il colonnello Herbert Kappler, ordinò per rappresaglia la fucilazione di dieci comunisti badogliani.

Come ha scritto il presidente del Senato della Repubblica italiano, Pietro Grasso: "I crimini contro l'umanità non devono essere prescritti, archiviati o, tantomeno, dimenticati, devono essere perseguiti, non per vendetta, ma per spirito di giustizia".


Laura Ciulli