Viterbo IL RACCONTO
Agostino G. Pasquali

Chi ha ucciso la bella Nadia?

IL RACCONTO: Chi ha ucciso la bella Nadia? Primo giorno
IL RACCONTO: Chi ha ucciso la bella Nadia? Secondo giorno
IL RACCONTO: Chi ha ucciso la bella Nadia? Terzo giorno

QUARTO GIORNO

Chi ha ucciso la bella Nadia?

     Dopo pochi secondi si sente una voce metallica proveniente dal videocitofono:

     “Chi è? Prego dica il nome, ma se è un venditore… no, grazie, non mi serve nulla.”

     “Carabinieri. Sono il maresciallo Grandasso. C’è la signora Pinsoni? Posso parlarle?”

     “Sono io. Mi scusi, maresciallo. Non l’ho riconosciuta subito, ma sul display del videocitofono ho visto un signore in borgese… Prego, entri e venga pure fino all’ingresso di casa, ma, per favore, richiuda bene il cancello.”

     Uno scatto della serratura. Il maresciallo apre e richiude, quindi attraversa il giardino, grande, quasi un parco.

     Passando osserva che c’è qualche albero in condizioni abbastanza buone, ma due pini sono infestati da nidi di processionarie; le aiole son piene di erbacce; il prato è sofferente per mancanza d’acqua, pare non rasato da tempo, e qua e là ci sono chiazze di terreno nudo. L’insieme dà l’impressione di trascuratezza se non di abbandono completo.

     All’entrata della casa, cui si accede da una terrazza sopraelevata di otto scalini rispetto al giardino, c’è la signora che sta con una mano appoggiata allo stipite della porta aperta. Non va incontro al visitatore, lo aspetta e lo invita:

     “Prego, si accomodi. Entri. Le faccio strada fino al salotto dove possiamo parlare comodamente”.

   La signora cammina appoggiandosi ogni tanto a un mobile, visibilmente incerta nell’equilibrio.

   Attraversano l’atrio, che è un salone grande e accuratamente arredato con mobili moderni e qualche notevole pezzo antico, quadri astratti in stile Kandinsky alle pareti, a terra e su mensole vasi policromi di fattura recente ma pregevole e adorni di fiori artificiali ma non volgari. L’interno della casa è ordinato e curato in evidente contrasto con l’esterno.

   Si accomodano nel salotto, arredato più sobriamente dell’atrio ma nello stesso stile moderno impreziosito da qualche pezzo antico, però funzionale. Non ci sono complementi d’arredo costosi, ma inutili e pretenziosi. Tutto l’ambiente sa di sobria eleganza e finezza culturale.

   Come per una intuizione subliminale evitano entrambi le solite sciocche formalità e perciò omettono le frasi di circostanza, quelle che si usano per superare un primo imbarazzo, cioè le espressioni del tipo: “Come sta?” “Bene, grazie, e lei?” “Che bella casa!” “Grazie. Ho il piacere di conoscerla personalmente.” “Ho sentito parlare di lei, ma forse ci siamo già incontrati… sa dove?” “Si, mi pare, ma ora non ricordo. Perdoni la mia memoria…!”

     Si osservano invece con aria interrogativa, come duellanti che si mettono nella posa di guardia per l’inizio di un duello. Spetta al maresciallo il primo affondo, cioè l’esposizione del motivo della visita, ma non sa bene come cominciare. L’ambiente lo intimidisce e quindi commette subito una gaffe.

     “Signora, scusi la mancanza del preavviso, ma noi carabinieri facciamo così, arriviamo all’improvviso, se no i delinquenti scappano…”

     Capisce subito che la battuta è infelice e può essere fraintesa per cui aggiunge:

   “Ho fatto una battuta, credo che sia evidente. Non mi riferisco a lei…”

     La signora Pinsoni sorride e annuisce, poi riprende l’aspetto serio e prende lei la direzione del discorso.

     “Certo, maresciallo. Non penserei mai che lei mi consideri una delinquente. Ma è evidente comunque che la sua non è una visita di cortesia. Se lei si disturba a venire qui ha certamente qualche notizia spiacevole da darmi. Ho fatto involontariamente qualcosa di male? O è successo qualche incidente ai miei nipoti?”

   “No, nulla di questo. Né accuse né incidenti…”

     La risposta della signora, seguita da domanda, dà al maresciallo un ottimo aggancio per iniziare e condurre quello che nella sua intenzione è un vero e proprio interrogatorio.

     “… nessuna brutta notizia. Ma perché ha pensato a un incidente ai suoi nipoti?”

     “Ecco: perché ieri non sono venuti a trovarmi e nemmeno l’altro ieri. Non saltano mai la visita per due giorni di seguito. E io mi preoccupo per loro, ma anche per me, perché adesso, che non c’è più la colf, io dipendo da loro.”

     “So quel che è successo alla sua colf, ma perché non ne ha presa un’altra?”

     “Una nuova colf? Certo, mi ci vuole. Sa? Io ho qualche problema di salute che non mi permette di muovermi normalmente…”

     “Sì, qualcosa so. E allora? la nuova colf?”

     “Me la dovrebbero trovare i nipoti, la nuova colf. Me l’hanno promesso, ma dicono sempre ‘domani, domani’ … come per il giardiniere.”

     “Ho visto infatti che il prato è un po’ trascurato.”

       “Proprio così e me ne vergogno. Prima ci pensava la povera Nadia con l’aiuto di un operaio che è il fidanzato di Emma Neri, che lei chiamava per i lavori grossi, come falciare l’erba, potare… Io posso occuparmi dell’interno, almeno per qualche tempo. Sono sola: sporco poco e devo pulire poco. Ma l’esterno, no. Non è lavoro per me.”

     Il maresciallo, guardandosi attorno, ha notato alcune fotografie incorniciate in argento ed esposte sopra una consolle. Si sofferma a osservarne una che presenta una giovane donna in tenuta da tennis. La signora se ne accorge.

     “Quella ero io, quando stavo bene e praticavo gli sport per passione e anche come scelta di vita. Sa, maresciallo? Il mio lavoro era da insegnante di educazione fisica. Poi l’incidente… trauma alla colonna cervicale, artrosi e vertigini. In un attimo: da attiva sportiva a pensionata per inabilità. Da allora sono passati vent’anni e ho dovuto adattarmi a questa vita…”

     “Sapevo della sua difficoltà, ma non conoscevo questi particolari, mi dispiace…”

 

     Però non sono i guai della signora che interessano il maresciallo, il quale indica un’altra foto nella quale riconosce Nadia in un bel viso serio di giovane donna con una abbondante capigliatura rosso rame. Come nella foto che gli aveva mostrato Olivone.

    “Quella è Nadia, vero? Lei evidentemente le era affezionata. Ma a proposito com’è morta precisamente? ”

     La domanda è brutale. La signora ha uno scatto del busto all’indietro, accenna una smorfia dolorosa come se, restando al paragone del duello, fosse stata ferita da un affondo di spada; ha un attimo di esitazione perché intuisce che è quello il motivo della visita. Ogni formale gentilezza scompare dal suo atteggiamento e la voce diventa dura.

     “Non mi aspettavo che mi avrebbe fatto questa domanda. Qualche mala lingua insinua cattiverie… È stata quella pettegola di Emma? Quella, per esempio, è una gran brava ragazza, mi aiuta, ma è una tale pettegola! Ho saputo che sparla. Capisco che erano amiche e la perdita l’ha addolorata almeno quanto ha addolorato me. No, così tanto non è possibile. Ma perché pensa male? Che motivo c’è? Le assicuro che Nadia ha avuto un attacco cardiaco. Fulminante.”

     “Me lo può descrivere… più dettagliatamente? Che sintomi? Quanto è durato l’attacco? È stato fatto qualcosa per soccorrerla? Da chi?”

     “No, non me lo chieda, mi fa male parlarne. E poi che le dovrei dire? La sera stava bene, la mattina dopo era morta. Altro non so. E poi non sono mica un medico…”

     La signora Pinsoni si alza a fatica e il maresciallo capisce dal tono della voce e dall’irrigidimento del volto che la conversazione è finita. Il suo non è un interrogatorio ufficiale, si trova a casa d’altri e non può essere invadente e importuno. Non è nella sua natura e nel suo stile. Ringrazia e saluta.

 

                                                                     *     *     *

     Il maresciallo Grandasso passa il resto della giornata occupandosi dei normali adempimenti del suo ufficio, ma non riesce a dimenticare l’affare Pinsoni.

     Sa bene che potrebbe segnalare il caso alla magistratura come notizia di reato e aspettare che il magistrato, se lo ritiene opportuno, disponga la prosecuzione delle indagini con le moderne tecniche investigative: controlli telefonici, riesumazione del cadavere e perizia necroscopica, analisi e comparazione a raffica dei DNA com’è ormai routine, ecc. ecc. Ma gli sembra che tanto impegno sarebbe gravoso e costoso, e alla fine pure controproducente, come capita spesso quando, nei vari gradi del processo penale, le perizie vengono messe in discussione da controperizie, invalidate con cavilli giuridici, e alla fine succede che tutto un iter complesso e lungo sia vanificato dal compimento della prescrizione.

     Ritiene che una buona indagine fatta all’antica, raccogliendo testimonianze e indizi, possa portare alla individuazione di uno o più sospettati e che, attraverso interrogatori informali, sia possibile indurre il colpevole a confessare. Invece, con l’attuale sistema formalistico, pignolo e ultra garantista, il colpevole, assistito da un buon avvocato, riesce a sfuggire alla condanna rifiutandosi di rispondere ovvero confondendo gli investigatori con abili depistaggi.

     Si propone perciò di fare ulteriori accertamenti. Poi, se non troverà nulla di decisivo, potrà scaricare l’affare Nadia alla Procura della Repubblica, che aprirà un fascicolo contro ignoti, quindi, occupata da affari più urgenti e importanti, lo trascurerà e alla fine lo archivierà.

 

     La sera, dopo aver lasciato l’ufficio, continua a rimuginare sulle poche e vaghe notizie che ha raccolto e, pure quando è a casa, durante la cena, continua a pensarci.

     A tavola non riesce a seguire le chiacchiere di Nunziatina, la moglie, che pure sarebbero divertenti in un’altra circostanza. Lei è comprensiva, sa che quando il marito è chiuso nei suoi pensieri bisogna rispettare la sua riservatezza, e quindi diventa silenziosa.

     Seguono tutti e due distrattamente il TG che racconta i grandi avvenimenti del mondo, purtroppo brutti più del solito: Trump che minaccia la guerra alla Corea del Nord; attentati in Europa e attentati in Oriente, ma questi non fanno più nemmeno notizia; e poi scioperi, dimostrazioni e risse politiche.

     Verso la fine del TG il maresciallo viene colpito però dall’intervista a un magistrato che sta spesso in TV a fare il tuttologo mentre in privato scrive romanzi di fantapolitica. Costui paragona l’Italia a uno scassato barcone di profughi che non riesce ad approdare da nessuna parte perché nessuno in Europa vuol dare un aiuto, e paragona l’Europa a una Costa Concordia che va al disastro guidata, per modo di dire, da ventisette capitani sconsiderati egoisti e incapaci come altrettanti Schettino. Chi è quel magistrato? È uno famoso, ma il maresciallo ha perso la presentazione e non riesce a identificarlo. Ma che importanza ha? Meglio andarsene a dormire.

     Più tardi, a letto, non riesce a prendere sonno e allora si mette a rimuginare su quanto ha appreso nella visita a Sovrana:

- La morte di Nadia è sospetta perché, oltre la lettera anonima, ci sono le chiacchiere di Emma la ‘pettegola’, così l’ha definita la Pinsoni; e in un certo senso è sospetto anche l’atteggiamento della stessa Pinsoni che si è rifiutata di dare particolari della morte. È noto che la gente, se sollecitata, prova un piacere quasi masochistico a descrivere gli ultimi istanti della vita di una persona. Chi fa il riservato ha qualcosa da nascondere.

- Sarebbe opportuno riesumare il cadavere e compiere una perizia necroscopica. Ma nessun magistrato darebbe quest’autorizzazione soltanto sulla sola base di una vaga lettera anonima e di un po’ di pettegolezzi.

- Il movente? Ci deve essere sempre un movente per un omicidio, perché di omicidio si potrebbe trattare, così gli dice il suo fiuto, ma potrebbe essere stato anche un suicidio. In ogni caso deve scoprire la motivazione.

- Nadia era una bella e desiderabile ragazza e anche provocante. Quindi il movente può essere la gelosia o un rifiuto. Il primo sospettato è perciò Stefano Pinsoni, l’innamorato di Nadia e da questa tenuto sulle spine tra ammiccamenti e freddezze. E poi, come ha detto la Neri, studia medicina e quindi avrebbe la capacità di provocare una morte che sembri un infarto.

- Ma non si dice forse che il più sospettato è sempre innocente? Ma no, questo succede nei romanzi gialli che sono scritti con il gusto sadico di fuorviare il ragionamento dei lettori. La realtà è sempre banale e questo caso sembra proprio banale.

     Il maresciallo decide dunque che domani la prima cosa da fare sarà parlare con il giovane Stefano; sarà ovviamente un interrogatorio informale, una chiacchierata amichevole, senza l’intervento del magistrato. Non è ancora il momento di fare rapporto. Semmai dopo l’interrogatorio.

     Ora Grandasso può dormire il sonno del giusto, cioè di chi ha fatto bene il lavoro. Infatti, avendo stabilito il programma per il giorno dopo, ha avviato la soluzione del problema.

(Continua e finisce domani sera)

Agostino G. Pasquali

 

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