Viterbo PENSO CHE...
Andrea Stefano Marini Balestra

L'avv. Andrea Stefano Marini Balestra

Quando eravamo bambini, i nostri genitori ci hanno inculcato il concetto del pericolo che dapprima, poteva essere una pentola d’acqua bollente, poi, più grandicelli, ci hanno detto diffidare dei falsi amici, all’università dal compagno che si arruffianava il professore e ci vedeva in cattiva luce, nel servizio militare dai “nonni”, nel lavoro dal collega e nella famiglia dai parenti, ma nessuno ci ha mai detto che il pericolo poteva essere lo Stato e i governi. Noi un po’ passatelli avevamo del concetto “Stato” qualcosa di supremo, lo Stato siamo noi, i governanti che temporaneamente lo reggono ci stanno per aiutarci, appariva impossibile che lo Stato potesse fregarci.

    Ma oggi?

    Certo non vorremmo che proprio lo Stato fosse il soggetto pericoloso da cui guardarsi, ma l’osservazione di quanto ci sta intorno dimostra che, purtroppo, siamo tutti in pericolo. Pericolo che deriva dallo Stato e dai suoi Governi.

E’ evidente, e sotto gli occhi di tutti, che abbiamo in questi ultimi anni uno Stato e un governo che non ci aiuta, anzi, i provvedimenti che hanno emanato a getto continuo, mediante decreti legge, non solo sono contro il senso comune (vedasi per es.: abolizione voucher, progetto legge sulla legittima difesa, pseudo condoni fiscali, “buona scuola”, vaccini, pensioni anticipate e non, etc. etc.), ma contro il cittadino comune, che si trova alla mercè nella congerie di leggi e disposizioni che non capisce, e, quando le riesce a capire, si rende conto che sono contro di lui.

Ma di tutti i pericoli della pessima amministrazione statale, quello maggiore viene dall’amministrazione della giustizia. Dal ministro, che per oltre un mese ha disertato l’ufficio per farsi campagna elettorale, all’ultimo dei presidenti di tribunale, i quali non sono in grado di gestire, in modo quantomeno decente e con criteri, anche allora critici, di almeno dieci\quindici anni fa.

E’ certamente stare in pericolo quando si va in giudizio per una causa civile in cui si ha ragione e si subiscono rinvii di udienze, anche di un anno, anche in piccoli Tribunali, quando un fatto delinquenziale viene “trattato” a distanza d’anni e magari “deciso” quando il reato è prescritto e nel frattempo il colpevole ha continuato indisturbato la sua attività.

E’ altrettanto stare in pericolo quando la giurisprudenza della Cassazione e della Corte Costituzionale fanno strame di certezze e alimentano anche dubbi sulla terzietà di certe decisioni.

Il massimo del pericolo nel quale può incorrere un cittadino è l’ufficio delle Procure della Repubblica. Qui, “solerti” magistrati, a loro piacimento e fantasia compiono indagini su tutto e su tutti, manco se 60 milioni di cittadini possano ritenersi, sempre, tutti fuorilegge.

In qualunque attività umana per loro c’è sospetto, dovunque si vuole indagare senza il minimo fumus di colpevolezza e il risultato che deriva è un’enorme massa di procedimenti che nessun ufficio giudiziario riesce a gestire compiutamente. Quando, poi, la “gestione” avviene, oltre il 50% è per un’assoluzione o dichiarazione di prescrizione. Quindi per più della metà le indagini sono inutili!

Ho sempre sentito riferire dai vecchi giuristi, che il Pubblico Ministero è il primo giudice, cioè colui, che ricevuta una notizia di reato deve delibarla come tale e, del caso, avviare indagini o subito archiviare.

Sembra invece che questa caratteristica della magistratura inquirente sia cessata. Per ogni nonnulla di sospetto si va a procedere senza compimento di serie indagini. Ripeteva mio padre il detto “per i delinquenti, tutti appaiono delinquenti” quindi, per chi lo è, ogni attività è considerata un atto delinquenziale come lui forse avrebbe commesso.

Altro che “omnia munda mundis”!

Il recente caso degli arresti di Trapani e delle dimissioni di un sottosegretario dell’attuale governo, reo di aver accettato un regalo, è emblematico.

Sulla base di un’intercettazione (speriamo non sia stata “manipolata”!) è stata data comunicazione ai media, che la Procura sta indagando sul regalo di un orologio a una signora, ma non si capisce neanche per quale reato.
Leggiamo che il sottosegretario beneficiata del dono, poi autosospesasi, (rara avis?) abbia caldeggiato un emendamento per consentire l’applicazione dell’IVA ridotta sul cabotaggio e che tale emendamento le sia stato “richiesto” da un armatore siciliano.

Ma dove troverà la Procura inquirente il sinallagma tra il beneficio di quell’armatore e la riduzione dell’IVA?
Il provvedimento di riduzione IVA aiuta non solo un singolo armatore, ma tutti gli altri armatori italiani e stranieri operanti in Italia. La riduzione del carico fiscale sui servizi marittimi favorisce la riduzione delle tariffe, l’incremento del traffico marittimo e il turismo.

Ma no?

Per la Procura è reato per un politico amministratore pubblico aver ricevuto da una parte imprenditoriale un consiglio per come meglio regolare la tassazione del trasporto marittimo e poi aver donato a una signora un comune orologio.
A questo punto c’è davvero da temere!

Chi a Natale manda un cesto con un panettone, un torrone e una bottiglia di spumante a un amico, comunque in servizio presso qualche ufficio, si trova veramente in pericolo. La locale Procura potrebbe considerarlo il “prezzo” di un favore e allora: tutti dentro!

Ma siamo seri!

Reagiamo con sdegno e possibilmente con il voto qualora ci sarà concesso (infatti, nelle dittature non si concede!) in questo modo di ragionare giustizialista, peraltro pure a senso unico e a orologeria e facciamo attenzione all’attuale amministrazione dello Stato che mediante il suo governo non ci protegge, perché, infatti, consentendo un’invasione del territorio, l’asservimento degli interessi nazionali a quelli franco-tedeschi, al disarmo morale delle forze dell’ordine, alla pessima educazione dei minori e all’abolizione della sanità, è il vero soggetto da cui difenderci.

Dai ladri di notte ci si può difendere con le inferriate e gli allarmi elettronici, ma mi dite con quale antifurto possiamo difenderci dallo Stato?

Certo che rispondete: con il voto...
Ma quando?

Andrea Stefano Marini Balestra