Viterbo RIFLESSIONI
Andrea Stefano Marini Balestra

Papa Francesco

            Da oggi pomeriggio tutti gli organi di informazione hanno dato notizia che Papa Francesco ha esternato in modo esplicito e grave su un problema politico che ci riguarda da vicino: la proposta di istituzione nel nostro Ordinamento di una legge che attribuisce al nato sul suolo nazionale la qualifica di cittadino italiano, la così detta legge jus soli.

            Personalmente come cattolico praticante seguo l’insegnamento pontificio, ma solo per quanto riguarda le questioni di fede e religione, ma non posso ammettere che un capo spirituale, quale è appunto un capo di una chiesa cristiana, possa intromettersi in affari di uno stato libero e sovrano quale è, per esempio fino a prova contraria lo Stato Italiano.

In passato è avvenuto che dalla Cattedra di Pietro siano venuti insegnamenti rivolti ai governanti per ammonirli circa la promulgazione di legge in contrasto con gli insegnamenti cristiani, mi riferisco infatti, alle problematiche dell’aborto, delle nozze gay ed in passato anche al divorzio. In questi casi, però, era messa in dubbio la dottrina cristiana, in particolare quella cattolica dettata dal Vangelo, oggi, però per lo jus soli e jus culturae, non sono in ballo valori cristiani, ma solo valori civili.

            E’ qui il punto!

Quando si parla di leggi in contrasto con la dottrina, l’insegnamento del successore di Pietro è doveroso. Egli deve difendere la fede e la cultura cristiana e le “intrusioni” (cosi sono state chiamate da certa stampa “progressista” e radicale) potevano essere ammesse e dovute. Nei casi dell’aborto era in difesa della vita che per un cristiano si manifesta da subito nel ventre della madre, nel caso di nozze gay, il superamento dell’unione uomo donna santificato da Gesù nel Vangelo (egli partecipò alle Nozze di Cana) e nel divorzio lo scardinamento del principio letto in occasione della celebrazione del matrimonio allorché viene ricordata l’impossibilità di sciogliere ciò che Dio ha legato.

            Ma dello jus soli e dello jus culturae nel Vangelo e nelle Scritture non vi è traccia. Nella dottrina cattolica non vi sono riferimenti a questi principi che sono eventualmente problemi civili e non di religione.

            Nella specie, il dibattito che si agita in questi tempi nella nostra Nazione tra favorevoli e contrari nulla ci azzecca con la religione e l’insegnamento cristiano.

E’ solo una questione civile e politica.

Di conseguenza, nessun ministro di Dio, anche a livello di Papa, se ne può impicciare.

            Qualcuno dirà: Papa Bergoglio parla a favore di jus soli per un principio di misericordia, quindi lo può fare. Ma no! Che c’entra una legge civile sulla cittadinanza con la misericordia?

            Misericordia, semmai, può essere quella dell’accoglienza dei migranti, dei loro programmi d’inserimento nella nuova realtà sociale nella quale sono pervenuti, ma non indiscriminata concessione di cittadinanza a tutto il mondo.

L’Italia, così come è messa geograficamente diventerebbe la sala parto dell’Africa, ed in virtù del conclamato jus culturae abiurerebbe alla sua civiltà millenaria, che qui è nata, e di conseguenza si favorirebbero culture diverse ed antropologicamente arretrate.

            Ditemi voi, nei cinque lettori, se ciò è logico e se sia possibile che un Papa possa favorire in ingresso indiscriminato di persone alle quali non è possibile per motivi logistici assicurare un trattamento misericordioso e consenta che la civiltà europea fondata sul cristianesimo possa essere sopraffatta.

            In passato, da Carlo Martello all’assedio di Vienna, passando per la Battaglia di Lepanto e la Santa Alleanza, la civiltà cristiana è stata protetta proprio dagli inquilini di turno del Palazzo apostolico.

Qualcuno è diventato anche santo: S. Pio V e S. Marco d’Aviano, per esempio.

Bergoglio, se parli di fede, ti seguo, se fai politica ti detesto!

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