Montefiascone L'OPINIONE
Giuseppe Bracchi – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Papa Francesco

La decisione della Conferenza Episcopale polacca di non dare seguito e di non applicare dunque quanto disposto dall’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, in fatto di Comunione ai divorziati risposati civilmente, non solo conferma da un lato la bimillenaria Tradizione della Chiesa, del suo Magistero e dell’insegnamento evangelico, ma conferma quanto lo stesso card. Sarah va dichiarando sui quotidiani e sulle agenzie di stampa di mezzo mondo, ovvero il pericolo che sulla dottrina morale della Chiesa si vada profilando all’orizzonte l’ombra minacciosa di uno scisma.

La decisione dei vescovi polacchi, infatti, oltre ad essere in netta controtendenza con le Conferenze episcopali di Belgio e Germania, si sta rivelando solo la punta dell’iceberg di un’insofferenza sempre più vasta, che si sta propalando anche in Africa e fra i vescovi africani. Con buona pace del card. Kasper e delle sue reprimende nei confronti degli stessi Vescovi africani, i quali sembrano avere le idee chiare sia per quanto riguarda l’emigrazione (leggi la nota della Conferenza Episcopale del Ghana, dove si invitato i giovani a respingere le lusinghe di un Occidente malato moralmente), sia per quanto riguarda l’omosessualità e la stessa comunione ai divorziati risposati.

Ma torniamo alla decisione dei Vescovi polacchi, non senza aver prima ricordato altri gruppi di Vescovi come quelli del Kazackhstan, dell’Alberta e delle regione del Nord Ovest i quali hanno deciso, dopo aver letto Amoris Laetitia, che “l’Eucaristia non può essere data a coloro che vivono more uxorio mentre il primo matrimonio è valido ed il primo coniuge è in vita”, confermando pienamente il Vangelo di Cristo e la Tradizione apostolica.

Il documento polacco, tuttavia, ha un’importanza teologica e dottrinale ben più ampia, sia per la sua impostazione, sia perché il documento è il frutto di un lungo e travagliato studio dell’Esortazione apostolica bergogliana. I vescovi polacchi infatti già nel giugno scorso, a conclusione dei lavori dell’Assemblea generale a Zakopane, sui Monti Tatra, avevano rilasciato, per bocca del suo portavoce Pawel Rytel Adrianik, una dichiarazione pubblica, dove si richiamavano, tra le altre cose, agli insegnamenti di Giovanni Paolo II e della Familiaris Consortio (n.84), che permette ai divorziati risposati civilmente di avvicinarsi ai sacramenti solo se vivono una relazione familiare come fratello e sorella.

Allo stesso tempo, l’Arcivescovo ausiliario di Lublino, mons. Jozef Wrobel, aveva dato il suo pieno assenso ai cardinali estensori dei Dubia, aggiungendo subito dopo che “non potevi dare la comunione prima, e non è possibile ora. La dottrina della Chiesa non è soggetta a cambiamenti, altrimenti non si tratta più della Chiesa di Cristo fondata sul Vangelo e sulla Tradizione. Nessuno ha il diritto di modificare la dottrina, perché nessuno è il padrone della Chiesa”.

Ancora una volta, dalla Polonia arriva un altro ennesimo e chiaro esempio di come Amoris Laetitia, oltre ad essere un documento ambiguo, sia il frutto di una eresia strisciante all’interno della chiesa bergoglina, la stessa che ha spunto i 62 teologi (ma le firme di giorno in giorno si fanno sempre più numerose, compresa quella di chi scrive), studiosi ed accademici a firmare la Correctio Filialis de Haeresibus propagatis.

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