Italia CRONACA
a cura di Dario Mencagli

Per tutti coloro che vogliono manifestare la loro solidarietà a Lula e difendere la democrazia brasiliana, vi invio alcuni documenti recenti e proposte che ci sono arrivate dal Brasile.

Intanto i documenti allegati sono:

* Un commento del professor Ferrajoli sul rifiuto dell'Habeas Corpus

* Una dichiarazione di Franco Ippolito, presidente della Fondazione Basso

* Un appello che è stato inviato in Brasile (firmato tra gli altri da Prodi, Camusso ecc)

* La Nota congiunta di PT, PSOL, PCdoB e PDT

Le proposte sono:

1) Aderire all'appello di Perez Esquivel per il Nobel per la Pace a Lula
 
https://www.change.org/nobelparalula

2) Mandare una lettera cartacea a Lula presso il PT del Parana

"Ao  PRESIDENTE LUIZ INÁCIO LULA DA SILVA   A/C DIRETÓRIO DO PARTIDO DOS TRABALHADORES    ALAMEDA PRINCESA IZABEL, Nº 160     SÃO FRANCISCO – CURITIBA - PR        CEP 80410-110  BRASIL"

3) inviare una cartolina via internet (cartapostal lulalivre in attach) a uno dei giudici del STF all'indirizzo
Estêvão André Cardoso Waterloo
Chefe de Gabinete
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

come viene richiesto nel messaggio qui sotto dai movimenti sociali brasiliani
+++++++++++++++++++++++++++++++++++

Luigi Ferrajoli, Un’aggressione giudiziaria alla democrazia brasiliana

Il 4 aprile è stata una giornata nera per la democrazia brasiliana. Con un solo voto di maggioranza, il Supremo Tribunal Federal ha deciso l’arresto di Inacio Lula nel corso di un processo disseminato di violazioni delle garanzie processali. Ma non sono solo i diritti del cittadino Lula che sono state violati. L’intera vicenda giudiziaria e le innumerevoli lesioni dei principi del corretto processo di cui Lula è stato vittima, unitamente all’impeachment assolutamente infondato sul piano costituzionale che ha destituito la presidente Dilma Rousseff, non sono spiegabili se non con la finalità politica di porre fine al processo riformatore che è stato realizzato in Brasile negli anni delle loro presidenze e che ha portato fuori della miseria 50 milioni di brasiliani. L’intero assetto costituzionale è stato così aggredito dalla suprema giurisdizione brasiliana, che quell’assetto aveva invece il compito di difendere.

Il senso non giudiziario ma politico di tutta questa vicenda è rivelato dalla totale mancanza di imparzialità dei magistrati che hanno promosso e celebrato il processo contro Lula. Certamente questa partigianeria è stata favorita da un singolare e incredibile tratto inquisitorio del processo penale brasiliano: la mancata distinzione e separazione tra giudice e accusa, e perciò la figura del giudice inquisitore, che istruisce il processo, emette mandati e poi pronuncia la condanna di primo grado: nel caso Lula la condanna pronunciata il 12 luglio 2017 dal giudice Sergio Moro a 9 anni e 6 mesi di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per 19 anni, aggravata in appello con la condanna a 12 anni e un mese. Ma questo assurdo impianto, istituzionalmente inquisitorio, non è bastato a contenere lo zelo e l’arbitrio dei giudici. Segnalerò tre aspetti di questo arbitrio partigiano.

Il primo aspetto è la campagna di stampa orchestrata fin dall’inizio del processo contro Lula e alimentata dal protagonismo del giudice di primo grado, il quale ha diffuso atti coperti dal segreto istruttorio e ha rilasciato interviste nelle quali si è pronunciato, prima del giudizio, contro il suo imputato, alla ricerca di un’impropria legittimazione: non la soggezione alla legge, ma il consenso popolare. L’anticipazione del giudizio ha inquinato anche l’appello. Il 6 agosto dell’anno scorso, in un’intervista al giornale “Estado de Sao Paulo”, il Presidente del Tribunale Regionale Superiore della 4ª regione (TRF-4) di fronte al quale la sentenza di primo grado era stata impugnata ha dichiarato, prima del giudizio, che tale sentenza era “tecnicamente irreprensibile”. Simili anticipazioni di giudizio, secondo i codici di procedura di tutti i paesi civili, sono motivi ovvi e indiscutibili di astensione o di ricusazione, dato che segnalano un’ostilità e un pregiudizio incompatibili con la giurisdizione. Siamo qui di fronte a quello che Cesare Beccaria, in Dei delitti e delle pene, chiamò “processo offensivo”, dove “il giudice”, anziché “indifferente ricercatore del vero”, “diviene nemico del reo”, e “non cerca la verità del fatto, ma cerca nel prigioniero il delitto, e lo insidia e crede di perdere se non vi riesce”.

Il secondo aspetto della parzialità dei giudici e, insieme, il tratto tipicamente inquisitorio di questo processo consistono nella petizione di principio, in forza della quale l’ipotesi accusatoria da provare, che dovrebbe essere la conclusione di un'argomentazione induttiva suffragata da prove e non smentita da controprove, forma invece la premessa di un procedimento deduttivo che assume come vere solo le prove che la confermano e come false quelle che la contraddicono. Di qui l’andamento tautologico del ragionamento probatorio, nel quale la tesi accusatoria funziona da criterio di orientamento delle indagini, da filtro selettivo della credibilità delle prove e da chiave interpretativa dell'intero materiale processuale. I giornali brasiliano hanno riferito, per esempio, che l’ex ministro Antonio Pallocci, in stato di custodia preventiva, aveva tentato nel maggio scorso una “confessione premiata” per ottenere la liberazione, ma la sua richiesta era stata respinta perché egli non aveva formulato nessuna accusa contro Lula e la Rousseff ma solo contro il sistema bancario. Ebbene, questo stesso imputato, il 6 settembre, di fronte ai procuratori, ha fornito la versione gradita dall’accusa per ottenere la libertà. Totalmente ignorata è stata al contrario la deposizione di Emilio Olbrecht, che il 12 giugno aveva dichiarato al giudice Moro di non aver mai donato alcun immobile all’Istituto Lula, secondo quanto invece ipotizzato nell’accusa di corruzione.

Il terzo aspetto della mancanza di imparzialità è costituito dal fatto che i giudici hanno affrettato i tempi del processo per giungere quanto prima alla condanna definitiva e così, in base alla legge “Ficha limpia”, impedire a Lula, che è ancora la figura più popolare del Brasile, di candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo ottobre. Anche questa è una pesante interferenza della giurisdizione nella sfera della politica, che mina alla radice la credibilità della giurisdizione.
E’ infine innegabile il nesso che lega gli attacchi ai due presidenti artefici dello straordinario progresso sociale ed economico del Brasile – l’infondatezza giuridica della destituzione di Dilma Rousseff e la campagna giudiziaria contro Lula – e che fa della loro convergenza un’unica operazione di restaurazione antidemocratica. E’ un’operazione alla quale i militari hanno dato in questi giorni un minaccioso appoggio e che sta spaccando il paese, come una ferita difficilmente rimarginabile. L’indignazione popolare si è espressa e continuerà ad esprimersi in manifestazioni di massa. Ci sarà ancora un ultimo passaggio giudiziario, davanti al Superior Tribunal de Justicia, prima dell’esecuzione dell’incarcerazione. Ma è difficile, a questo punto, essere ottimisti.

---------------------

Fondazione Lelio e Lisli Basso

Il Presidente

Volge a conclusione l’estromissione dell’ex-presidente Inácio Lula da Silva dalla vita politica brasiliana, tra le manifestazioni di giubilo delle forze reazionarie di quel Paese.

Il Supremo Tribunale Federale ha respinto l’istanza di habeas corpus, aprendo così la strada alla carcerazione preventiva di Lula, pur in assenza di ragioni cautelari, senza attendere lo svolgimento dell’ultimo giudizio sulla sentenza che lo ha condannato per corruzione, a conclusione di un procedimento penale segnato da palesi violazioni del giusto processo, già evidenziate da autorevoli giuristi di vari paesi.

All’anacronismo di un procedimento penale inquisitorio, in cui magistrato istruttore e giudicante si concentrano nella stessa persona, si sono aggiunte massicce campagne mediatiche con l’attiva partecipazione dello stesso giudice che ha pronunciato la sentenza di primo grado e con una singolare dichiarazione del presidente della Corte d’appello dinanzi a cui doveva svolgersi il dibattimento di secondo grado, che definì la prima sentenza “tecnicamente irreprensibile”, così segnando anticipatamente l’esito del giudizio d’appello.

Tra i giudici del Tribunale Supremo, sulla presunzione di innocenza sino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna, ha prevalso di misura (6 contro 5) la singolare opinione che attendere la sentenza definitiva costituirebbe una garanzia di impunità.

È impossibile non costatare che, alla vigilia di tale decisione, vari esponenti militari, sino al capo delle forze armate, sono intervenuti a sostenere pubblicamente il carcere preventivo per Lula proprio con l’argomento del ripudio dell’impunità.

La pesante irruzione dei militari nella vita politica brasiliana, per la prima volta dopo la restaurazione della democrazia, evoca i sinistri ricordi della dittatura che oppresse il Brasile dal 1964 al 1984, che proprio il governo di Lula aveva definitivamente archiviato.

L’estromissione di Lula attraverso un procedimento giudiziario segnato da clamorose anomalie, che in ogni ordinamento avrebbero imposto la ricusazione dei giudici, e i tragici avvenimenti che nelle ultime settimane hanno funestato la vita e la coesistenza civile del Brasile, devono destare preoccupazione e allarme in tutti coloro che sono stati vicini all’America latina nella battaglia contro le dittature militari e per i diritti umani e dei popoli.

È forte l’impressione che l’attacco alla democrazia che rischia di far arretrare il Brasile verso un regime fondato sulla discriminazione e la violenza costituisca la prova generale per cancellare in tutta l’America latina la speranza di uno sviluppo pacifico e sostenibile e di un reale progresso anche per i ceti più deboli della società.

Roma, 6 aprile 2018                                                 

Franco Ippolito

----------------------

Cari compagni/e

i movimenti appartenenti al FRENTE BRASIL POPULAR  e al FRENTE POVO SEM MEDO, si stanno mobilitando in tutte le forme possibili per la liberazione del presidente Lula, ingiustamente arrestato grazie alla prepotenza del Signor Sergio Moro. Si tratta di una ingiustizia già ampiamente denunciata da giuristi del Brasile e di tutto il Mondo.

La sua libertà dipende ora dal voto della ministra del Supremo Tribunale Federale Rosa Weber, che, in teoria, difende la Costituzione brasiliana che dice che nessuno può essere messo in carcere senza aver completato tutti i livelli di giudizio (il che non è successo nel caso di Lula). Ma la giudice è espresso un'opinione diversa rispetto al caso specifico della richiesta di Habeas Corpus del Presidente Lula.

Così abbiamo deciso di lanciare una campagna chiedendovi di inviare cartoline postali (anche via internet) con messaggi individuali al Capo di Gabinetto della Ministra.

-------------------

Nota congiunta di PDT, PT, PSOL, PCdoB

La carcerazione dell'ex-presidente Luiz Inácio Lula da Silva, realizzata in violazione della Costituzione Federale, rappresenta un'aggressione alla democrazia brasiliana e ai trattati internazionali sui diritti umani, i quali sanciscono, come basi dei regimi democratici, i principi della sovranità popolare, della presunzione d'innocenza e di un corretto procedimento legale.

L'origine delle democrazie moderne si fonda proprio su questi principi fondamentali, che hanno nell'habeas corpus la loro espressione più significativa. Ciò ribadito, l'arresto dell'ex-presidente può essere interpretato come una decisione casistica, motivata da ragioni politiche, che crea una condizione di insopportabile insicurezza giuridica in Brasile.

Il frettoloso e ingiustificato arresto dell'ex-presidente Lula, contro il quale non esiste la minima prova concreta di colpevolezza, aggrava enormemente il pericoloso e montante clima di odio e di instabilità politica che si è impossessato del paese. La decisione, priva di solide basi giuridiche, configura un atto di persecuzione politica che tende ad approfondire la gravissima crisi economica, sociale e politica del Brasile.

L'ingiusta cancellazione - di carattere politico-giuridico - di Lula nei sondaggi relativi alle intenzioni di voto rappresenta una scommessa irresponsabile nel quadro di caos e incertezza che danneggia tutta la popolazione brasiliana. Confidiamo, nonostante tutto, che le forze democratiche, all'interno e all'esterno delle istituzioni, sapranno ribaltare questa decisione nefasta e liberare Lula.

Ciò che fanno oggi nei confronti di Lula potranno farlo domani nei confronti di qualsiasi altra persona.

Rispettare la Costituzione vuol dire rispettare la democrazia.

Carlos Lupi Presidente nazionale del PDT

Gleisi Hoffmann Presidente nazionale del PT

Juliano Medeiros Presidente nazionale del PSOL

Luciana Santos Presidente nazionale del PCdoB

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 1365 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it