Viterbo CRONACA
Andrea Stefano Marini Balestra

Vittorio Galeotti, il decano dei poeti viterbesi autore del dizionario del dialetto viterbese-italiano e viceversa

         Ogni città ha il suo autore di poesie in vernacolo: Roma il Belli, il Trilussa e Milano il Porta.

         Viterbo, anche nel suo dialetto, un mèlange tra Laziale, Umbro ed anche toscano si definisce un dialetto “para mediano” parlato in tutta la Provincia di Viterbo con qualche eccezione ad est, ma anche nel nord della Provincia di Roma.

         Il suo vocabolario essenzialmente laziale è caratterizzato da alcuni vocaboli “autoctoni” probabilmente, chissà, anche dalla lingua parla dagli etruschi.

         Esiste comunque una pubblicazione di un dizionario Italiano/Viterbese ad opera di Vittorio Galeotti.

Il poeta dialettale viterbese più noto è Enrico Canevari che nella raccolta “La Bella Galiana” edito nel 1961 esprime un corretto dialetto “vetorbese” che purtroppo oggi è inquinato per lo più da un romanesco “cinematografico” pasoliniano.

         Per conservare il dialetto della Tuscia esiste un’associazione ad hoc: Tuscia Dialettale ed ormai da due anni un festival di poesie in viterbese.

         Dopo il successo dell’anno passato, anche se le poesie erano ristrette al più viterbese dei quartieri, precisamente Pianoscarano, quest’anno gli organizzatori l’hanno aperto a qualunque composizione che riguardi l’intera Città di Viterbo.

         Martedì 16 presso la “Sala del Consiglio” in Comune vi è stata la presentazione dell’evento patrocinato dal Comune di Viterbo con il supporto della Fondazione Carivit, della “Banda del Racconto” (in particolare!), di “Tuscia dialettale” ed il Sodalizio Facchini di Santa Rosa.

         Dopo il saluto dell’Assessore Laura Allegrini in rappresentanza del Comune, ha preso la parola il Dr. Marco Lazzari, pres. Fondazione Carivit, quindi Massimo Mecarini pres. del Sodalizio Facchini, Ostelvio Celestini per Tuscia Dialettale e da ultimo il fluente ed appassionato intervento di Antonello Ricci che ha mostrato il testo edito da Davide Ghaleb dopo l’evento dell’anno scorso “La lengua vitorbese” dedicato al poeta Emilio Maggini di cui è stata curata una raccolta di poesie in vernacolo sempre a cura di Marco d’Aureli.

         Difficile sintetizzare quanto detto da Antonello Ricci, vero fiume in piena.

Ha colpito senz’altro il concetto che l’uso di un dialetto è un’ipotesi di convivenza e pertanto il suo contenuto è quello della condivisione di abitanti di un territorio, sentimento che va conservato anche in un mondo sempre più globalizzato.

         Per chi volesse partecipare troverà il bando sul sito www.ghaleb.it

 

 

 

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