...drògati di sonore risate...

Cellere
POESIA


La droga è la grande piaga del mondo moderno e miete vittime soprattutto tra i giovani; nonostante tutto, io invito ad assumere, non una, ma tante droghe, però queste mie droghe: la principale è quella di ubriacarsi di natura e di spettacoli giornalieri che il buon Dio ha voluto da sempre offrirci.

Ti prego, giovane amico,  di assumere tante droghe, ma... queste droghe...

drògati di quotidiano lavoro, di sonore risate,

di sani e divertenti scherzi, di allegre scampagnate,

di fresca e dissetante acqua di sorgente.

Recati al parco e riassapora l’emozione di un’altalena

o distenditi sull’erba a contemplare il cielo,

a rincorrere con lo sguardo le instabili nuvole,    

a seguire il volo festoso delle rondini

e ad ascoltare i loro spensierati garriti;

riprova il brivido del vento che gioca con i tuoi capelli

e che porta da lontano, proprio per te,

il profumo dei fiori di campo.

Passeggia a piedi nudi sulla sabbia

e ascolta i discorsi del mare

o i silenzi notturni della natura addormentata

in un riposo che prepara il nuovo sorgere del sole.

Rimani estasiato nel momento in cui l’alba

porge la mano all’aurora in uno sfolgorio di colori

nella variopinta tavolozza del cielo;

osserva il sole che si prepara a donare la vita all’intero creato,

fatti riscaldare dai suoi raggi benefici

come quando la mamma ti conduceva in campagna

e tu impostavi ardite capriole

e innalzavi argentine, puerili risate.

Drògati di affetto per quel gattino

che ti vede triste e depresso,

o per il tuo cagnolino sempre a te fedele

e pronto a dichiararti quell’amore che tu più non assecondi.

Drògati di uno squisito pasto e gusta il santo frutto del grano,

quel pane odoroso che quasi più non ti aggrada;

ridona al tuo palato il grato e intenso sapore della pesca,

della fragola, della ciliegia, dell’uva

e di tutto ciò che da bimbo lietamente assaporavi.

Canta a viva voce la canzone dell’amore

e l’inno di ringraziamento a quel Dio che ti ha donato la vita

che tu più non apprezzi, inseguendo la sorte

di chi alla vita non offre spiragli.

Restituisci a tua madre i sorrisi perduti e troppo presto rubati,

calpestati e violentati da quel veleno

che ti ha avvinghiato e che ti ha tolto la libertà

ch’è sì cara

come la ritrovata fiducia di chi aveva perduto

il sicuro sentiero della vita, e che, come te,

vuole ritrovare l’orientamento,

che può rinascere solo dalla tua volontà

e da quella di chi vuole  

il tuo bene.

Mario Olimpieri