Viterbo CRONACA
Stefano Aviani Barbacci 

 

Abou Khazen (a sinistra) visita un quartiere colpito dai terroristi ad Aleppo

Gian Micalessin, giornalista di guerra dal 1983, ha intervistato in questi giorni (in esclusiva) mons. George Abou Khazen, francescano dell’Ordine dei Frati Minori e Vicario Apostolico di Aleppo per i Latini. L’intervista è stata pubblicata il 27/04/19 su Sputnik Italia e Ora Pro Siria ed è di particolare interesse e significato per chiunque abbia a cuore le sorti del popolo siriano.

L’attenzione mediatica sulla Siria è pressoché svanita col diradarsi dei combattimenti, eppure la situazione permane critica a causa delle conseguenze di un embargo illegale imposto nel 2011 da Stati Uniti e Unione Europea. Pesa anche la mancanza di una chiara prospettiva politica. Nell’Ottobre del 2016, quando l’esito della battaglia di Aleppo era ancora incerto, Patrick Cockburn qualificava il conflitto, sul britannico The Independent, come “la più grave crisi umanitaria mondiale dalla fine della II Guerra Mondiale”.

Al momento Aleppo e le principali città della Siria sono state liberate, eppure la situazione appare forse peggiore perché, come spiega mons. Khazen, “c’erano allora speranza e voglia di reagire. Oggi c’è invece solo incertezza. Quando ad Aleppo si combatteva la gente era motivata, aveva uno slancio interiore che la spingeva a sopportare le avversità. Oggi invece la popolazione è stanca e depressa, sta perdendo la speranza, non sa come andrà a finire”. E la Siria resiste da oltre 8 anni!

Bambini siriani sfuggiti all’ISIS e riparati nel Campo Profughi di Al-Hol

Per mons. Khazen sono ora le sanzioni il problema più grave: “La Siria grazie ai suoi giacimenti di petrolio e gas potrebbe essere autosufficiente, ma quei giacimenti sono nel nord-est e lì ci sono i curdi e gli americani. Gli americani sono i primi sostenitori del blocco economico. Ci impediscono non solo di utilizzare il nostro petrolio e il nostro gas, ma anche di riceverne da altri paesi”. La Siria dunque resta ancora isolata e affronta una crisi energetica ingravescente cui sono particolarmente esposti i bambini.

Nonostante l’arretramento di al-Qa’da e la sconfitta del Daesh tra il 2016 e il 2017, la mortalità infantile ha toccato il punto più alto nel 2018. Lo “stato sociale” (invidiato un tempo in tutto il Medio Oriente) è crollato, i bambini con meno di 9 anni conoscono solo la guerra e moltissimi di loro sono orfani. Nei primi mesi del 2019 l’UNICEF ha segnalato numerose morti per ipotermia tra i bimbi accolti nei campi profughi dell’ONU, quelli deceduti ad Al-Hol erano sopravvissuti ai combattimenti nella valle dell’Eufrate contro i resti dell’ISIS.

L’impressione è che si desideri che la Siria crolli per sfinimento, e quando Gian Micalessin chiede a mons. Khazen se non creda che l’Unione Europea si sia dimenticata della Siria, la risposta del Vicario di Aleppo rovescia tutti i luoghi comuni: “Magari (gli europei ndr) si dimenticassero di noi... purtroppo si ricordano di noi solo per colpirci e per farci del male imponendoci le sanzioni. Tolte Ungheria e Polonia, tutte le altre nazioni europee sembrano solo volerci fare del male”.

 

Bashar al-Assad e la moglie Asma nel 2014 con alcuni orfani siriani.

Il Vicario di Aleppo non si lascia ingannare dalla retorica di un’Europa “della pace e dei diritti umani” e ciò riguarda anche l’Italia, già Paese amico e partner commerciale privilegiato della Siria, che nel 2010 aveva onorato Bashar al-Assad con la Gran Croce di Cavaliere salvo poi voltargli le spalle nel 2011 senza una spiegazione, adeguandosi opportunisticamente alle richieste degli alleati e della NATO. Una “pugnalata alla schiena” che ricorda l’attacco italiano alla Francia del 1940. 

Dunque, anche “L’Italia deve fare un esame di coscienza e riflettere sulle conseguenze del blocco imposto alla Siria. Gli italiani devono capire che le sanzioni non toccano gli alti funzionari dello Stato e non contribuiscono a fermare le importazioni di armi. Le sanzioni toccano solo la povera gente. (...) Il nostro messaggio agli italiani è uno solo: pregate perché le sanzioni vengano tolte e ci venga restituito il diritto di vivere in pace”.

Comprensibili per chi sa come sono andate le cose, ma sorprendenti (credo) per chi accede unicamente all’informazione televisiva e alla carta stampata, le parole al riguardo dell’intervento della Federazione Russa in Siria: “La Russia è la sola che ci ha sempre aiutato. Solo grazie a Mosca i jihadisti non hanno preso il potere in tutta la Siria. Solo grazie alla Russia oggi si può discutere di pace”.

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