Viterbo
CRONACA

Si è già parlato tanto della commissione consiliare istituita per il registro delle unioni civili, ma forse qualcosa da aggiungere c’è.

Durante la riunione che si è tenuta recentemente, si sono formati subito i due schieramenti dei favorevoli e dei contrari, senza possibilità di un contagio tra di loro, che sarebbe stato invece desiderabile.

La differenza è stata in effetti molto marcata fin dall’inizio.

Espressioni gioiose e ridenti dalla parte dei favorevoli e dei più fra i molti presenti.

Dall’altra parte pochi sorrisi e solo giudizi apocalittici, affermazioni di netta discriminazione, come se il registro delle unioni civili fosse il segno della fine della famiglia e, con essa, del mondo intero.

Senz’altro, dell’universo cattolico. Parole e discorsi che sembravano provenire da un passato nemmeno troppo recente, a dire la verità.

E che soprattutto si sarebbe fatta una certa fatica ad immaginare potessero essere il verbo di quel Gesù che noi conosciamo. Parole di speranza in un mondo migliore per tutti, invece, mi sembra siano venute da chi non vede troppe differenze tra la famiglia tradizionale e quella di fatto e, al di là delle categorie forzate di gay e lesbiche, oltre ogni ghettizzazione, considera la persona e le persone.

Così, alla fine, quello che mi ha più intristito è il netto rifiuto di un semplice atto, di una semplice decisione che farebbe solo vivere più serenamente quelli che tutti, e in particolare i cattolici, non dovrebbero stentare a riconoscere come fratelli. Mi sono anche chiesto quanti tra coloro che si fa tanto presto a definire diversi, frequentano invece le chiese dove invece si è visto anche organizzare crociate contro il registro delle unioni civili, per opera di parroci infervorati.

Non mi sembra poi che lo stesso fervore sia tanto spesso dimostrato quando si devono affrontare, all’interno delle gerarchie ecclesiastiche, argomenti spinosi come quello della pedofilia, così diffusa anche nel clero. Eppure i giornali sono costretti a parlarne molto e ad una crociata contro parteciperei volentieri anche io, che pure ho una religione molto personale: mi rivolgo spesso a Dio, ma in privato.

Perché non parlare allora di Papa Francesco. Mi sembra che lui sia molto più disposto a prendere in mano con decisione la situazione relativa ad una così vasta diffusione di un vizio tanto ignobile praticato purtroppo da laici e religiosi. Mi sembra anche poi che il Papa sia molto più disposto ad aprire le braccia ai cosiddetti diversi ed alle unioni civili. Se le dovesse aprire di più, si farà nelle chiese la guerra contro di lui? Mi dovrò trovare allora anche io a fare un’altra guerra, ma da un’altra posizione?

Mi dovrò ricordare anche di essere un cristiano battezzato e cresimato, di aver ricevuto la prima comunione e di essere sposato in chiesa. E ricorderò anche che né il mio primo parroco Don Otello né tutti coloro che mi davano l’insegnamento della dottrina mi hanno accennato alle discriminazioni tra le persone. Anche quando, nell’adolescenza, avvertendo il disprezzo che c’era dietro certe parole di cui pure non conoscevo il significato, ne chiesi coraggiosamente spiegazione a mio padre, è netto il ricordo di una risposta inequivocabile. Bianchi, neri, alti, bassi, biondi, mori, siamo tutti uguali. Solo la malvagità fa la differenza tra gli uomini.

Per questo mi riesce così difficile e anche penoso dover tornare ancora e sempre su certi principi che mi sono stati tanto chiari fin dall’infanzia, dover tornare sulle barricate per ridefinire continuamente chi sono i buoni e chi sono i cattivi perché mi sembra che non tutti riusciamo ad intenderci su quanto dovrebbe essere stato insegnato a tutti.

                             Per Solidarietà Cittadina

                             Franco Marinelli