Viterbo CRONACA lettera a papa Francesco
Giovanni Faperdue
Vostra Santità, mentre mi inginocchio dinanzi a Lei, successore e vicario di Cristo in terra, mi preme confidarLe una pena che affligge da tempo la mia anima.
Mi chiamo Giovanni Faperdue, sono uno scrittore e giornalista di Viterbo, e mi batto per il riconoscimento come santa, della patrona della mia città: Santa Rosa.
La giovinetta, terziaria francescana, visse a Viterbo nel XIII secolo operando vari miracoli, poi nel secolo XV, Papa Innocenzo III avviò un processo di canonizzazione, che si concluse affermando che la verginella viterbese era degna di essere annotata come santa nel libro del Martirologio Romano.
Accadde però che né il Comune, né il Cenobio fossero in possesso della cifra richiesta per tale iscrizione. Così oggi la nostra protettrice anche se gode della qualifica di “Santa”, nel libro ufficiale della chiesa è annotata come: “La Beata Vergine Rosa da Viterbo”.
Poi è significativo che con tale denominazione, fino al 2007, essa fosse presente nel Martirologio alla data del 6 marzo (dies natalis) e in quella del 4 settembre (giorno della solenne traslazione effettuata nel 1258 da Papa Alessandro IV), oggi nella ultima edizione del Martirologio Romano, essa è riportata solo alla data del 6 marzo.
Dal giorno della storica traslazione i viterbesi hanno sempre festeggiato S. Rosa il 4 settembre, tanto che alla vigilia, la sera del tre settembre, trasportano a spalla un campanile alto 35 metri fin sulla porta della sua Basilica, con una tradizione riconosciuta anche come Patrimonio dall’Unesco.
Santità la mia voce di devoto di S. Rosa che si è già elevata con tanti articoli e anche in un libro che ho scritto nel 2002 dal titolo “La Santa dei Viterbesi”, oggi prende coraggio e Le rivolge una accorata preghiera:
Che S. Rosa sia iscritta ufficialmente come tale nel Martirologio Romano;
Che sia iscritta al 4 settembre così come vuole la tradizione popolare e secolare di Viterbo.
Le chiedo umilmente perdono per essermi permesso di arrecarLe questo disturbo, e invoco la Sua Benedizione su di me e sui miei cari.
Suo in Gesù Cristo
Giovanni Faperdue