Amore e Psiche, gruppo scultoreo del Canova

Amore Umile

Carlo Lotti

“Come vorrei amare una donna, come Gesù Cristo ha amato il mondo”.

Larry Shaw (Artista americano (Washington)
Fondatore nel 1988 del “PI GRECO DAY“

Colpì Apollo che si innamorò, non ricambiato, di Dafne; non risparmiò nemmeno la madre che, colpita, fu accesa da passione per Adone. Già da piccolo rivelò la sua natura capricciosa e crudele, e, Zeus consigliò ad Afrodite di sopprimerlo. Ma Afrodite disubbidì e nascose Eros in un fitto bosco dove fu allevato dalle bestie selvatiche. Il più importante dei miti collegati ad Eros è la vicenda amorosa con la giovane Psiche.

Eros portò la fanciulla in un palazzo incantato dove l’amò però senza mai farsi vedere né rivelare chi fosse.

Una notte Psiche si avvicinò al Dio che dormiva, con un lume, per vederlo in viso. Una goccia d’olio cadde su Eros che si svegliò e immediatamente sparì. Solo dopo lunghissime ricerche i due si ritrovarono ed Eros ottenne che Psiche fosse accolta fra gli Dei. 

Saremo giudicati per la nostra capacità di amare.

Nulla disvela il nostro essere meglio della nostra capacità di amare; a volte, questa capacità non sempre abita nel nostro spirito dove arriva solo dopo un processo di maturazione che può durare anni, e, a volte, tutta la vita, per arrivare a liberare lentamente tutto l’amore che è racchiuso nel nostro cuore.

Il nostro sviluppo spirituale e l’esperienza acquisita svolgono un ruolo importante in questo fondamentale processo.

Il vero amore ha a che fare con Dio (Intelletto, Amore e Dio sono sinonimi), E noi possiamo amare veramente se abbiamo potuto sperimentare qualcosa dell’amore di Dio e della sua grazia. È nella sua grazia che incontriamo la sua misericordia infinita. 

Ogni amore è il frutto dello Spirito in noi, È una esperienza della nostra finitudine e della misericordia fatta al momento della conversione che si ripercuote, con forza, sulla nostra capacità di entrare in contatto con gli altri attraverso l’amore. Questa ricchezza spirituale emanataci, infatti, libera in noi un amore che va ben al di là dei limiti naturali; un amore che quasi somiglia all’amore del Padre del cielo, l’amore andrà così lontano che Gesù vuole che si estenda non solo a quelli che ci amano, ma addirittura a quelli che non ci amano.

Tutto questo è difficile, è una missione gravosa, impossibile da realizzare finché lavoriamo solo con la nostra generosità. Solamente una lunga familiarità con la grazia, o meglio con l’agire della grazia in noi; un agire paziente e generoso, mite e decisamente parte insieme, ci insegna come andare sempre meglio

Oggi molte cose sono avvenute, e, molte altre sono state scritte a questo proposito, ma non è detto che la situazione si sia evoluta, tutto questo non basta ad infiammare un cuore e la precipitazione con cui si parla solitamente tradisce il malessere che proviamo nei suoi confronti.

Non mi soffermerò su queste difficoltà. Ma, chiarirò una duplice deformazione dell’amore, che si incontra ancora ai nostri giorni e la cui origine risale, forse, all’attaccamento adottato dalle generazioni precedenti nei confronti della tenerezza e dell’amore sensibile.

Una prima deformazione viene dal fatto che l’amore è stato spesso forzato nel senso di un servizio attivo: per amore non sarebbe essenziale sentire qualcosa, ma, di contraddirlo, fare qualcosa.

La seconda deformazione porta a ritenere in forma unilaterale gli aspetti sociali dell’amore, a danno degli aspetti personali. È più facile che venga chiesto di amare un popolo, una classe sociale, una giusta classe sociale, una giusta causa o la Chiesa stessa, piuttosto che la persona che incontriamo e ci ferisce.

Questa duplice forma porta seri rischi all’amore.     

È indubbio che l’amore deve portarci a dedicarci a quanti ne hanno veramente bisogno; Ogni pagina del vangelo ce lo ricorda (Il cantico dei cantici, per esempio). Ma quello che è di fondamentale importanza, e, anche difficile da intendere, è che in ogni amore autentico io stesso mi sento indigente.

La mia povertà in amore ha un ruolo altrettanto importante del bisogno materiale o spirituale del mio prossimo. A prima vista, ciò che può apparire egoista, ma così non è, se mi propongo troppo in fretta del servizio di offrire all’altro, salto una cosa fondamentale dell’amicizia, addirittura direi una tappa essenziale. In fondo è più piacevole fare qualcosa per un altro piuttosto che accettare che si avvicini a me come un “povero”. E tuttavia per l’amore che io sia per primo ferito dall’altro; Gli devo lasciare l’occasione e il tempo di procurarmi questa ferita.

Quando si ama sorge in noi un bisogno che può venir colmato solo dalla persona amata. Amore significa dire a qualcuno “Ti amo” “Sei la mia gioia”. L’amore desta un bisogno, rende indigente e “povero”, Arriva a farmi dipendere dall’altro. L’amore mi apre all’altro, mi insegna ad ascoltare, mi rende ricettivo. 

In questo senso l’amore non può essere mai dissociato dall’autentica umiltà: e soprattutto l’amore, che mi rende umile nei confronti di colui verso il quale mi sento attratto. È quanto c’è di più difficile nell’amicizia, non il fatto che la relazione ci porta a riconoscere che abbiamo bisogno dell’altro, un altro che solo può darci quello che ci manca. È comprensibile che molti oppongano inconsciamente resistenza a quanto può apparire debolezza o viltà; e che facciamo tutto il possibile per evitare questa prova. Allora un’attività generosa diventa spesso la via d’uscita più onorevole che lusingherà il nostro amore proprio.

Un simile amore che pretende di essere disinteressato è un sistema facile per schiudere l’amore vero, e, soprattutto l’autentica umiltà dell’amore.

Non si parla mai di eroi dell’amicizia, né di amore coniugale eroico. L’amore non sa che farsene dell’eroismo che potrebbe essere tutt’al più oppressivo. L’amore è amore e basta a sé stesso. Un altro modo di schiudere il confronto con la nostra debolezza sarebbe quello di indirizzare il nostro amore solamente verso gruppi di persone. Ci si dedica attivamente agli altri, alla comunità religiosa, alla Patria, ad altre Entità. È una semplice distribuzione se non si menziona mai l’uomo di concerto!

È così facile amare al plurale, in forma distratta e idealizzata che non fa male a nessuno, né a noi, né agli altri, ma che non fa neanche del bene ad alcuna persona concreta.

Non si ama un gruppo ma innanzitutto una persona, qualcuno che mi può generare ferite, davanti al quale accetto di perdere la faccia e di quale genero l’onore di essere l’unico che mi salva dalla miseria. 

Questa Capacità di essere feriti dall’amore, questa debolezza che nasce in ogni relazione affettiva possiamo acquisirla solo da Dio e dalla sua Grazia, Non è forse paragonato al padre che corre verso il figlio prodigo e lo abbraccia subito? L’amore di Dio non opprime mai, anzi è discreto e umano, mite, umile, e riconoscente.

L’amore umile: ecco la virtù evangelica per eccellenza. Un abate cistercense del XII secolo. Guerrico D’Igny l’ha espresso così: “Proprio dell’amicizia è umiliarsi per gli amici”.

Immesso nel cuore del mondo con umiltà, scopro che anche il cuore risuona di flusso cosmico in onore di Dio.

Mi scopro dunque, nella via verso il Padre, nella verità del Padre e nel flusso della vita che parte dal cuore.

Sono immerso nel movimento dell’energia creativa, Lo Spirito Santo, che genera costanti trasformazioni fino alla sua redenzione. 

Mi scoprirò essere nella libertà di ciò che sono, senza dover seguire le esigenze del mio Ego negativo, così come dell’Ego collettivo; Con Sant’Agostino libero di “Amare per far ciò che voglio”. Scoprirò di essere lo stesso “La via” perché mi scopro nell’esperienza della coscienza di Gesù Cristo. Nell’esperienza del mio vero sé in Cristo, costantemente e pienamente nutrito dalla fonte originaria mediante lo Spirito Santo, sono, con 

San Paolo consapevole che “Tutto posso in colui che mi dà forza.” Sono nella condizione di poter chiedere e ricevere perché sto chiedendo non l’appagamento del mio Ego, ma ricerca di Dio e dell’infinito. Aurora. “Chiedete e vi sarà dato” si svela in tutta la sua pienezza e bellezza, perché si può chiedere solo ciò che serve all’evoluzione e alla manifestazione di Dio. Possiamo chiedere all’Assoluto solo ciò che apre all’infinito, senza preoccuparci di ciò che è finito, come il proprio senso dell’io. 

Possiamo sperimentare cosa sia amarsi nella libertà e spontaneità, donare e ricevere fino a sé stesso, senza    calcolo, senza ricatti e senza dover pagare penali al proprio e altri Ego. Troviamo noi stessi, il vero noi stessi in Cristo, troviamo ogni altro essere in Cristo, anch’esso nella libertà e spontaneità della purezza dell’essere, della pura presenza e basta. 

Troviamo noi stessi, il vero noi stessi in Cristo, troviamo ogni altro essere in Cristo, anch’esso nella libertà e spontaneità della purezza dell’essere, della pura presenza e basta.

Sperimentiamo l’amore e la libertà, rispondiamo unicamente a questi perché il nostro vero sé si muove solo in entrambi. L’amore nella libertà è l’amore divino, il movimento dello Spirito Santo in cui il vero sé incanalato e fluisce. 

La libertà e l’amore che scopriamo porta ad essere sempre spontanei, così da vivere e basta, Manifestando noi stessi, senza un motivo, come lo Spirito che si muove come il vento.

Racconta Gesù a Nicodemo: “Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va, e così dunque chiunque è nato dallo Spirito.

 

   

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