Viterbo CRONACA Ed eccomi a te, caro Giuseppe

 

La confessione (Sordi-Sandrelli)

Caro Direttore, Giuseppe Bracchi è senz’altro un ottimo collaboratore del tuo giornale considerato che quando scrive, ma soprattutto quando risponde, spinge la controparte ad esprimere chiarimenti su quanto in precedenza scritto, ma interpretato in maniera poco esatta dallo stesso Bracchi.

E’ successo già per altri scritti ai quali non ho controbattuto considerato che avevo dichiarato il “cessate il Fuoco”. Per quest’ultimo argomento, dato che non ho ancora suonato la ”ritirata”, sono costretto ad intervenire anticipando, però, che, non piacendomi troppo le “botte e risposte” sullo stesso tema ripetute più volte, chiudo definitivamente il discorso sperando di essere più chiaro e comprensibile.

Ed eccomi a te, caro Giuseppe.

Innanzi tutto avresti dovuto notare che la durezza degli scritti l’ho affibbiata ad entrambi, sia a te che alla signora Zambianchi; forse il termine livore potrebbe essere stato un po’ troppo forte, ma ritengo che sono stato “traviato” dal tuo scritto alla signora, quando parli appunto di “astio e livore” (ma non sono la stessa cosa?). Circa la tua richiesta di specificare le espressioni livorose o dure, mi meravigli.

La durezza di uno scritto non è data dalla singola frase, ma dal complesso del discorso e dall’uso dei termini tipo “intellettualmente scorretto”, “prima di aprir bocca”, “stupidaggini del genere” o, addirittura, “Esimia”. E’ vero che, per tua natura o cultura, sei abituato a termini e frasi roboanti e un po’ antiquate (ricordi il parla come magni?), ma dovresti sapere da buon giornalista, che, oggi, quando si usa il termine “Esimia”, vuol dire che si sta prendendo per il …..fondo dei pantaloni la controparte, considerato che le si sta dicendo “Eccellente, Celebre, Pregiata, ecc.”, con il sottinteso significato contrario di “Ignota, Sconosciuta, ecc.”.

Così come rimproveri la controparte di non essersi “presa cura di controbattere nessuno dei punti che nell’articolo ho inteso illustrare con dovizia di argomenti”. Quali punti? Al di là di una confusa premessa per la quale ti sei beccato il termine di omofobo, l’unico punto, anche se articolato, era la Confessione e per il quale ti è stato risposto anche se, a mio giudizio, con l’errore di non considerare la Confessione come un Sacramento voluto da Gesù.

Comunque, non mi interessa sapere che tu non la pensi così, lascio ai nostri lettori giudicare o meno circa la durezza dello scritto tuo e quello della signora Zambianchi, la quale, come ho già detto, dovrebbe leggere con più calma e giudicare anche in base all’autore delle cui idee ci si può rendere conto dai vari lavori pubblicati.

Per quanto riguarda il mio articolo non ho affatto affermato che hai dato scandalo con la tua critica alla Chiesa veneta e non ho nemmeno detto che sei omofobo. Mi sono limitato a spiegarti che oggi (comprendi bene il grassetto e la sottolineatura), la Confessione (termine non detto da Gesù, ma derivato dalla frase di Cristo “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”) deve essere un dialogo. Non è più il tempo di una Confessione del tipo:

- Padre, ho detto alcune bugie, ho avuto pensieri impuri, ecc.;

- Figliolo dì tre Pater, Ave e Gloria e non peccare più.

Oggi, devo giustificare le mie bugie, i miei pensieri impuri, spiegare al sacerdote se le bugie sono derivate da uno stato di necessità o dalla mia cattiveria; se il sacerdote è quello che oggi dovrebbe essere, deve avere la capacità di farmi capire come affrontare uno stato di necessità senza il bisogno di dire bugie.

Oggi, la penitenza non dovrebbe essere la preghiera, la quale per un vero cristiano deve essere un’abitudine quotidiana, ma fare qualcosa che normalmente ci dimentichiamo di fare, tipo essere più caritatevoli in ogni senso con il nostro prossimo, scusare chi non la pensa come noi, comprendere e giustificare il comportamento altrui, ecc.

E proprio per questo è necessario il dialogo: il sacerdote non deve prendere solo atto dei peccati, ma capire il penitente.

Caro Giuseppe, chiudo qui senza entrare nel merito dell’omofobia della quale, ripeto, non ti ho accusato; in merito dico che ognuno è libero di pensare come meglio ritiene giusto, l’importante è non far nascere “guerre sante” di cui non c’è alcuna necessità.

Spero di essere stato più chiaro e confermo, salutandoti, che non entrerò più nel merito.

Luigi Torquati

LEGGI Bracchi-Torquati - "Mi interessano di più i tuoi maccheroni ajo ed ojo… Che ne diresti di mangiarne un piatto insieme?"

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