Viterbo CRONACA Relazione del presidente Federlazio Viterbo Gianni Calisti

 

Avanti adagio, ma pur sempre avanti.  Sono in qualche modo parole di ottimismo – o, se vogliamo, di minor pessimismo - quelle che intendiamo spendere oggi, per commentare i risultati della nostra indagine congiunturale sullo stato di salute delle Piccole e medie Imprese della provincia di Viterbo, nel primo semestre di quest’anno.

Dopo anni di severe difficoltà , e rilevazioni semestrali a tinte estremamente fosche,  nella prima metà dell’anno sono stati confermati quei piccoli segnali positivi riscontrati alla fine del 2013 : segno che la crisi  ha creato ferite profonde al sistema delle nostre PMI, ma ancora non le ha uccise, e sono ancora molte quelle che resistono, pur nella precarietà della congiuntura, ancora assai incerta.

Il trend maggiormente significativo evidenziato dalla ricerca è rappresentato dall’incremento dell’export, che è risultato premiante, a fronte di una domanda interna  rimasta troppo debole e scarsamente remunerativa.

Accanto a questo, è da sottolineare inoltre, il deciso incremento delle aziende che nel periodo gennaio-giugno di quest’anno, hanno deciso di investire.

I sensibili miglioramenti registrati costituiscono una ulteriore prova della capacità dei piccoli e medi imprenditori di questa provincia di tenere, anche se messi a dura prova.

E come non sottolineare, allora, la straordinaria forza delle imprese famigliari, con il loro patrimonio di tradizioni , competenze e valori, che si fondano sulla cultura del “fare”, che fanno perno sul territorio in cui sono nate e che vedono nella conservazione e continuità dell’attività produttiva un dovere sociale, prima ancora che economico.

I risultati dell’indagine rafforzano, dunque, l’idea che il confronto con i mercati esteri rappresenti un fattore fondamentale per le prospettive di uscita dalla crisi.

La possibilità di agganciare la ripresa e rafforzare la timida inversione di tendenza registrata a metà anno, appaiono dunque legate al potenziale di crescita del sistema produttivo locale, attraverso un aumento del proprio grado di internazionalizzazione.

 Le nostre PMI, seppur in ritardo, sembrano aver compreso l’importanza vitale  di un cambio di prospettiva, di uscire dall’isolamento e di intraprendere questo percorso di riposizionamento competitivo.

Il perdurare della crisi economica sta determinando, e in taluni casi accelerando, un inevitabile processo di rinnovamento per molte aziende, fino ad oggi attive unicamente in contesti tradizionali.

Esportare ed internazionalizzarsi non è più un’opportunità, ma una vera e propria necessità, una condizione di sopravvivenza.

E la barra del timone va puntata in direzione dei mercati emergenti, che rappresentano ormai da oltre un decennio il baricentro della crescita globale.

Anche le piccole e medie imprese della Tuscia hanno caratteristiche vincenti per rispondere a questa enorme domanda. Esse possono distinguersi sui mercati mondiali per creatività, design, stile, qualità  di una produzione unica, difficilmente replicabile da operatori esteri.

Ma devono essere aiutate ad acquisire o migliorare la loro posizione competitiva, a strutturare o sviluppare la propria rete commerciale oltreconfine.

L’impegno della Federlazio in questa direzione ha una lunga storia.

Lo testimoniano da decenni l’attenzione, la sensibilità, il sostegno incessante che ha contribuito all’affermarsi a livello mondiale dell’eccellenza della produzione ceramica del Polo industriale di Civita Castellana, da cui – non va mai dimenticato - deriva il 50% del PIL provinciale.

Non esistono  alternative : se il Distretto civitonico perde, la sua erosione porta con se gran parte dei destini economici e sociali dell’intera Tuscia.

La realtà produttiva di Civita Castellana ha una tradizione ed un  bagaglio di competenze imprenditoriali, risorse, professionalità  su cui puntare per superare la crisi ,non solo del comparto.

Occorre, allora, andare oltre la retorica dominante circa l’ineluttabilità dell’attuale crisi.

L’imprenditoria locale non può essere intesa come vittima inerme della crisi economica, priva di ogni reazione, capacità o iniziativa.

Federlazio ha inteso porsi la domanda su come poter passare da una fase “passiva”, di semplice attesa degli eventi , quasi di rassegnazione, ad una “attiva”, caratterizzata dalla necessità di dare una svolta al modo stesso  di pensare e decidere del distretto, attivando nuove leve di vantaggio competitivo.

E’ all’interno di questo quadro che si inserisce il progetto avviato da Federlazio ,con il contributo scientifico della Facoltà di Economia dell’Università della Tuscia, finalizzato al riconoscimento di un marchio geografico di tutela e valorizzazione dei prodotti ceramici di Civita Castellana.

E’ un traguardo accarezzato da diversi anni  e che ora deve diventare realtà, anche se i tempi potrebbero non essere brevi.

Il tutto in una logica di concertazione, con imprese , associazioni di categoria, istituzioni locali e Camera di Commercio di Viterbo a cui da ormai un anno il progetto è stato sottoposto.

La nostra priorità  è quella di contribuire al rilancio del Polo industriale ceramico ed al rafforzamento della sua straordinaria identità produttiva.

 Oggi siamo al fianco della imprese non solo per la gestione dell’emergenza imposta dalla crisi; ed è , anzi, proprio in questi momenti che si rafforza la nostra consapevolezza di svolgere come Associazione della piccola e media impresa un ruolo attivo di innovazione, servizio e tutela di questa dimensione imprenditoriale.

L’iniziativa giunge in un momento particolarmente delicato per l’economia e per la sopravvivenza stessa del Distretto, ed avrà  un impatto certamente positivo sulla competitività delle nostre imprese. : aprire nuovi spiragli per il futuro del comprensorio significa investire sulla forza dell’imprenditoria locale, che crede fermamente nel rilancio economico e sociale.  

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