Vincenzo Ceniti, console TCI, e Lucilla Scipioni,
diplomata in canto e insegnante di musica

Viterbo CRONACA PIACEVOLE   Wink

Due appuntamenti sostenuti dal Touring Club, con gli apporti di Comune e Provincia, per un approccio più convinto al  pianeta lirica.

Nella sala del Consiglio di palazzo dei Priori, Lucilla Scipioni ha aperto giovedì scorso la sesta edizione dei “Pomeriggi Touring” con una conferenza sulla “Nascita del melodramma” che ha ripercorso gli albori dell’opera lirica, indagati agli inizi del Seicento da un gruppo di intellettuali fiorentini del salotto di casa Bardi.

Si deve a loro l’introduzione del gusto della monodia dopo un periodo incontrastato di vocalità polifoniche (di cui Palestrina fu maestro) non più adatte – a loro giudizio – a fare spettacolo, data la non facile comprensione dei testi.  

La prima opera, di cui sopravvivono complete le musiche, fu Euridice di Jacopo Peri (debutto a Palazzo Pitti nel 1600) in cui la musica, seppur timidamente accennata da uno-due strumenti (clavicembalo e tiorba), accompagnava le voci soliste impegnate nella  descrizione degli eventi.

Di lì a poco le fasi del racconto avranno a Mantova, con Monteverdi, sottofondi orchestrali più articolati e complessi.  

Barbara Aniello, da parte sua, ha inaugurato venerdì scorso al Consorzio delle Biblioteche  - con una lectio didattica rivolta soprattutto ad una ventina di giovanissimi ascoltatori della Scuola del Paradiso di Viterbo - la mostra documentaria su Verdi (fino al 14 febbraio) voluta dal Commissario Paolo Pelliccia a conclusione di un “Omaggio” nel bicentenario della nascita del maestro di Busseto avviato a Viterbo nel settembre scorso.

Aniello ha chiosato il percorso musicale di Verdi (al Conservatorio di Milano venne giudicato musicalmente inadatto) con brani  tratti da Traviata, Nabucco e Requiem, e con incipit del suo violoncello.

D’effetto il momento in cui ha invitato il pubblico dei giovani ad unirsi nel “Va’ pensiero”, così come fece un anno fa Riccardo Muti in quella memorabile esecuzione al Costanzi di Roma, quando incoraggiò il pubblico a cantare con il coro.    

Vincenzo Ceniti