Cellere CRONACA Ho apprezzato L'attaccamento ai ricordi di Barbara Pasqualini
di Mario Olimpieri

 

Ho letto con piacere nel nostro giornale l’articolo della collega Barbara Pasqualini (cognome molto diffuso a Cellere) e ho apprezzato il suo attaccamento ai ricordi, soprattutto quelli familiari e quelli che hanno maggiormente toccato i suoi sentimenti di quando era bambina, ma anche i felici momenti dei regalini abbinati a qualche festa di tradizione, come il ricevere un attraente pesciolino per S. Andrea, piacevole sia sotto l’aspetto visivo sia sotto l’aspetto del goloso cioccolato e, al par mio, Barbara preferiva quello fondente, con quel gradito sottofondo amarognolo.

Nei miei ricordi, invece, dal momento che ancora non vigeva l’usanza di ricevere il pesce di cioccolato (purtroppo sono nato troppo presto), spicca quella giornata per il solo fatto che noi bambini divenivamo i padroni assoluti delle vie del paese e procedevamo allegramente e faticosamente, tirando una rumorosa fila di barattoli di ogni genere.

La festa si distingueva proprio per il gran fracasso e per la gioia che manifestavamo noi bambini, ma che si poteva scorgere anche nel volto dei grandi.

Al termine della manifestazione veniva premiata la SANTANDREA migliore (così era ed è ancor oggi denominata l’allegra sfilata).

Anche oggi, tanti bambini (compresa la mia nipotina Elisa) hanno rinnovato la tradizione festosamente, anche se leggermente contrastati da una noiosa pioggerellina, che in questo periodo ci viene sempre a far visita; però, almeno oggi, non ci si poteva davvero lamentare, considerando che S. Andrea pescatore, per via del suo mestiere, aveva sempre a che fare con l’acqua.

Io ho narrato tale usanza cellerese (riferendomi alla mia infanzia) anche in un raccontino che ho scritto tempo indietro, e che qui appresso vi riporto, utilizzando anche termini dialettali.   

   

30 Novembre 1950

    Dopo estenuante attesa, finalmente giunge il sospirato giorno; come d’incanto, dai posti più impensati fuoriescono lunghe teorie di burràttele di tutte le grandezze, caldarozze sfonnate, pitali non più utilizzabili, secchi rotti ed altri oggetti inimmaginabili, tutti ben legati col fil di ferro.

Anche la mia squadra incomincia la caratteristica sfilata per le vie del paese: il rumore è assordante e la gioia arriva all’ultimo cielo.

    Oggi c’è tanto da divertirsi, le donne ci guardano incuriosite e gli uomini ricordano con nostalgia il tempo in cui furono loro i protagonisti.

    I barattoli fanno già da soli un gran rumore, ma, per aumentarlo, alcuni bambini battono gli ex recipienti con dei bastoni. Nonostante le accorte legature, il fil di ferro si spezza a causa delle troppe e improvvise sollecitazioni; allora bisogna fermarsi, intervenire e poi ripartire di gran lena.

Benché sia la fine di novembre e non faccia più caldo, il sudore appare copioso sulle nostre fronti imperlate dal fastidioso liquido.

    Ma perché a Cellere esiste questa strana e insolita tradizione, puntualmente tramandata di anno in anno?

    Alcuni sostengono che voglia imitare un certo frastuono che, nel passato, i pescatori producevanoper attirare e catturare i pesci (S. Andrea era un pescatore); altri pensano che il fragore della Santandrea voglia riecheggiare il rumoroso calpestio delle greggi per le vie del paese in occasione della transumanza.

     A noi bambini interessa poco quali siano gli storici motivi, l’importante è che ci possiamo divertire un mondo in un giorno in cui diventiamo i padroni assoluti delle strade; perfino Mortaletto, la guardia comunale,deve sopportare, tacere e rispettare le nostre chiassose scorribande (ma in fondo in fondo sarà contento anche lui, ripensando alla sua infanzia).

    Terminato il lungo e faticoso giro, ritorniamo nelle nostre case, segnati dalla stanchezza, dal sudore e da più di un graffio, e accompagnati, però, da tanta allegria.

Mario Olimpieri