Viterbo CRONACA MEA CULPA

Il professore Attilio Bartoli Langeli e la consigliera comunale Daniela Bizzarri

"Faccio mano propia questa carta e dirrove tutte le mee culpe... che laio fatto per more de lu falzu spiritu che me avea como nverciato", così scriveva Bellezze da Collevecchio nel suo memoriale-confessione, dopo aver subito almeno tre ruote.

Sì, perché le donne scrivevano in situazioni di emergenza, per non morire, per non rimanere sole...

Questo è l'argomento trattato mercoledì 3 aprile nella Sala delle Assemblee di Palazzo Brugiotti, in via Cavour 67 a Viterbo, dal titolo "Non guardate a la gnurantia de lo scrivere", a cura del professor Attilio Bartoli Langeli, dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo".

Una carrellata di lettere e memoriali, di scritture di donne tra Quattrocento e Novecento che esprime con evidenza una penna sofferente e sofferta, con una scrittura infelice, dove si evincono le drammatiche situazioni che vivevano queste donne.

"Scrivevano e leggevano bene quanto un uomo", qualora riuscivano a comporre una pagina dove spesso erano descritte semplicemente delle liste di acquisti o struggenti  sfoghi di donne emigranti.

Anche le nobili del tempo risultavano spesso caotiche ed imprecise nel tratteggio come Vittoria Colonna, Veronica Franco, una cortigiana onesta, o suor Lucia Coppola, abbadessa a santa Lucia in Foligno.

Queste lettere tra il '400 ed il '500 concludevano spesso con "Noi siamo tutti sani" e "Xsto ti guardi", mentre intorno al 1911, come risulta da uno scritto molto commovente di Maria Martignoni da Buenos Aires: "Addio addio addio", oltre ad un interminabile elenco di saluti a tutti i parenti.

I monasteri offrono una grande produzione, con libri di contabilità gestiti dalla monaca "ragioniera", o scritti delle "diariste", che curavano la storia degli avvenimenti dell'Istituto religioso e le varie lettere delle Abbadesse.

Nel monastero di santa Rosa ci sono ventidue carte, "Memorie antiche dell'Archivio, risalenti al 1450 circa, scritte dalla monaca "camerazia" in maniera lineare e precisa, da cui si può venire a conoscenza di come e cosa accadesse nel monastero.

Per il presidente della Fondazione Carivit, dottor Mario Brutti, è stato un "interessante incontro che suscita curiosità ed offre lo spunto per ulteriori approfondimenti sociologici".

Presente la consigliera delegata alle Pari opportunità del Comune di Viterbo, Daniela Bizzarri, che, portando i saluti del sindaco, Leonardo Michelini, ha manifestato di aver apprezzato questo appuntamento definendolo di spessore.

"Agli uomini veniva data la possibilità di leggere e scrivere, mentre alle donne erano riservati ruoli marginali, come il cucito o il convento nella migliore delle ipotesi - ha espresso la consigliera Bizzarri - e le battaglie fatte nel corso dei secoli ci hanno reso giustizia, in quanto le donne risultano le migliori negli studi".

Presente anche la dottoressa Eleonora Rava del Centro Studi santa Rosa.

Laura Ciulli