Vulci EVENTI

Il Fascino delle Rovine, un sipario che si alza  da oltre un ventennio nei suggestivi spazi archeologici della Maremma, dopo La Pace di Aristofane, torna a Vulci con Iliade.

Iliade, sempre per la regia di Mario Fraschetti (drammaturgia Mario Fraschetti e Daniela Marretti), si terrà il 24 e il 25 agosto, alle ore 18.00.

Il Teatro Studio ha portato in scena tutto Eschilo, Euripide o lavori del tutto originali, percorrendo strade antiche, boschi, parchi naturali (si ricordano solo “Baccanti” e “Sette contro Tebe” e “Cassandra”, sulla terra calda del Parco delle Biancane, per la particolare suggestione dovuta ai fumi dei soffioni, o sulla Rocca di San Silvestro, ma  anche l’originale testo di Serafino Murri, “Arkhaikhos”,  per la regia di Hal Yamanouchi o l’ultimo toccante lavoro tratto da “L’ultimo viaggio di Sindbad”, di Erri de Luca). Occorrerebbe molto tempo per ripercorrere questa ricchissima esperienza del Teatro Studio, chi fosse interessato potrà trovare immagini bellissime sul sito della Compagnia.

Incontrarli nei Parchi della Maremma è diventato un po’ meno frequente negli ultimi tre anni, ma fortunatamente quest’anno, abbiamo potuto di nuovo vederli all’opera, sia a Vulci, con La Pace in luglio, che in Maremma, Ghiaccioforte (qui si sono registrate 250 presenze, nell’ambito del Teatro nel Bicchiere).

L’ultimo appuntamento estivo col teatro antico site specific, sarà quindi con Iliade, 24 e 25 agosto, ore 18.00, presso il prestigiosissimo Parco Archeologico di Vulci.

Raccogliere il lavoro de “Il Fascino delle Rovine”, è stata una idea della direzione e della gestione del Parco di Vulci, rispettivamente e sapientemente curate da Carmelo Messina ed Emanuele Eutizi. La sensibilità dell’Assessore alla Cultura  del Comune di Montalto di Castro, Silvia Nardi e del suo team, ha reso possibile la realizzazione di questi quattro eventi e ha aperto la strada ad una fruizione nuova del parco. 

Grossi eventi si susseguono da anni, sia sul Castello che sul Parco Archeologico di Vulci, mancava però ancora qualcosa: qualcosa di più aderente alla storia e all’energia di quei luoghi, qualcosa che aiutasse il pubblico a percorrerli con occhi nuovi, coi sensi aperti, alla calda luce del tramonto.

“Dopo tanti anni di pionerismo - dice la Presidente del Teatro Studio Daniela Marretti -  poi di conclamato successo, poi di inevitabile ridimensionamento in termini quantitativi - , fa piacere vedere che un progetto ed un esperienza come quella de Il Fascino delle Rovine, abbia ancora un senso. Ormai le esperienze di questo tipo si sono moltiplicate, per fortuna, la grande distribuzione ha iniziato a portare grossi nomi, vediamo musica, teatro e danza in ogni luogo e questo è un bene, per l’arte stessa, per il pubblico e  per il territorio.

Tuttavia,  il lavoro del Teatro Studi,  continua ad avere una sua specificità: quella dell’ambientazione nuda e cruda, che rende il “site specific” veicolo di forte esperienza per il pubblico, veicolo di condivisione e ritualità. Non si tratta infatti solo di adattare ad uno spazio l’allestimento in questione, ma di farlo con modalità veicolanti l’ascolto del pubblico nei confronti degli elementi. Lavorare di giorno, senza supporti tecnici, senza alterare gli spazi, trasformano l’evento in qualcosa che va al di là della fruizione di un’opera teatrale.

PER INFORMAZIONI: biglietteria del Parco  0766870179  info@vulci.i  www.vulci.it  biglietto euro 10,00 - ingresso gratuito fino a 14 anni

APROFONDIMENTO/PRESENTAZIONE “IL FASCINO DELLE ROVINE”

Legare indissolubilmente la ricerca sul teatro delle origini alla volontà di intervenire sul territorio, recuperando e ravvivando spazi dalla forza evocatrice indiscussa. Questo l’obiettivo del Fascino delle Rovine, un progetto portato avanti da dal Teatro Studio, Centro di Ricerca e Formazione Teatrale, diretto da Mario Fraschetti e Daniela Marretti, con lo scopo di rappresentare e rendere fruibili agli spettatori di oggi, i miti immortali dei classici greci.

Gli spettacoli del gruppo grossetano nascono, infatti, per essere rappresentati in siti archeologici o spazi naturali suggestivi, traendo da questi un ulteriore stimolo per la fantasia del pubblico.

Una ricerca, dunque, sul teatro delle origini, basata su forme arcaiche di comunicazione e sullo stretto rapporto fra ambiente, espressività ed emotività. Armonizzandosi con lo spazio in cui lo spettacolo si svolge,  lo scenario naturale diviene, molto spesso, veicolo di emozioni che derivano dalla poetica della messa in scena.

Questo lavoro, l’amore per la storia e per il territorio hanno portato alla produzione di una serie di forme spettacolari, concepite ad hoc per determinati luoghi. "Le rappresentazioni assorbono il fascino dello spazio in cui si svolgono e lo restituiscono amplificato allo spettatore, - dice Mario Fraschetti, direttore artistico e regista del Teatro Studio - dando suono alle tracce lasciate dai carri, in una sospensione temporale dove passato e futuro si esprimono nell'unica vera categoria: un infinito presente. Ma i "santuari" archeologici e naturali - aggiunge Fraschetti - devono essere usati con grande sensibilità e rispetto e per questo non tutte le performance artistiche possono essere ospitate: solo interventi direttamente ispirati da questi luoghi possono dare un senso di continuità e di vita alle pietre.” 

Nei lavori del Teatro Studio, tutti realizzati senza apportare mai elementi di modifica al luogo, l'ambiente ha svolto dunque un ruolo assolutamente determinante, tanto che la stessa rappresentazione, ambientata in spazi differenti, ha finito per diventare ogni volta qualcosa di molto diverso e particolare. Lo spettacolo, inoltre, ha sovente costituito l'occasione per il pubblico di visitare per la prima volta siti di grande attrattiva paesaggistica, architettonica o culturale. 

Il luogo dello spettacolo – prosegue ancora Mario Fraschetti - si raggiunge di solito dopo un breve percorso a piedi, che prepara e predispone. Si lascia la macchina, si sale lentamente lungo una strada romana od etrusca, si attraversa un bosco, o si entra nella ferita di una montagna, sentendo le energie delle pietre. Lo spettatore rimane fermo, per oltre un’ora, incantato non solo dal valore letterario del testo, ma soprattutto da questa inconsueta comunione tra luogo ed evento, ovvero dalla straordinaria dinamica del rito. Riscoprire luoghi noti attraverso il fascino dello spettacolo è come tornare a casa dopo una lunga assenza…”

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