Pietro Angelone Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
LA MAREMMA CHE FU
(narrazione poesia contrasto poetico)
Alla fine dell'articolo sono elencati i titoli degli articoli precedenti con link per essere letti
L’Angelo
Non sia considerato come affronto
da parte di chi legge sull’altare,
ma non esiste scritto del racconto
ch’adesso a voi voglio declamare;
non sia tenuto, quindi, in nessun conto
da chi ci dice sempre di sperare:
si tratta di una storia, che narrava
un vecchio Maremmano che pregava.
Il Padreterno dal Cielo osservava
come Maremma volesse Giustizia
e, riflettendo, pensava e pensava
argomentando con buona dovizia,
che questa terra non più meritava
d’essere affranta da tanta mestizia
e quella gente, dai volti sì afflitti,
riscatto avesse dei santi diritti.
E mandò l’Angelo degli sconfitti,
vendicatore dei torti ammassati,
nella Maremma dei molti delitti,
nella Maremma dei tanti scordati,
in questa terra di santi, di guitti,
in questa terra di vinti sfruttati
nei latifondi di ricchi e potenti,
vittime e mentori dei delinquenti.
Volò nell’aria dei tanti lamenti,
vedendo i ceppi con dure catene,
soffrendo, triste, pei duri tormenti
per la malaria dei morti con pene,
ed atterrato, ben disse; Accidenti!
In queste zone pensarci conviene.
Di conseguenza volò verso il mare,
la sua vendetta non volle portare.
E quando in Cielo fu visto arrivare
dal Grande Giudice fu convocato
e fu invitato, all’istante, a parlare
della vendetta e del suo risultato
in quella terra, bagnata dal mare,
in questa terra dell’uomo affamato;
rispose l’Angelo che la missione
non ebbe in terra la sua conclusione.
Il Padreterno, con giusta ragione,
volle informarsi, volendo sapere,
come quel messo per quale opinione
la Sua Giustizia non seppe ottenere
su quella terra, su questa regione,
forse, pensando mancando le schiere,
Questo, da solo,provò gran timore
e nella fuga trovò il disonore.
Padre del Cielo, buon Padre d’amore,
in verità provai tanto spavento,
sì, lo confesso, non ebbi l’ardore,
provando in volo già tanto sgomento
perché il comando del Padre Signore
fosse portato all’istante, al momento;
sì, Padreterno,non ebbi coraggio,
della vendetta non volli appannaggio.
E il Grande Giudice disse, da saggio:
Ben mi convince la tua spiegazione
ed ora ti affido un breve messaggio
da portar svelto su quella regione:
libera sia dal suo triste retaggio
libera sia dalla sua condizione.
L’uomo avvisato per mezzo è salvato,
restando in attesa del risultato.
Il suo messaggio fu mezzo ascoltato,
meglio di niente già disse qualcuno,
e quel retaggio fu mezzo spezzato
e lo si sente per bocca d’ognuno;
un compromesso fu certo trovato
perché contentasse tutti e nessuno,
ma la Giustizia non è fatto umano,
dice qualcuno, da buon Maremmano.
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La Maremma che fu, gli articoli precedenti
La Maremma che fu - Il tradimento
La Maremma che fu - Il cantastorie del ricordo
La Maremma che fu - La semina
La Maremma che fu - L’emigrante
La Maremma che fu - Un pomeriggio d’agosto
La Maremma che fu - Il risveglio
La Maremma che fu - Equivoco lessicale
La Maremma che fu - Disputa politica-religiosa
La Maremma che fu - Il banditore
La Maremma che fu - Una grazia poco celeste
La Maremma che fu - Ricordi della scuola elementare
La Maremma che fu - Secondo Contrasto sociale
La Maremma che fu - Primo Contrasto sociale
La Maremma che fu - Una strana processione
La Maremma che fu - Alla villana
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La Maremma che fu - Un equivoco canzonettistico
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La Maremma che fu - La festa nel podere
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La Maremma che fu - Al forno
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La Maremma che fu - Era il tempo del brigante Tiburzi*
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La Maremma che fu -one od –ette
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La Maremma che fu - L'antica madre