Carbognano STORIA Ovviamente il ritrovamento resta evidentemente una testimonianza storica e iconografica di grande rilievo
di Romualdo Luzi

 

La Madonna della Quercia

La straordinaria notizia del rinvenimento del volto di Giulia Farnese nella muratura interna del cortile del Castello di Carbognano da parte di Andrea Postiglioni, ha fatto il giro della nostra Provincia e non solo…

Stanno telefonando un po’ da tante parti d’Italia!

L’interesse per questa scoperta sta diffondendosi a macchia d’olio fra gli studiosi farnesiani e suscita meraviglia e discussione.

Ovviamente il ritrovamento resta evidentemente una testimonianza storica e iconografica di grande rilievo ma ha tutti i limiti di un’incisione su pietra ove, come abbiamo detto, non si può pretendere più di tanto dopo cinquecento anni dalla sua fattura e considerate le condizioni di conservazione dopo l’esposizione alle intemperie del tempo. Non è certo il volto affrescato dal Pinturicchio nelle stanze Borgia in Vaticano che è scomparso e di cui resta solo il frammento del Bambin Gesù “delle mani”. Ma non disperiamo che, quanto prima, quest’altro lacerto con il suo volto torni a farsi ammirare.

Ebbene, alla chiusura dell’articolo apparso ieri su questo giornale, chi scrive è rimasto ad osservare con più attenzione le ultime immagini che ci aveva inviato Laura Ricci dell’edicola mariana posta nello stesso Cortile.

Malgrado la evidente fatiscenza dell’affresco non è stato difficile capire che l’immagine dipinta rappresenta la venerata effigie della Madonna della Quercia cui, come si è detto, era tanto devota la stessa Giulia dopo aver ricevuto un miracolo per essere stata sanata da una grave infermità.

 

Carbognano, Castello di Giulia Farnese, nicchia devozionale con Madonna e Bambino
(foto Laura Ricci)

Ovviamente non poteva mancare la conferma di questa circostanza da parte di Gianfranco Ciprini, storico eccezionale del Santuario di Viterbo, che subito oggi, dopo aver letto l’articolo e viste le immagini pubblicate si è sentito in dovere di invitarmi a pensare a quanto, in effetti, avevo notato la notte prima.

È vero, Giulia s’è portata a Carbognano anche la Madonna della Quercia nel senso che ha voluto che qualche pittore la riproducesse nel suo Castello, all’interno della nicchia, e prossima all’area ove anche lei s’era fatta rappresentare da un ignoto scultore.

Lo stesso angelo inciso ci porta a credere che l’insieme possa essere stato creato in uno stesso momento a confermare la devozione e la riconoscenza di Giulia verso la Vergine della Quercia.

Viterbo, Santuario della Madonna della Quercia. SS.ma Immagine
(Foto: cortesia Gianfranco Ciprini)

Questo ci consente di datare, con quasi matematica certezza, l’anno di esecuzione del tutto: probabilmente il 1515 anno in cui è documentato il miracolo che riguardò Giulia.

Per i lettori interessati riportiamo analiticamente quella parte dello studio svolto su questo argomento e pubblicato già sul sito “Nuovo Rinascimento”.

 

Giulia Farnese e la sua statua “al naturale”
presso il  Santuario di Maria Ss.ma della Quercia (Viterbo
)

Un altro singolare avvenimento ci testimonia della presenza di un “ritratto al naturale” di Giulia conservato presso il Santuario della Madonna SS.ma della Quercia nei pressi di Viterbo.

Siamo nel 1515, al tempo in cui Giulia, ritiratasi nel Castello di Carbognano, suo feudo, lamentò un’infezione grave causata da una “puntura” da cui sarebbe derivata una “postema” (secondo il vocabolario della Crusca, una “enfiatura putrefatta”) nel cavo orale, che molto la faceva soffrire tanto che erano apparsi inutili gli interventi e l’assistenza di numerosi medici cui la stessa era ricorsa.

La febbre continuava a salire e la situazione si faceva sempre più grave. Giulia temeva per la propria vita tanto che, rivoltasi con calde preghiere alla protezione della Vergine della Quercia, fu miracolata. Questo il racconto dell’accaduto nella descrizione di Fra Tommaso Bandoni:

“L’Anno del Sig. 1515. La nobilissima Signora Donna Giulia Farnese ritrovandosi in pericolo di morte per una puntura, e febbre continua, già moribonda per non esservi rimedio alcuno, che così affermavano i Medici, una sua Parente con molte altre visitandola, la consolarono essortandola, che si raccomandasse alla Madonna della Quercia; et avendo portato un poco di legno della Quercia, lo mise in un bicchiero d’acqua, e dopo disse un Pater noster, et un’Ave Maria, dicendogli, che con fede si raccomandasse alla Madonna della Quercia, che certo haverebbe veduto gran cose, et ecco, che bevuta quell’acqua ogn’amarezza d’infirmità si convertì in dolcezza di maniera che se gli ruppe la postema, si partì la febre, et uscì fuori dal letto, come se non havesse havuto male; et ella raccontò al fratello, che fù poi Papa Paolo Terzo, quanto bene gli haveva ricevuto da questa Santa Vergine della Quercia, e di questa Signora c’è la statua, che stà à mano sinistra alla terza Colonna [nella navata del Santuario]1.

Lo stesso Bandoni aggiunge, in altra edizione del suo libro, che la Farnese, in segno di ringraziamento ed ex voto, fece realizzare la propria statua al naturale che fu esposta “…a mano sinistra alle colonne in mezo a due Cardinali, che di donna non ci è altra che la sua…2.

 

Viterbo, Santuario della Madonna della Quercia, navata centrale

La statua di Giulia Farnese fu collocata sopra il cornicione-ballatoio posto in alto, a sinistra

La statua di Giulia, come quelle degli altri personaggi ivi esposti, come re, cardinali, vescovi e nobili, qualcuno posto addirittura a cavallo, era stata realizzata in cera e stoffa, probabilmente dal fiorentino Mariotto Benintendi (o Fallimagini), operante a Viterbo attorno al 15173.

Lo stesso Vasari descrive in maniera straordinaria l’arte relativa alla creazione di queste statue “ex voto” che erano costituite “dentro da ossatura di legname… et intessuta di canne spaccate, ricoperte poi di panno incerato con bellissime pieghe e tanto acconciamente, che non si può veder meglio, né cosa possibile al naturale. Le teste, poi, mani e piedi… di cera più grossa, ma vote dentro e ritratte dal vivo e dipinte a olio con quelli ornamenti di capelli et altre cose… che rappresentavano non più uomini di cera, ma vivissimi…4.

Naturalmente le statue venivano rivestite con abiti particolarmente curati e offerti dai miracolati.

La presenza di questi singolari “ex voto” collocati all’interno del Santuario è ricordata ancora nel 1752 e, per l’ultima volta nel 1845, quando un viandante riferisce che “i cornicioni sono popolati…di statue e figure in pieno rilievo, formate di tela, legno e simili economiche materie5. Nel 1863 il Santuario fu interessato da molti lavori di restauro che durarono alcuni anni.

Le numerosissime statue che affollavano le balconate della navata centrale furono distrutte in questa occasione. Di esse non se ne salvò alcuna né sono rimaste tracce, brandelli o frammenti 6.

Anche questa volta le circostanze avverse pare abbiano operato perché andasse distrutta l’immagine di Giulia “La Bella”!

Le ricerche condotte da Gianfranco Ciprini, storico del Santuario, ci consentono di offrire a corredo di questo lavoro una preziosa testimonianza costituita dalle statue di due pastorelli realizzate nello stesso periodo di quelle del Benintendi.

Sono le uniche superstiti di tutto il presepe allora allestito e che fortunatamente sono state accolte nel prezioso Museo del Santuario. Ovviamente ci è stato precisato che le statue, anch’esse realizzate in tela e cera, sicuramente sono state rivestite con altri abiti in tempi successivi, restaurate e ridipinte al meglio.

Romualdo Luzi

       

Viterbo, Museo Santuario della Madonna della Quercia. Particolari

dei volti delle statue di due pastori del presepe,

 realizzati agli inizi del 1500 (foto cortesia Gianfranco Ciprini)

Note

[1] T. Bandoni, I fiumi quattro del Paradiso Terrestre surgenti dal vivo fonte e tegola della Madonna della Quercia di Viterbo,manifesti per le continue gratie e miracoli, Viterbo, Diotallevi, 1636, p. 18-19. Cfr. pure: C. Fornari, Una devozione farnesiana. La Madonna della Quercia, Viterbo, Primaprint, 1996, p. 23-38;

2 T. Bandoni, Scelta di alcuni miracoli fatti dalla gran Signora Madre, detta e nominata Madonna della Cerqua, Viterbo, Agostino Colaldi, 1628, p. 63.

3  Dopo Mariotto operarono in Viterbo altri ceraioli della stessa famiglia: Niccolò, Sebastiano, Domenico, Matteo.  Cfr.: A. Carosi, G. Ciprini, Gli ex voto del Santuario della Madonna della Quercia di Viterbo, Viterbo, Agnesotti, 1992, p. 7-10; G. Ciprini, La Madonna della Quercia. Una meravigliosa storia di fede, Viterbo, Quatrini, 2005, vol. I, p. 342-343.

4 G, Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architettori,  Milano, Rizzoli, 1943,  p. 507.

5 L’Album di Roma, XII, 22 novembre 1845.

6 A. Carosi, G. Ciprini, Gli ex voto del Santuario…, op. cit., p. 9.

Si riporta il link per visualizzare lo studio completo:

http://www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/saggi/pdf/luzi/volto.pdf

 

 

 

 

 

 

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