Viterbo CRONACA D'ARTE
Mauro Galeotti

La collega giornalista Tiziana Mancinelli, non è solo attenta al mondo dell'attualità con articoli e riflessioni che pubblica sul quotidiano da lei diretto www.quintaepoca.it, ma è anche ammiratrice di cavalli e pittrice.

Una sua opera esposta nella Chiesa degli Almadiani, rivela la profondità del suo pensiero e l'espressività chiara di ciò che vuole raffigurare.

Nella tela di Tiziana vedo tre pietre miliari della Città di Viterbo, la Macchina di santa Rosa, il Palazzo papale e santa Rosa, ma tutto in una forma che personalizza lo stile armonico e stellare di questa giovane e bella artista, esperta di simbolismo ed esoterismo con particolare riguardo alle chiese di Viterbo.

Quello che, del quadro di Tiziana, affascina e stuzzica il mio pensiero è lo sguardo di santa Rosa, fisso, serio, severo, mi fa tremare, mi fa pensare, sì pensare alla sua amarezza per l'allontanamento delle suore Clarisse Urbaniste dal suo monastero.

Oltre settecento anni insieme a loro ed ora più nulla.

Amarezza anche contro i Viterbesi, i facchini, i membri del corteo storico, il vescovo, tutti zitti, non una parola, non hanno alzato una paglia per difendere la presenza delle care suore di clausura, che hanno custodito quel Santo corpo con tanto amore e... silenzio.

Ora è tutto in mano a un grosso, grasso frate francescano, che a dividerlo verrebbero fuori quattro san Francesco d'Assisi.

Ma leggiamo cosa ha da dirci Tiziana Mancinelli:

"Ho rappresentato sulla sinistra il facchino ancestrale della Macchina di santa Rosa: Gloria in Excelsis. Il facchino porta sulle spalle tre rose che rappresentano la fede. Per poter fiorire essa richiede impegno e sacrificio, forza e coraggio. Le stesse qualità di cui danno prova i facchini sotto la Macchina. È sulle loro spalle che sboccia la fede:  le tre rose. I  loro petali volano nella notte, tagliano l'oscurità e vanno a formare una corona che richiama dal buio lo spirito divino che dà vita all'icona religiosa di santa Rosa e raffigurato nel quadro con una figura femminile scevra da ogni riferimento storico e religioso, perché vuole rappresentare l'essenza più pura e il senso  primigenio del soprannaturale.

Al suo apparire, l'oscurità si dirada e spunta la luna che getta i suoi raggi sulla città, raffigurata sullo sfondo con il lato di Palazzo Papale che si affaccia su Valle Faul, avvolgendola nel chiarore della luce divina che ne plasmerà il destino.

Nella notte si celebra il momento più alto della tradizione del Trasporto, con il passaggio della macchina di santa Rosa per le vie buie della città. Ma la notte ha anche una forte valenza simbolica. Essa è la culla della creazione dei mondi, che si rivelano solo quando Dio li chiama alla luce. In questo quadro la notte, oltre a richiamare il momento più alto della celebrazione rituale del Trasporto, esprime il significato biblico del tempo possibile, dove il divino, con la complicità della tenebra e del silenzio, opera il suo progetto e poi si rivela all'uomo.

La figura di santa Rosa nasce dal buio, il suo sguardo austero e severo non indaga dentro di noi, ma è piuttosto un invito affinché siamo noi stessi a guardarci dentro. Conosci te stesso, ci dice, guarda dentro di te con occhi limpidi e sinceri, senza reticenze, inganni o paure, e solo allora sorgerà la luna e scorgerai la via che conduce alla verità, sarai parte di quel disegno che mi conduce laggiù, dove quel palazzo si illumina del chiarore della notte e la mia volontà si compie.

È una strada difficile e insidiosa di continue prove per l'uomo perennemente dibattuto tra la sua dimensione spirituale e la sua condizione materiale, in un'eterna dialettica tra bene e male che è connaturata alla nostra esistenza".

Tiziana è anche autrice di due bei volumi su Viterbo: "Il Sole d'Argento", e "Astronomia e Architettura sacra a Viterbo, Simbolismo ed esoterismo nelle chiese della città dei papi" che ha scritto insieme ad Adriano Gaspani.

Auguro a Tiziana le migliori fortune in questa vita terrena, perché in quella ultraterrena, beh! c'è ancora molto, molto, molto da aspettare.

Mauro Galeotti

 

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