Viterbo BACCAIONATA
Baccaione

Ma dove ho sbagliato?... Gli, le, loro, c'ho, c'hanno... ciò, cianno, ciavemo...

PROLOGO: Sono sicuro che il direttore, il quale si diverte a combinarmene una di seguito all’altra, mi consentirà, prima di dar fiato alle Baccaionate che seguono, di ringraziare pubblicamente Censor, il gentile lettore che ha avuto la bontà di dedicarmi parte del suo tempo per rivolgermi delle osservazioni, peraltro gradite, attraverso la lettera aperta pubblicata su questo stesso giornale in data 25 giugno corrente.

Desidero preliminarmente precisare che non sono né mi ritengo erudito, del resto ho già affermato di non essere particolarmente ferrato nella lingua italiana; la stessa cosa vale per “latinista” e per una infinità di altre cose: ho soltanto frequentato la scuola prima del ’68 ed ho avuto la fortuna di avere professori eccellenti ed esigenti che informavano e formavano, con l’esempio, i loro allievi; credo che non ci sia bisogno di altre precisazioni, perché, come lei certamente saprà, ciò che si impara in gioventù rimane per il resto della vita, e spesso per nostra fortuna.

Fatte queste brevi precisazioni la ringrazio per il suggerimenti che mi ha dato, dei quali prendo atto, ma che non posso seguire, perché se li seguissi, e non solo io, naturalmente, non vi sarebbe più argine alla fiumana delle ingiurie, come lei le chiama, che offendono la nostra lingua che, come ogni altra lingua, da lei magistralmente definita uno strumento di espressione vivo, vivace e mutevole, cambia sia nel tempo che nello spazio; cambia, però, attraverso gli usi e le consuetudini, e mai per decreto. Le variazioni differiscono tra lingua parlata e lingua scritta, ma in questo suo variare la lingua conserva delle regole che, come tutte le regole,vanno rispettate.

Non credo di restare in retroguardia per questo, perché quelle regole grammaticali e sintattiche che lei definisce desuete, non sono desuete dappertutto, ma soltanto in certi ambienti; in altri ambienti sono rispettate: è, come sempre, una questione di educazione.

Continuo, perciò, a ritenere errato il titolo de “il Tempo”, anche se lo ritengo scritto in quella forma appositamente per far presa su una massa di persone più numerosa; anzi, per ciò che mi riguarda non avrei messo neppure il punto dopo “rom” ed avrei scritto: “La Raggi sfratta i rom, ma dà loro casa.”

Comunque consideriamo pure errore rosso l’uso di “gli”, al posto di “le” o di “loro”, ma mi dice coma fa a pronunciare la “i” quando legge “c’ha” o “c’hanno”?  Io leggo “ca” e “canno”, come posso pronunciare la “i” della quale non c’è traccia? 

Proprio nel linguaggio dialettale, al quale lei fa riferimento, sia esso scritto che parlato, si usano “ciò, cianno, ciavemo, ecc.”; e di ciò potrà trovare conferma leggendo poesie e prose in dialetto. Non voglio, tuttavia, star qui a portarle degli esempi o a darle spiegazioni che ritengo, come le sue, e nel suo caso, ultronee.

Grazie infine per la segnalazione dell’errore, che il direttore ha prontamente corretto, e per ricambiare la cortesia vorrei dirle che l’espressione manzoniana da lei riportata, se la memoria non mi inganna, non si trova nel capitolo VIII, de “I promessi sposi”, ma nel capitolo XIII. Poche righe più avanti, nello stesso capitolo XIII, il Manzoni ripete “gli”, e lei avrà certamente notato che, in entrambe le volte, non lo usa al posto di “loro”, ma al posto di “le” perché è riferito alla folla. Visto poi che viene usato il verbo al plurale sarebbero da fare altre considerazioni…

Ma lasciamo stare il Manzoni, che usa più volte “gli” nel corso del suo romanzo, (e sempre a ragion veduta), perché il discorso si allargherebbe, e siccome non siamo, né io né lei, credo, il Manzoni, mi corregga se sbaglio, cerchiamo di invitare i nostri ragazzi, attraverso l’esempio, all’uso di un italiano corretto, non ingessato, ma corretto.

Mi permetto di considerare, infatti, le mie osservazioni sulla lingua soltanto come inviti, come suggerimenti di convenienza, per di più da seguire con buon senso e contro ciò che viene ammannito in merito con troppa disinvoltura da chi di certi termini fa un uso succedaneo spesso tracimando in un abuso.

Un’ultima precisazione, la citazione latina, della quale troverà la traduzione nelle baccaionate che seguono, non è tratta da nessun testo: è mia, e non a caso ho usato il verbo “procudo”.

Non voglio tediarla ulteriormente, né approfittare della cortesia del direttore; sono comunque a sua disposizione per poter continuare, qualora lo voglia, la discussione sulla nostra lingua: non avrà che da chiedere la mia email al direttore medesimo, il quale è autorizzato a comunicargliela.

La saluto e, nuovamente, la ringrazio.

FINIRO’ NEI GUAI – Ho affermato, nel prologo, che il direttore si diverte a combinarmene una dietro l’altra, ed infatti, non appena gli ho comunicato che avevo intenzione di scrivere una baccaionata sui lavori della “Commissione Moro”, lui che mi fa? Mi pubblica la foto di Peppino Fioroni con un bicchiere di vino in mano: come a dire “in vino veritas”.

Forse l’ha fatto perché aliunde leggiamo che Abu Sharif, collaboratore di Jasser Arafat negli anni 70-80 ha affermato, senza mezzi termini e con motivazioni attendibili, che “dietro il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione di cinque agenti della scorta non c’erano le Brigate Rosse, ma gli Stati Uniti”. Alla Commissione Moro ed al suo presidente Peppino Fioroni l’ardua sentenza.

A prescindere dal risultato delle indagini, a me sembra che Peppino Fioroni, con questo escamotage, abbia trovato il modo di entrare nei libri di storia: non è poco.

COMPITINI DA ASILO -  Avevo citato Peppino Fioroni con altri intenti e per altre motivazioni, non escluse quelle scolastiche, e pertanto, per rimanere in tema, torno sull’argomento.

Avete visto, cari lettori, la versione di latino assegnata al liceo classico per la maturità di quest’anno?  

Ebbene, andate a leggerla e ditemi se è una versione da maturità classica: io l’ho letta e l’ho tradotta su due piedi e senza vocabolario, io che non sono un latinista, io che mi sono diplomato nel 1965, io che da allora non ho più toccato un libro di latino. E non è la prima volta che mi capita, perché ho letto anche le versioni di qualche anno indietro ed il risultato è stato lo stesso: si traducevano ad occhio.

Suvvia siamo seri! Si tratta dei nostri figli: non dico altro.

“Compitino da asilo”: così Virgilio Andrioli avrebbe definito quella versione latina. L’avrebbe definita nello stesso modo con cui definì, giudicandole di bassa qualità, le tesi di laurea assegnate dal professore che lo aveva preceduto nella titolarità di cattedra di diritto processuale civile della facoltà di giurisprudenza dell’università di Napoli: avocò a sé le tesi assegnate e provvide più seriamente in merito avvalendosi della collaborazione dei professori Vincenzo Spàrano e Giorgio La Serra. Purtroppo non si è potuto fare altrettanto ed i risultati si vedono… e si leggono.

PAPA FRANCESCO – Restiamo un attimo su un altro fatto di rilevante importanza sociale, solo un attimo, perché l’argomento è serio e non può essere trattato in questa sede: se vi facciamo cenno è per contribuire a richiamare, per quanto più possibile, l’attenzione su di esso.

L’argomento è stato magistralmente racchiuso da Papa Francesco in una espressione durante il suo incontro con la CISL: “E’ una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare”.

Ne riparleremo. Per ora non lasciamoci sfuggire le varie osservazioni che verranno fatte su questa e sulle altre affermazioni fatte dal Papa nel suo incontro del 27 giugno corrente con i rappresentanti della CISL.

EUROPEI UNDER 21 – Passiamo ad argomenti più leggeri, ché è meglio e più si addice al nostro sito.

Di Biagio, commissario tecnico della nostra nazionale di calcio under 21 ha affermato che il commissario tecnico della nazionale di calcio under 21 della Repubblica Ceca dovrebbe essere squalificato dalla UEFA per aver affermato che l’Italia e la Germania hanno fatto il biscotto durante il loro incontro…

Non voglio entrare nel merito né fare valutazioni di nessun genere, ma voglio ricordare a Di Biagio che in un passato non troppo lontano, Gigi Riva, accompagnatore della nostra nazionale di calcio, fece la stessa considerazione nei confronti delle nazionali di altri due Paesi, la Svezia e la Danimarca, se la memoria non mi inganna, che avevano pareggiato tra loro un incontro durante un altro campionato europeo, e che con quel pareggio garantirono a se stesse il passaggio del turno; con una differenza: il CT della Repubblica Ceca ha assistito alla partita Italia-Germania perché giocata in differita rispetto alla partita Republica Ceca-Danimarca, Gigi Riva, invece, fece quelle affermazioni subito dopo il fischio finale dell’arbitro e senza aver visto la gara tra le nazionali “incriminate” perché giocata in contemporanea: cioè a dire senza nessun metro di giudizio. Va da sé che non è la stessa cosa.

Personalmente disapprovai il comportamento di Gigi Riva, ma la mia opinione rimase isolata e nessuno “di noi” si sognò di affermare che Gigi Riva meritava una squalifica.

LE PROMESSE SI MANTENGONO - “Nunc est orandum, hoc mihi praeterita cogitanti faciendum esse videtur, ut dum Romae consulitur iuvenum natura procudatur”. Con questa affermazione avevo chiuso le baccaionate precedenti, riservandomi, ironicamente, di comunicare la traduzione nelle baccaionate successive.

L’ironia non era certamente diretta a voi, gentili lettori, che meritate il massimo rispetto, ma ai vari “magistri equitum vaccarumque, duces pollastrorum atque omnium baccanalium magni artifices” (ho lasciato tutto al nominativo per una più facile comprensione), che trovano ospitalità al “Grand Hotel Ministero della Pubblica Istruzione”, i quali, lautamente pagati, danno sfoggio ed esempio del “kulturnormen” (1) che serpeggia nelle nostre scuole.

 Ecco comunque a voi, come promesso, la traduzione, anzi le traduzioni: la prima letterale, la seconda libera:

-  “Ora bisogna pregare, questo a me che ricordo le cose passate sembra bisogna fare, affinché, mentre a Roma si discute, la natura dei giovani venga forgiata”.

 – “E’ il momento di pregare, perché, considerata la situazione, mi sembra sia l’unica cosa da fare che ci sia rimasta: bisogna pregare perché se a Roma ci si perde in chiacchiere non dobbiamo dimenticare di forgiare lo spirito dei nostri ragazzi.

(1)   Norme basate sul sentimenti sociali di cultura.

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 821 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it