Soriano nel Cimino STORIA

 

Da L'Album del 10 novembre 1855, il Sasso Naticarello, o Menicatore in una incisione del pittore sorianese Benedetto Panunzi, da anni il sasso non si muove più perché ostacolato da destriti

La rupe tremante

 
La rupe tremante.

Al limitare del bosco di faggi si trova il grande masso di trachite noto come rupe tremante o sasso menicante, meglio conosciuto agli abitanti del posto come sasso naticarello (attestate anche le antiche forme "sasso menicatore" e "sasso trenicatore").

Celebrato già da Plinio il Vecchio come naturae miraculum (miracolo della natura) nel suo Naturalis historia, è un grosso masso di forma ovoidale di circa 8 metri di lunghezza, 6 metri di larghezza e 3 metri di altezza, del volume di circa 100 m³ e del peso di circa 250 tonnellate, sospeso in equilibrio su una sporgenza rocciosa del suolo, caratteristica che fa sì che possa essere fatto oscillare sensibilmente e in modo abbastanza agevole utilizzando un grosso bastone a mo' di leva.
tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Cimino


Il "Sasso naticarello", tremante, menicante o trezzicante


di Rainer
di Raniero Pedica - Tre immagini scattate ieri presso la Faggeta, nel comune di Soriano nel Cimino (Viterbo), a circa 1000 m di altitudine. Tra i boschi secolari di Faggio e gli enormi massi magmatici, troneggia il famoso “Sasso naticarello”. Il masso, lungo 8 metri, 6 di larghezza e alto 3 metri, è una meta obbligatoria per chi, in questi giorni estivi, gode della bellezza naturalistica e del refrigerio di questa riserva naturalistica. Questo “sassolino”, del peso stimato di circa 250 tonnellate, descritto anche dallo scrittore latino Plinio il Vecchio nella sua raccolta enciclopedica Naturalis historia, dedicata all’imperatore Tito, ha una sua particolarità: basta un semplice bastone a leva e un punto d’appoggio per farlo tremare. Per questa sua caratteristica è conosciuto nel viterbese dialettale e nelle guide turistiche come Sasso naticarello, tremante, menicante o trezzicante.

tratto da http://www.youreporter.it/gallerie/Il_Sasso_naticarello_tremante_menicante_o_trezzicante/#1

Soriano nel Cimino "LA FAGGETA"

Video realizzato da Enzo Sorrentino

La Faggeta che ricopre il Monte Cimino per circa 56 ha, è di proprietà del Comune di Soriano nel Cimino che l'ha da tempo considerata come importante risorsa turistica.

Il bosco del Monte Cimino fu abitato fin dall'antichità, vi furono trovati, infatti, resti d'insediamenti sia etruschi sia romani e molto vasellame ed armi, tutti oggetti ora custoditi nel museo Pigorini di Roma.

La Faggeta fu inoltre attraversata nel 310 a.C. dal generale romano Quinto Fabio Rulliano, interessato alla conquista delle Valli del Tevere e della Tuscia cimina e nel 69 d.C. dall'Imperatore Sulpicio Galba.

La "Foresta Vetusta" del Cimino, m.1053!

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A un’ora di viaggio da Roma, in provincia di Viterbo, sulla cima del Monte Cimino (1053m.), ai confini della riserva del lago di Vico, si trova un bosco di faggi monumentali, dove gli alberi raggiungono oltre i due secoli di età.

Appena si arriva, subito c’è una curiosità, un grande macigno ovoidale in peperino dal peso stimato di 250 tonnellate, che si regge in bilico, da secoli, su una stretta base di appoggio, detto "sasso menicante" (o "naticarello")È sufficiente far leva con un bastone per farlo oscillare sensibilmente. Già Plinio il Vecchio lo definì un «miracolo della natura».

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I Monti Cimini, di origine vulcanica, hanno terreni molto fertili e permettono ai faggi di vegetare e crescere rigogliosi sino a raggiungere dimensioni imponenti con altezze di oltre 40 metri e diametri superiori a 1 metro.

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L’unicità della Faggeta è legata al fatto che sul Monte Cimino gli alberi possono completare tutto il loro ciclo vitale dalla nascita alla morte senza correre il rischio di essere tagliati. Si tratta, infatti, di una “FORESTA VETUSTA”.

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La “Selva Cimina” è una foresta vecchissima che, molto anticamente, copriva tutta la zona dei Cimini estendendosi fino all’attuale lago di Vico e sicuramente superandolo, vi si trovano anche tracce della presenza dell’uomo preistorico e ).jpgspecialmente dell’uomo appenninico (Età del Bronzo) che quassù portava le sue mandrie secondo l’andamento stagionale.

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La selva faceva parte del territorio degli Etruschi, infatti vi si tenevano spesso le adunanze dei dodici popoli.
Era talmente estesa e impraticabile che anche i Romani ne avevano soggezione.

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Gli storici romani ci hanno lasciato diverse testimonianze sulle fasi di conquista del territorio etrusco da parte delle legioni romane.

Tito Livio riguardo all'impenetrabilità della "Silva Cimina", la descrive “Più intricata e spaventosa di come siano oggi le foreste della Germania” e riuscì a fermare a lungo le legioni di Quinto Fabio Rulliano alla fine del IV secolo avanti Cristo, impegnate nella conquista dei territori etruschi.

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Il legno dei suoi alberi servì alla costruzione delle navi romane utilizzate nelle guerre Puniche.
Nel medio evo fu utilizzata quasi sempre come pascolo, specialmente dei maiali. La sua attuale forma è definitiva dalla fine dell’800.

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L’aspetto della Faggeta con i suoi grandi massi tondeggianti è legato all'attività vulcanica di un milione e trecentocinquantamila anni fa.

Le formazioni vulcaniche visibili, sono i "domi", ammassi di magma molto viscoso che si presentano come delle piccole alture coniche con grossi massi trachitici sulla cima.

La foresta di faggio, scendendo dai 1053 metri della cima, si mescola, tra i 950 e i 600 metri, a castagni, cerri, carpini neri e bianchi.

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La ricchezza della flora e la difesa dell'ambiente, hanno favorito la presenza di numerosi animali, quali la lepre, il cinghiale, il riccio, il ghiro e il gatto selvatico. Nella faggeta si sente il martellio dei picchi verde e rosso e si può osservare il silenzioso volo di diversi rapaci diurni di piccole dimensioni, come lo sparviere e l'astore.

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Nella “Silva” nidifica la poiana e nelle pareti di roccia vulcanica il gheppio, con i rapaci notturni, il gufo comune, l'assiolo, il barbagianni, la civetta e l'allocco.

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tratto dal sito https://www.avventurosamente.it/xf/threads/la-foresta-vetusta-del-cimino-m-1053.14737/

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