Viterbo CRONACA METODOLOGICA CONFARTIGIANATO

 

Stefano Signori,
presidente di Confartigianato Viterbo


Il risultato delle elezioni europee è esemplificativo della la messa in discussione di metodologie che determinano cosa è importante e cosa non lo è: un risultato che determina il riappropriarsi da parte dei cittadini del libero discernimento dettato dalla propria coscienza.

Negli ultimi quarant’anni, la visione calvinista che ha pervaso la nostra società è riuscita a far prevalere metodologie antropologiche che hanno provocato lo scisma tra ragione ed emozione, separando in questo modo la ragione dal cuore.

 

Così, nella società, attraverso il liberalismo, ha privilegiato la borghesia indebolendo in questo modo la nozione di popolo; dal punto di vista religioso ha sostituito l’universalità del popolo di Dio con l’internazionalismo della borghesia.

 

In quanto operatori di sviluppo, a Confartigianato basiamo il nostro impegno quotidiano sulla realtà che abbiamo di fronte e su un discernimento che non è basato sulle idee ma sulla vita reale.

Questo modo di fare ci permette di accompagnare i nostri imprenditori e le loro famiglie attraverso i processi storici, non di occupare posti di potere.

 

Il limite della cultura postmoderna riguardo allo sviluppo locale è rappresentato dal cercare di imporsi sulle circostanze che determinano la cultura stessa e la tradizione, cercando di riordinare quella storia in funzione del proprio modello di società invece di instaurare un rapporto osmotico di reciproco scambio.

 

Le recenti elezioni europee ci impongono un’analisi precisa e puntuale sul nostro ruolo di cittadini in questa fase della storia.

 

Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo una serie di guerre, prima regionali poi mondiali, hanno favorito l’affermarsi degli Stati Nazione del ventesimo secolo. In questa prima metà del ventunesimo secolo, attraverso una guerra mondiale finanziaria, ci stiamo avviando verso la forma statuale del Continente Nazione e in questa fase di costruzione della nuova forma un ruolo strategico sarà ricoperto dalle grandi civiltà mondiali: quelle più antiche (europea, islamica, cinese, indiana e giapponese) e quelle più moderne (latina americana e nord americana).

 

L’intero processo inevitabilmente deve fare i conti con lo stato attuale del nostro pianete e le capacità previste per il futuro. I vari rapporti sullo stato del pianeta possono essere sintetizzati in due concetti. Il primo: se l’attuale tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo sulla Terra saranno raggiunti entro i prossimi cento anni con il probabile risultato di un declino improvviso e incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.

 

Il secondo: è possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere a una condizione di stabilità ecologica ed economica sostenibile anche nel lontano futuro; per fare ciò lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere raggiunto e mantenuto in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano, anche in riferimento alle caratteristiche del territorio in cui vive.

 

La crisi occupazionale non può essere utilizzata come capro espiatorio della crisi storico-antropoligica in cui versa il nostro Paese, condizione in realtà determinata da un modello di sviluppo che necessita di essere rivisto. La cultura occidentale ha cercato di equiparare i concetti di sviluppo e di crescita mentre, per resettare e riavviare il sistema, occorre prima di tutto restituire il vero significato ai due termini, ripulendoli dagli errori semantici che li hanno contaminati. Così, se lo sviluppo è ancorato all’aspetto qualitativo, la crescita è legata a doppio filo a quello quantitativo.

 

Accanto a quella che è la percezione economica dell’esistenza, bisogna prendere in considerazione l’aspetto spirituale della vita che, al di là dell’insieme teologico delle dottrine religiose, guarda all’intera sfera della cultura legata a un dato territorio, alla sua storia, alle sue tradizioni, alle peculiarità del carattere locale, alle idee di giustizia e di moralità.

 

Se si interviene separando questo aspetto dalle strategie di sviluppo si favorisce la perdita del senso di identità locale.

Quest’ultima finisce così con l’estinguersi, confondendosi in altre culture meno radicate e meno profonde che sempre più tendono ad uniformare i propri contorni con quelli delle mode temporanee.

 

È arrivato il tempo per i territori, e tra questi il nostro, di costruire il loro futuro diventando centri propulsori indipendenti, entrando in una nuova fase caratterizzata dalle interazioni e dall’integrazione con gli altri centri, costruendo coscientemente la propria via particolare allo sviluppo basata su un proprio bacino di valori e di risorse.

 

 

 

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 891 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it