Viterbo CRONACA con un efficace istrionismo, proprio quel che ci vuole per parlare in pubblico

 

Lo scrittore Mauro Corona
(foto Luciano Pasquini)

C   come : Corona  a  ‘Caffeina’

     Mauro Corona ha avuto un grande successo a Viterbo, nella serata di ‘Caffeina’. Successo meritato perché Mauro Corona è un affabulatore originale, anticonformista e coinvolgente. Sa usare un efficace istrionismo, proprio quel che ci vuole per parlare in pubblico.

 

     Ho letto parecchi suoi libri e li ho apprezzati. Si avverte che scrive con la testa e con il cuore. E’ anche vero che, quando scrive, anche lui ci mette una certa dose di furbizia.  E’ inevitabile se uno scrittore vuole vendere. Ma la furbizia è, in Corona, una dose accettabile. Non come la maggior parte degli scrittori attuali, che compongono le loro storie dosando accuratamente, da bravi artigiani della letteratura, le 3S, anzi 4S:  sesso sangue soldi e scemenze.

     Però da qualche tempo Corona è ripetitivo; dice più o meno le stesse cose, ispirate da un’ecologia piuttosto velleitaria:

- afferma di vivere da ‘primitivo’

- dice di non essere allacciato alla rete elettrica, però ha il generatore 

- confessa di girare senza patente, con una Panda scassata. Più che primitivo è incosciente, indisciplinato e pericoloso.

     A parole il suo modo di vivere è suggestivo, ma io preferisco avere la rete elettrica e una decente monovolume, e ho la patente.

     Forse la sua vena è in esaurimento. Ha detto infatti che intende smettere di dare spettacoli e che  l’anno prossimo forse non lo vedremo più in giro. E che ci va a fare in giro? se ripete le stesse cose già scritte nei libri e dette in TV? cose intelligenti e suggestive, ma ripetute e solo rinfrescate per l’occasione?

 

C   come  :  Ca.. volo!

     I miei due o tre lettori hanno sicuramente intuito che quel ‘ca.. volo’ sta per un’altra parola e si chiedono:

“Dato che Aggì non ama la volgarità, lo sappiamo,  perché dedica una voce del ‘vocabolario impertinente’ proprio alla parola più volgare del turpiloquio nostrano? La vuole forse normalizzare, autorizzare? ma l’autorità di Aggì è insignificante, irrilevante. Oppure Aggì vuol combattere l’uso di quella parola,come un nuovo Don Chisciotte contro i mulini a vento?”

     Certo che non voglio autorizzare quella parolaccia! Tant’è che non l’ho scritta, ma l’ho solo suggerita. E allora?

     Allora, leggendo un articolo di Bruno Manfellotto, direttore de l’Espresso (3.7.2014 pag. 31), ho ritrovato per l’ennesima volta la famosa frase detta dal comandante De Falco a Schettino, frase che qui, sia pure controvoglia,  devo trascrivere in chiaro: “Torni a bordo, cazzo!”

     E’ per me stupefacente che un comandante che dà un ordine usando il turpiloquio, divenga famoso e sia consacrato come eroe proprio per quella parolaccia.

     So che il comandante De Falco è persona corretta, non si è montato la testa e ritengo che non usò  con compiacimento quella parolaccia ‘tanto per vedere l’effetto che fa’. Tra l’altro quella parola non fece nessun effetto. E infatti Schettino non tornò a bordo. Invece a me è capitato spesso, sia nella vita militare sia nella vita civile, di ‘dover’ dare ordini; li ho dati senza parolacce e sono stato sempre ubbidito… beh! quasi sempre. Mia moglie, per esempio…(omissis)

     Prevedo l’obiezione dei lettori : “Ma le parolacce fanno tradizionalmente parte del linguaggio da caserma!”.  Questo è vero. Infatti ricordo che quando ero in servizio militare di leva, un capitano disse alle reclute: “E’ vietato dire parolacce, le parolacce non fanno parte dell’educazione militare… - e aggiunse, con un sorriso furbetto - … è chiaro?... Porca puttana?”

     Ma quello che mi stupisce di più è che De Falco sia stato ripetutamente citato come esempio di italiano serio, da ammirare proprio per aver detto quella parolaccia, non per la sua indubbia capacità di comandante.

     Spero che all’estero nessuno abbia fatto attenzione a questa nostra valutazione, così sconcertante, così amorale, così decadente. Però all’estero…

 

K   come  :  Katze  (in tedesco = gatto)

… parlo un po’ di tedesco,  quel poco che basta per chiacchierare alla buona con i tedeschi, meglio se loro parlano un po’ di italiano.

     Un amico bavarese, che s’ingegna a parlare italiano come io m’ingegno a parlare tedesco, mi ha chiesto : “Spiecare me, preco, perché foi italiani, se essere rabiati o stupe-fati, dire sempre “Katze” ,  che essere “gatto” in tetesco?”

     Ovviamente mi prendeva in giro. Infatti mi precisò che la lingua tedesca ha le sue parolacce, ma i tedeschi per imprecare e bestemmiare usano volentieri anche le parolacce italiane, molto più sonore ed espressive di quelle loro.

Italia-Germania : 1 – 0, ma non c’è da inorgoglirsi.

 

E   come  :  Eredità  (di Indro Montanelli)

     Ho ascoltato Marco Travaglio (La7 ‘In onda’ 4.7.2014)  decostruire politicamente il presidente Renzi  e ho pensato a Indro Montanelli.

     Ho scritto più volte di essere un ammiratore di Indro Montanelli, giornalista e scrittore di rara intelligenza e correttezza, e di ritenermi un suo modesto allievo virtuale; virtuale perché non ho mai conosciuto il maestro, nemmeno per corrispondenza, ma solo attraverso articoli, libri e interventi in televisione. Non sono certo un suo erede, ma voglio illudermi di essere almeno un legatario, di aver ricevuto da lui inconsapevole, una parte, piccola piccola, della sua abilità nello scrivere chiaro ed efficace.

     Legittimo erede di Montanelli è  Marco Travaglio, che ascolto spesso in televisione e leggo su “il Fatto Quotidiano”. Montanelli lo portò a “il Giornale” e poi a “la Voce”  e probabilmente lo considerò l’allievo prediletto.

      Se Montanelli ci vede dall’al di là, non deve essersene pentito, perché Travaglio ha ereditato molte delle caratteristiche di Montanelli, soprattutto lo spiritaccio caustico toscano (anche se Travaglio è piemontese) e poi la chiarezza, la documentazione, l’incisività, l’argomentare rigoroso, l’indipendenza dal potere.

     A Travaglio mancano però, secondo me, la passione, il calore, la simpatia; gli manca soprattutto lo ‘humour’. Travaglio è freddo, è sarcastico. Si sente un giudice, potente, ‘super partes’, non ha mai un dubbio. Raramente sorride e, quando lo fa, ha l’espressione della volpe che ha tra i denti la preda.

     Montanelli aveva la consapevolezza della fragilità umana che ogni uomo ha in sé; sapeva che anche il genio è fragile, anzi il genio più degli altri. Aveva passione per il suo lavoro e si disperava per l’Italia che avrebbe voluto migliore. Quando compariva in TV, questa passione la dimostrava apertamente con le parole franche, con il tono spesso accorato, con la mimica espressiva.

     Che dire? Sarà forse una questione anagrafica, ma mi sento in sintonia con Montanelli. A Travaglio spesso devo dare ragione, ma non ne sono contento.

 

D   come :  DNA

     Il mio cugino Angelo, il ‘satutto’, mi riferisce di aver fatto una ricerca sul DNA di Matteo Renzi.

Dice Angelo: “Come sai, il DNA umano è molto simile a quello della scimmia (il 98% dei geni è comune); ma il DNA di Matteo Renzi è invece più simile a quello del giaguaro”.

     Angelo ridacchia e precisa:

“Intendo il DNA politico. Che Berlusconi sia un giaguaro non l’ho detto io. E nemmeno ho detto io che Renzi gli somiglia. Ma la somiglianza c’è … però c’è anche una differenza: Renzi,come giaguaro, non ha le  macchie … intendo macchie morali. Che sia stato smacchiato da Bersani?”

Aggì

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 3211 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it