Viterbo CRONACA Il recupero è immediatamente realizzabile essendo stato l’edificio acquistato dal Comune di Viterbo

Sallupara oggi, un recupero importante
per il ritrovamento di un'opera sconosciuta del Bramante

Se i lavori inizieranno entro il 2014 la “riscoperta” di un’opera sconosciuta di Bramante, progettata per papa Giulio II (opera contemporanea alla Basilica di San Pietro in Vaticano, che coinvolge gli stessi personaggi) potrà trovare un ulteriore pubblicizzazione collocandosi nell’anno delle celebrazioni a 500 anni della scomparsa dell’artista.

Poiché per la durata dei lavori è programmata in un anno solare, la struttura potrebbe accogliere iniziative ed attività giovanili nell’ambito artistico e culturale e allestimenti temporanei, con manifestazioni collegate all’Expo 2015, ed ospitare un punto web di irradiazione verso le notevole risorse materiali e immateriali di Viterbo e del suo territorio.

Il recupero è immediatamente realizzabile essendo stato l’edificio acquistato dal Comune di Viterbo  dal Demanio militare nel 2012 con fondi regionali e il contributo finanziario per il suo restauro è stato offerto dalla Banca CARIVIT Spa.

La “riscoperta” delle Scuderie è stata sostenuta dalla Fondazione CARIVIT su un progetto redatto con il coordinamento scientifico della prof. Simonetta Valtieri, comprensivo dell’autorizzazione Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici e donato al Comune di Viterbo.

È ora compito dell’Amministrazione comunale di Viterbo avviare prima dell’estate la gara per l’appalto dei lavori di restauro rivolto ad imprese con specifiche esperienze, come prescritto dalla Soprintendenza, per non perdere i finanziamenti della Banca.

Le Scuderie papali, in località Sallupara, a tre navate con volte a crociera e 24 colonne monolitiche di peperino alte quasi 5 metri, completavano la funzionalità della nuova residenza papale della Rocca Albornoz, trasformata da Bramante per Giulio II.

Divenute Carcere nell’Ottocento, i bombardamenti nell’ultima guerra hanno provocato il crollo del piano superiore; in seguito, a causa dell’incuria e dell’abbandono sono crollate anche le volte e le colonne, tutte rinvenute sotto lo strato delle macerie.

Questo edificio, pregevole testimonianza storica e artistica (considerata ancora nel Settecento come “la Stalla che vien ammirata da tutte le nazioni Straniere e considerata per la più bella d’Italia”) appariva infatti fino a due anni fa un cumulo di macerie invaso da una ‘foresta’ di rovi cresciuti al suo interno, al punto che stava per essere demolito e sostituito da una nuova costruzione.

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