Papa Francesco

Viterbo CRONACA
Andrea Stefano Marini Balestra

Le notizie che ci vengono dal Vaticano sono a dir poco allarmanti.

Papa Francesco, quello proprio che prendendo il nome del poverello di Assisi, il campione della bontà e della tolleranza, ha tradito l’insegnamento del grande Santo patrono d’Italia ed ha rivestito quello di uno scaltro politico.

Si, proprio quello, che un capo di una Chiesa non deve mai assumere.

Sembra essere tornati nel Medioevo quando il papato, forza mondiale dell’epoca, tramava per rinforzare, più che la Chiesa, il potere personale, della sua famiglia e della sua nazione.

Tempi lontani. Sembravano dimenticati e solo affidati ai testi di storia.

Quella Chiesa, così governata dette luogo a pesanti scismi, vere ferite all’insegnamento di Cristo di cui il Papa di Roma ne è, e dovrebbe esserne, il custode.

Ahimè, siamo tornati alla conduzione della Chiesa, non propalatrice dell’insegnamento del Vangelo, ma ad un ente politico terreno, quindi transeunte, con interessi mondani e contingenti.

Nel recente Concistoro, papa Francesco, proprio nei giorni in cui lui stesso ha dato avvio ad un Sinodo che propone le tesi di una Chiesa “diversa”, ma non in continuità con gli insegnamenti maturati nei secoli dopo il Concilio di Trento nel XVI secolo, ha rinforzato il suo potere assoluto, anzi ha blindato il suo atteggiamento che sta sconvolgendo le menti dei Cattolici nel Mondo.

D’accordo, la Chiesa nel corso del doppio millennio della sua storia si è adattata ai tempi, ma l’adeguamento è stato lento, maturato e ponderato. I tempi del rinnovamento della Chiesa cattolica sono proverbialmente ritenuti lunghi, però mai in contrasto con l’insegnamento evangelico ed i suoi fondamenti.

Il “rinnovamento” secolare della Chiesa ha consentito a comprendere i mutamenti della storia, ma tutto ciò è avvenuto con la comprensione dei fedeli e solo nel corso di Concili.

Mai un’arroganza di cambiamenti improvvisi, non condivisi dai fedeli e dal clero appare mai accaduto, e, quando ce ne furono avvisaglie, lo scisma fu servito.

Uno scisma, come ogni altra divisione, è un atto doloroso. Nessuno può gloriarsi di aver così “eliminato” sue frange dissidenti.
Oggi, con la presa di potere da parte di Bergoglio assertore di sue personali tesi in campo economico lasciano perplessi i più.

La “bergoglionomics”, spacciata come insegnamento evangelico nasconde interessi che con l’insegnamento di Cristo nulla hanno a che fare.

Si sta materializzando un attacco all’Occidente, sì, proprio quello che mediante la Chiesa ha portato la civiltà europea nel mondo. La dottrina cristiana è nata sulle rive del Mediterraneo, qui ha trovato fertile terreno per espandersi, i precetti evangelici qui sono stati elaborati, poi, accettati anche da chi non sia credente o seguace della Chiesa di Roma.

Invece?

La creazione di ben 13 nuovi cardinali, tutti allineati alle tesi bergogliane in campo economico e dottrinale getta un’ombra sulla certezza che il mondo sia stato civilizzato mediante la diffusione della dottrina cristiana.

Le leggi dell’economia che vengono seguite in ogni parte del globo è frutto del pensiero occidentale che si è formato nell’insegnamento di Cristo.

E’ indiscutibile!

Le recenti allocuzioni papali sembrano invece contestare questo valore di cultura occidentale.
Disconoscere il valore occidentale preferendo quello delle periferie del mondo dove nonostante la secolare presenza di missionari cristiani, esistono pratiche di stregoneria e di forme di religione primitive, non è una corretta pratica di dialogo interreligioso.

Sottoporre al Vangelo altre credenze che nulla hanno di spirituale, ma solo di potere personale di capi religiosi, è un insulto.

I vescovi cattolici, invece, nell’insegnamento cristiano, sono apostoli, non capi di una o di un’altra fazione nel territorio di loro competenza.

Qui la differenza con i capi di religioni diverse che ricoprono cariche pubbliche, addirittura di capo di stato.

Ecco perché l’attività di Bergoglio, primo dei vescovi, sta tradendo l’insegnamento di Cristo. Egli si sta ponendo come un capo politico, sta affermando sue tesi mondane ed anche laiciste ed appunto con la l’esaltazione alla porpora di eminenti personaggi ecclesiastici a lui vicini, sta condizionando il nuovo conclave che dovrà perpetuare le sue tesi.

Crediamo nello Spirito Santo che illuminerà i Cardinali nel prossimo conclave.
Ma che fatica dovrà fare perché la Chiesa non si perda?

 

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