Viterbo CRONACA "Ahò, ma che ‘spetti? Tu nun je risponni?"
di Aggì

"Meco Torso" al lavoro

Gentile Direttore, avevo intenzione di inviarle un “vocabolario impertinente” parlando di vari argomenti.

Però questa notte è venuto a trovarmi Meco Torso, ovviamente in sogno, e mi ha sollecitato ad intervenire per smorzare la polemica tra due suoi collaboratori.

D   come  :  Dubbio (di lite senza lode) – Dialogo con Meco Torso

Meco Torso - Ahò, ma che ‘spetti? Tu nun je risponni?

Aggì - Come? A chi? Ma ti pare bello disturbare il mio sonno e, per di più, con una domanda incomprensibile?

- Ma risponni a Agostino Giovanni Pasquali! Ché t’ha tirato ‘n ballo co’ la faccenna della ‘Lode del dubbio’. Hai da fa’ come Giuseppe Bracchi che j’ha risposto ‘ncazzato (scusa, m’è scappato) pe’ du’ vorte! Invece Luigi Torquati, pure lui nun je risponne, ma forze sta a veda come fenisce e poe se li sbrana tutt’a due.

- Ah! Ho capito. Ma vedi, Meco, a parte il tono un po’ forte, Pasquali ha ragione, almeno per quel che riguarda me. E’ vero che qualche volta, anzi parecchie volte, dico cose con un sicumera un po’ eccessiva. Anzi ho fatto proposito di stare più attento. Per esempio con la tiratona sulla Germania ho sicuramente infastidito qualcuno, come Luigi Torquati, che ha scritto la sua ‘contestazione’ usando un tono deciso, giustamente piccato e piccante, anche salace, ma corretto. Nessun insulto. Mi sta bene così.

- E allora? Mo’ te stai propio tranquillo e nun entri ne la polemica?

- No! Non entro. Farei una brutta figura come la stanno facendo, secondo me, quei due invischiati in una polemica sterile e antipatica, soprattutto Bracchi che ha scritto due volte e la seconda volta ha usato termini decisamente offensivi, quasi al limite dell’ingiuria. Secondo me dovrebbe intervenire qualcuno a moderarli …

- Come se fa ‘n televisione? Ndove ‘l moderatore li ‘nzufera pe’ falli litiga’ deppiù?

- Pure tu, però, hai una lingua…!

- Perché n’je dici checcosa tu? Scrivilo. ‘n te pare?

- Grazie del consiglio, Meco. Vedi, proprio ieri, ho incontrato il cugino Angelo che m’ha detto:  “Quei due dovrebbero ripensare alla saggezza de ‘I promessi sposi’ e ricordarsi dell’incontro tra il Padre provinciale dei Cappuccini e il Conte zio”.

-E che se so’ detti st’antri due?

- Di preciso non me lo ricordo, ma domani, appena sveglio, scrivo questo colloquio che ho avuto con te e trascrivo con esattezza le parole de ‘I promessi sposi’.

 

C    come  :  Canizie (e saggezza)

Da quello che scrivono e da una foto di Giuseppe Bracchi, si capisce che i due contendenti del  ‘dubbio’, Pasquali e Bracchi, sono un po’ anziani. Perciò, dice mio cugino Angelo, dovrebbero usare prudenza e saggezza, soprattutto il più aggressivo cioè Bracchi, come si conviene a due persone mature; non dovrebbero comportarsi come i polli di Renzo, e neppure come Fra’ Cristoforo (con tutto il rispetto per Fra’ Cristoforo) e Don Rodrigo, ma confrontarsi come il Padre provinciale dei Cappuccini di Milano e il Conte zio, i quali consapevoli di dover sedare una controversia, indipendentemente dal torto e dalla ragione, si incontrarono e:

 “Due canizie, due esperienze consumate si trovavano a fronte … “Abbiamo spento una favilla …che poteva destare un grand’incendio. Tra buoni amici, con due parole s’accomodano di gran cose”. Da “I promessi sposi”, capitolo XIX.

Aggì

 

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