Vetralla CRONACA POPOLARE E' meglio trasferirsi a Marino, dove le fontane buttano vino!
di Emma, la casalinga di Vetralla

Vetralla, Piazza del Comune negli anni '50 (Archivio Mauro Galeotti)
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Egregio Direttore, sono Emma, una casalinga di Vetralla. Non ho finito le scuole superiori e spesso parlo in dialetto. Però avevo nove in italiano e ho letto qualche libro, quindi provo a scriverle meglio che posso, sperando di fare pochi errori.

Mio figlio, che, come si dice oggi, è uno smanettone del computer, un giorno, stufo di sentirsi dire che perdeva tempo a giocare su internet invece di studiare, mi ha messo seduta davanti al monitor e mi ha mostrato un sacco di siti che parlano di tutto, utili a studiare, a trovare gli amici persi, a sapere che tempo fa, eccetera.

Gli ho detto che per i giovani e per la gente moderna di città, può andare bene, ma che per noi vecchie mamme di paese, la cultura è quella chiacchiera che scambiamo con la vicina di casa, avvicinando le seggiole su cui stiamo sedute davanti al portone, insieme alle notizie del telegiornale, infilate tra una telenovela e un programma di discorsi in studio, tra persone più istruite di noi.

Lui ha scosso la testa con compatimento e mi ha mostrato questo giornale virtuale di Viterbo e provincia, ricco di informazione culturale, poesie, racconti e commenti tanto dei giornalisti che dei semplici lettori.

Alla fine, ha tirato fuori dall’armadio il suo vecchio computer, me lo ha montato nello sgabuzzino dove stiro i panni e lavoro con la macchina da cucire e mi ci ha chiuso dentro fino a che non ho imparato quel tanto che basta per girare, chiedo scusa, navigare, sui siti web che lui ha scelto per me.

E’ un mese che, appena posso, invece di mettermi dietro le persiane, a guardare chi c’è in piazza, allungando le orecchie per impicciarmi di quello che si dice, apro questa finestra elettronica e mi impiccio di un sacco di fatti di gente che a Vetralla non avrei mai visto.

Belle le vecchie foto dei paesi della provincia! Pure quelle di Vetralla! Oh! Non è cambiato quasi niente. Pure l’asfalto deve essere sempre lo stesso, viste le buche e gli avvallamenti. I sanpietrini del corso poi, sicuramente sono quelli degli antichi romani. Magari, col cavallo ci si passava meglio di oggi, con le macchine. Ma tanto, i miei paesani sono benestanti e usano i fuoristrada.

Pure il Sindaco è sempre lo stesso! Ogni tanto provano a cambiarlo, ma appena quello nuovo si mette in testa di fare cose strane, lo mandano via e vanno a ripescare quello vecchio, perché è affezionato al paese e si sforza di mantenere tutto com’è. Se gli vai a chiedere di fare qualcosa per portare i servizi alle tante frazioni, ti sorride paterno, quasi con compatimento, dice qualche parola di circostanza, ti stringe la mano per mostrarti considerazione e ti rimanda a casa a fare la calza.

Qualcosa di nuovo c’è: il problema di aver scoperto che siamo la provincia italiana con l’acqua più ricca di arsenico e che Vetralla sta in cima alla lista. Per salvaguardare la salute pubblica, hanno dichiarato acqua non potabile quella dell’acquedotto, hanno magnanimamente deliberato di non chiudere i rubinetti, ma se la usiamo per lavarci, siamo dei fuorilegge. La bolletta, sempre uguale.

Poi hanno messo ben tre casette con le fontanelle elettroniche, funzionanti con la tessera magnetica. Acqua gasata o liscia refrigerata a pagamento, a volontà. Un solo erogatore gratuito ogni casetta, che ti elargisce 10 litri di acqua al giorno. Manutenzione: scarsa, pulizia: zero.

Sarà un anno che tanti si mettono in fila e riempiono bottiglie e boccioni per lavarsi i denti, cuocere la pasta e fare il caffè. Certo, a forza di portare avanti e indietro sempre gli stessi contenitori, appoggiandoli dappertutto e lavandoli come meglio possono, vedrai se non riescono a farsi venire qualche malattia!

A Cura, a un certo punto,  si poteva anche andare in una piazzetta, dove c’era un baracchino con un dearsenificatore. Fuori c’era un tubo con ben quattro rubinetti, in grado di servire tanta gente gratis e senza tessere. Si poteva, così, fare la scorta per qualche giorno (se uno deve andare e venire con la macchina tutti i giorni, per dieci litri d’acqua, oltre a dover trovare il tempo, gli costa meno comprarla al supermercato, con la bottiglia usa e getta, pure più sicura!).

Ci si doveva andare in due, perché sotto ai rubinetti c’era la terra bagnata, dove non si potevano appoggiare le bottiglie o le taniche. Una mano serviva per aprire il rubinetto e l’altra per tenere il contenitore. Il tappo, se eri da solo, lo tenevi coi denti! Se poi qualcuno chiudeva all’improvviso il rubinetto vicino al tuo, ti beccavi uno schizzo d’acqua che ti faceva il bagno.

Poi, un giorno, sono spariti i rubinetti, perché sembra si sia guastato il marchingegno.

Ogni tanto si dice che in alcune zone l’arsenico sia tornato a valori normali. Mio figlio sapientone, subito ha detto che il computer ce l’ho per informarmi e che tutti i Comuni inseriscono le comunicazioni importanti sui loro siti.

Comunicazioni non ne ho trovate, però sul sito del comune ci sono i referti delle analisi eseguite dalla ASL su tre o quattro “erogatori pubblici”. Allora ho cercato sul sito della Talete e su quello della ASL.

Ci sono liste di strade con i relativi valori di arsenico, alcuni medi e altri altissimi. Altre liste parlano di fluoruri, anche quelli con valori preoccupanti. Talete pubblica piccolissime planimetrie del territorio con aree colorate che dovrebbero individuare i diversi acquedotti, ma non ci si capisce niente. La regione scrive comunicati pieni di percentuali di realizzazione dei lavori, come se fossimo stati riempiti di dearsenificatori. La stampa locale  e le associazioni parlano di tumori ai polmoni e alla vescica aumentati, dal 2005, a causa dell’arsenico e di situazione ancora lontana dalla soluzione.

Morale: non ci ho capito niente, se non che è meglio trasferirsi a Marino, dove le fontane buttano vino!

Caro Direttore, adesso la saluto perché vado a comprare l’acqua al supermercato, tanto, quella del rubinetto, oltre all’arsenico, è talmente piena di cloro che, certi giorni, apri il rubinetto e senti puzza di varechina! Se non t’ammazza il primo, sicuramente, alla lunga ci riesce il secondo!

Per non lasciarle solo parole “velenose”, le racconto una cosa carina: il marito della signora Nena, la mia amichetta di sempre, il giorno dell’anniversario del matrimonio, si è presentato a casa con un grande mazzo di fiori. Con un gran sorriso e l’aria solenne, le ha detto: - Te li dono con tutto il mio amore e ti prometto che sarai per sempre nel mio cuore! -. Nena l’ha guardato, un po’ stranita e ha ribattuto: - A Giova’! Ma questi so’ crisantemi! Se portano ai cari estinti! -. Lui, ancora più radioso e compiaciuto della bella trovata, ha risposto: - Eh, lo so! Ma quanno sarai morta, come farai a vede’ che te li porto? E’ mejo che te li godi adesso! -.

Emma, la casalinga di Vetralla

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