Viterbo RIFLESSIONI Uno degli insegnamenti che papà mi ha lasciato: non arrendersi, mai, di fronte alle piccole o grandi avversità della vita
di Barbara Pasqualini

Ebbene, lo confesso: spesso “accuso” bonariamente mia nonna di essere meteoropatica, ma, forse, lo sono un pochino anche io…
Il maltempo di questi giorni ha instillato nel mio animo un vago senso di malinconica paura.

(Foto di Enrico Pasqualini, papà di Barbara)

Ebbene, lo confesso: spesso “accuso” bonariamente mia nonna di essere meteoropatica, ma, forse, lo sono un pochino anche io…
Il maltempo di questi giorni ha instillato nel mio animo un vago senso di malinconica paura.
Paura per le dolorose e disastrose conseguenze di questi eventi climatici di così violenta entità, e malinconia perché il grigiore della pioggia autunnale sembra velare e oscurare non solo il paesaggio ma anche gli animi…

Fino a qualche anno fa, avevo la mia “pillola per la felicità”: era sufficiente incontrare lo sguardo dolce di mio padre, sentire la sua mano che stringeva la mia, o ascoltare la sua voce che mi rassicurava affinché mi sentissi subito forte e tranquilla.

Ora lui non è più qui, a poter condividere le piccole gioie, i dolori o le preoccupazioni quotidiane con mia madre e me… Cerco allora, ogni giorno, di trovare una chiave per la serenità, per onorare uno dei più grandi insegnamenti che papà mi ha lasciato: non arrendersi, mai, di fronte alle piccole o grandi avversità della vita.

Nel caso specifico, la mia “ancora” di salvezza è stata un libello che tengo sul mio comodino: è piccino piccino, sta nel palmo di una mano, ma è minuziosamente rilegato, con una rigida copertina in velluto azzurro, che reca impresso sul fronte un mazzolino di fiori e il titolo “Non ti scordar di me”. E’ un insieme di massime, regalo appunto, di mio padre.

Lo acquistammo insieme, durante una delle nostre passeggiate con relativa visita in libreria: scegliemmo due volumetti della stessa collana, “Piccole perle”, uno per mia madre e uno per me. Quando lo prendo in mano, sento l’amore di chi me lo ha comprato, rivivo quella mattina di qualche anno fa, e provo un grande senso di tenerezza, accompagnato da tanta nostalgia!

L’ho aperto a caso, come faccio in questi casi, ma la frase che ho letto era troppo emozionante, vera e toccante, nonché adeguata, per non desiderare di dividerla con voi, miei cari lettori:

Più i ricordi sono belli e ricchi, più è difficile la separazione, ma la gratitudine trasforma il ricordo in una gioia silenziosa. Non lo si porta dentro di sé come una spina, ma come un dono prezioso.”
Dietrich Bonhoeffer

Permettetemi una breve digressione, per gli spiriti più curiosi, come me: Dietrich Bonhoeffer (Breslavia, 4 febbraio 1906 – Flossenbürg, 9 aprile 1945) è stato un teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al Nazismo.

L'edizione critica delle opere di Dietrich Bonhoeffer è pubblicata, in Italia, dall'Editrice Queriniana di Brescia (“Opere di Dietrich Bonhoeffer”, 10 volumi usciti dal 1991 al 2009).

A questo link, c’è una piccola raccolta di altre massime dell’autore:

http://it.wikiquote.org/wiki/Dietrich_Bonhoeffer

A volte basta poco per riscoprire il gusto vero della vita, e per lasciare spazio a un raggio di sole anche in mezzo alle brutture quotidiane…

Barbara Pasqualini

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