Viterbo PENSIERI IN LIBERTA' “Muoia Sansone con tutti i Filistei”
di Barbara Pasqualini

Alcuni giorni fa stavo chiacchierando con la mia mamma; ricordavamo i tempi in cui lei insegnava, fresca di diploma magistrale, nella scuola elementare, e al contempo studiava ancora all'università.

Come spesso accade, rievocavamo le persone con cui si era trovata a contatto e così le è tornato alla mente un detto: “Muoia Sansone con tutti i Filistei”, perché era pronunciato con una tale frequenza e in varie circostanze da una sua collega, da divenirne una sorta d'identificativo!

Sul momento ho avuto curiosità di sapere che cosa significasse (lo ignoravo, confesso…), la saggezza dei proverbi mi affascina, ma non ne ho avuto possibilità, per mancanza di mezzi (la nostra conversazione a spasso nel tempo aveva luogo… a spasso per il Corso di Viterbo!).

Tuttavia, non dimentico le miriadi di curiosità che ogni piccola cosa mi sa suscitare e, una volta a casa, ho interrogato “Google”. Vi racconto in sintesi le mie scoperte, certa che appassioneranno anche voi quasi quanto la trama di una bella fiction (non vuole essere un paragone irriverente, se ben costruite le fiction, per me, sono un'ottima medicina dello spirito, tolgono qualche brutto pensiero, almeno per un po'!).

Mi chiedevo, prima di tutto, chi fosse Sansone: egli era un giudice biblico, descritto nel Libro dei Giudici ai capitoli 13; 14; 15; 16.

Fu spesso accostato a Ercole, figura della mitologia romana e, per antonomasia, emblema di una persona di grande forza fisica. Una tesi, molto diffusa nel XIX secolo, sanciva che, in origine, si potesse trattare di una figura mitica semidivina, dato che il suo nome è connesso con il Sole (Sansone, in ebraico Shimshon, significa “piccolo sole”); oggi ciò ottiene minori consensi accademici che nel passato.

L'origine della sua prestanza fisica eccezionale è divina.

Dal racconto biblico ci sono pervenute notizie circa la nascita di Sansone.
I Filistei furono una popolazione molto antica, di origine indoeuropea, che si stanziò tra il 1200 e l'800 a.C. nell'attuale Palestina (Filastinia); gli Israeliti restarono in loro balia per quarant'anni.

Durante questo periodo a Zorea viveva Manoach, della tribù di Dan, assieme a sua moglie, che era sterile. Un angelo visitò Manoach e sua moglie, e promise che il figlio che avrebbero concepito avrebbe portato la liberazione, se avesse effettuato il voto nazireo, che consisteva, tra l'altro, di non tagliare mai i suoi capelli.

Sansone crebbe con il voto sacro e assunse una straordinaria capacità di sviluppare grandi imprese, come sconfiggere un leone e uccidere mille filistei con solo una mascella d'asino. A un certo punto della sua storia, s'innamorò di una donna, Dalila, che venne corrotta dai Filistei a scoprire il segreto della sua forza.

Dopo molti tentativi falliti, riuscì a individuarlo: era la lunghezza dei suoi capelli. Mentre Sansone dormiva, tagliò i suoi capelli e lo consegnò ai Filistei: gli cavarono gli occhi, lo legarono con catene di rame e lo misero a girare la macina della prigione.

Successivamente, riacquistati i suoi capelli e la forza, e in un momento in cui tutti i Filistei erano radunati nel tempio, con l'aiuto di Dio, si poggiò sulle colonne, le spinse e distrusse il tempio, uccidendo tutti i Filistei, e gridando «Che io muoia insieme con i Filistei!».

Di conseguenza, il detto venne attribuito a tutti coloro che, per nuocere agli altri, non esitano a danneggiare anche loro stessi.

Da buona curiosa quale sono, mi sono ulteriormente chiesta cosa fosse la dottrina nazirea.
Il nazireato (in ebraico: Nazir, cioè “consacrato”, “separato”) è, nella Bibbia, la consacrazione di un ebreo a Dio con il conseguente voto di seguire alcuni rigidi precetti di vita.

Gli obblighi inerenti a questo voto sono illustrati nella Bibbia, nel Libro dei Numeri (6,1-21) e nel Libro dei Giudici (Gc13,1-14): il nazireo non può mangiare cibi impuri né cibi provenienti dalla vigna.
 
Nello specifico,cfr. “Descrizione nella Bibbia” questo voto di nazireato richiedeva che l'uomo o la donna seguissero le seguenti regole:
1)    Astenersi dal vino, aceto di vino, uva, uva passa, liquori intossicanti, aceto distillato da tali sostanze, e dal mangiare o bere qualsiasi sostanza che contenga traccia d'uva.

2)    Evitare di tagliarsi i capelli in testa, ma consentire alle ciocche di capelli di crescere.

3)    Non diventare impuro/a toccando cadaveri o tombe anche di membri di famiglia e parenti stretti.

Dopo aver seguito queste regole per un determinato lasso di tempo (specificato al momento del voto individuale), la persona s'immergeva in acqua e faceva tre offerte: un agnello offerta d'olocausto (olah, bruciata sull'altare del Tempio), una pecora come offerta del peccato (hatat) e un capretto come offerta di pace (shelamim), oltre ad un cesto di pane azzimo, grano e libagione, che accompagnavano l'offerta di pace.

Il nazireo poi compiva davanti a un sacerdote il rito nel quale gli venivano rasati i capelli, che poi erano bruciati nello stesso fuoco dell'offerta di pace (Numeri 6:18).

Alcuni personaggi biblici, tuttavia, furono nazirei per tutta la vita “fin dal seno materno” (ab utero), come ad esempio il “nostro” eroe Sansone (Gc13,2-7), uno dei Giudici d'Israele, al quale Dio donò una forza sovrumana proprio per la sua iniziale obbedienza e osservazione del voto di nazireato (13,1-16,3)

Ho scoperto, con grande stupore, che anche nel Kebra Nagast (La Gloria dei Re), antico testo etiope del IV secolo d.C., vi è un'ampia sezione particolarmente significativa per i fedeli Rastafari, nella quale è raccontato di come un angelo annunci alla madre del neonato Sansone, che il figlio avrebbe un giorno liberato Israele dai Filistei.

Per completezza (scusate, ma a me, quando leggo, una domanda ne attira subito dopo un'altra, come le ciliegie… una tira l'altra…): il rastafarianesimo è una fede religiosa, nata negli anni trenta del Novecento, che si presenta come erede del cristianesimo: il nome deriva da Ras Tafari, l'imperatore che salì al trono d'Etiopia nel 1930 con il nome di Hailé Selassiè I e con i titoli di re dei Re (negus neghesti), Eletto di Dio, Luce del mondo, Leone conquistatore della tribù di Giuda, in cui milioni di persone riconobbero Gesù Cristo nella sua “seconda venuta in maestà, gloria e potenza”, come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture, essendo egli diretto discendente della tribù di Giuda.

Per secoli la figura di Sansone rimase un archetipo della figura dell'eroe, a rappresentare l'oscillazione fra l'eccesso di mascolinità (la forte attrazione verso il genere femminile, la costante tentazione verso l'uso della propria forza fisica) e l'effetto di annichilimento prodotto sull'eroe dal fascino femminile - annichilimento dal quale egli riesce a scuotersi soltanto a prezzo del sacrificio estremo di sé.

Nell'immaginario popolare, la morte di Sansone viene ancora proverbialmente ricordata per indicare una situazione nella quale l'unica vendetta e/o riscatto possibili comportano anche l'autodistruzione della persona offesa («Muoia Sansone con tutti i Filistei»).

Infine, miei carissimi lettori, consentitemi di salutarvi dedicandovi un paio di opere sulla vicenda di Sansone e Dalila, molto più incisive di tante mie parole:

Sansone e Dalila, dipinto di Peter Paul Rubens, 1609-1610 circa,
National Gallery, Londra

Sansone e Dalila, dipinto di Rembrandt, 1628

Anche il mondo del cinema si è dedicato a questa vicenda, in un film del 1949 diretto dal regista Cecil B. DeMille, Sansone e Dalila (Samson and Delilah). La trama della pellicola è tratta, per l'appunto, dal Libro dei Giudici, capitoli 13; 14; 15; 16.

A questi link, il trailer del film:
http://www.mymovies.it/trailer/?id=21515
http://video.sky.it/cinema/trailer/sansone_e_dalila__il_trailer/v86009.vid

Più recente, è il film di Nicolas Roeg, Sansone e Dalila, del 1996, quinto episodio della collana televisiva “La Bibbia”, con musiche di Ennio Morricone.

Di seguito, il link per gustare qualche immagine del film!
https://www.youtube.com/watch?v=GfWubfwr_0Y

Barbara Pasqualini

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